Riparte lo screening mammografico: 7mila esami in tre mesi
Nuovi appuntamenti nei presidi di Varese, Tradate, Luino e Angera grazie alla collaborazione con le associazioni di volontariato

Sono circa settemila le donne che tra gennaio e la fine di marzo riceveranno la lettera di invito ad aderire alla campagna di screening mammografico promossa da ATS Insubria in collaborazione con l’Asst dei Sette Laghi per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore della mammella, malattia socialmente invalidante che colpisce più di 53mila donne all’anno in Italia.
Gli esami sono proposti ogni giorno, da lunedì a sabato, nelle sedi degli ospedali di Tradate, Luino, Angera e al Circolo di Varese
Sul fronte dell’accoglienza alle donne che si presenteranno allo screening, diretto da Leonardo Callegari, è confermata una volta ancora la collaborazione delle associazioni di volontariato e di moltissime studentesse del corso di laurea in Scienze della comunicazione dell’Università degli studi dell’Insubria, presieduto da Giulio Facchetti che rinnova il suo entusiasmo per la sinergia creata.
Nel dettaglio, le associazioni di volontariato che hanno offerto la propria disponibilità sono, a Varese, Avo Varese, Andos Insubria e Varese per l’Oncologia, oltre a CAOS che su Varese copre il turno del sabato mattina mentre sulle altre sedi coordina il gruppo di associazioni presenti insieme alle studentesse, ovvero: ANDOS Varese sezione di Ispra, LILT Varese e della Valcuvia, associazione AMOR di Angera, Croce rossa italiana Valceresio di Arcisate, Città delle donne e Gruppo donne di Cunardo.
Il totale sono una cinquantina le volontarie che rendono possibile il programma di screening, più volte interrotto negli ultimi mesi a causa della pandemia.
“Le nostre volontarie di Avo Varese – tiene a sottolineare Cristina Birago, vicepresidente Avo Varese – presenti all’accoglienza allo screening mammografico fin dalla partenza del progetto, hanno potuto, in collaborazione con Andos Insubria e Varese per l’Oncologia, rispondere alle nuove necessità grazie all’aiuto di volontarie che abitualmente erano presenti in ogni reparto, ma che in questo particolare periodo si sono offerte di essere a disposizione in emergenza e in special modo in questo progetto così importante per la prevenzione e la cura delle malattie di noi donne”.
“Sono onorata di questa grande collaborazione – chiosa Adele Patrini, presidente di CAOS – che concretizza il significato di “rete” che, in ambito sanitario, assume anche un valore culturale ed etico. La lotta al cancro è una battaglia di civiltà e la straordinaria cordata solidale che si è stretta intorno all’Ospedale ha celebrato questo concetto in una logica di welfare-community.”
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Mi complimento davvero con tutte/i volontari e responsabili di questa attività. Il mio commento vuole essere un appunto per il futuro, assolutamente non una critica negativa.
Purtroppo spesso oltre alla mammografia vi è la necessità di effettuare anche un’ecografia (specie per chi ha anche altre patologie) e sarebbe utile e importante che si potesse fare semplicemente con lo stesso appuntamento, pagando il ticket dovuto o allargando lo screening fino a comprendere anche l’ecografia.
Ho fruito di persona del servizio dello screening e posso esprimermi solo ottimamente sotto tutti gli aspetti ma ho dovuto rivolgermi a centri privati per fare anche l’ecografia in tempi brevi. L’interazione con questi altri centri è stata purtroppo pessima: mi sono presentata con il dischetto dello screening (dopo aver pagato il relativo ticket alla Cassa dell’Ospedale) mi è stato detto che non sapevano che farsene e invitata a rifare la mammografia (!!!) presso di loro per consentire un’analisi più accurata.
Non è in qualche modo pensabile che per un’utente dello screening si possa aggiungere su richiesta l’ecografia in tempi ragionevoli presso le strutture ospedaliere?
Poi sto ahimè collezionando casi di amiche che grazie all’ecografia hanno potuto scoprire in fase più iniziale di avere il cancro e hanno avuto più possibilità di guarire bene.