Pochi bambini alle scuole dell’infanzia: i conti non tornano
Non dipende solo dal calo della natalità: sempre più famiglie rinunciano ai servizi per l'infanzia. In controtendenza le sezioni primavera
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Che fine hanno fatto i bambini attesi alle scuole dell’infanzia? Il calo demografico da solo non basta a giustificare la situazione di difficoltà diffusa tra gli asili nel formare le classi per il prossimo anno scolastico. A iscrizioni chiuse infatti i conti non tornano: “I numeri precisi non li abbiamo ancora – spiega Maria Chiara Moneta, presidente provinciale di Fism (Federazione italiana scuole materne) – Ma i bambini in generale sono meno di quanto ci aspettassimo, anche al netto del calo demografico. Nel quadro generale spicca invece in controtendenza il successo delle sezioni primavera, quelle rivolte ai bambini più piccoli, a partire dai due anni, dove abbiamo un picco positivo di iscritti”.
Secondo l’Ufficio scolastico regionale in provincia di Varese si contato oggi 283 scuole dell’infanzia, di cui 86 – meno di un terzo – sono statali mentre le altre 197 sono paritarie (di cui 160 aderenti alla Fism e una minoranza di comunali o altri Istituti). E il numero dei bambini attualmente iscritti a scuola rispecchia questa proporzione: 6804 bambini iscritti alle materne statali della provincia di Varese e altri 14.629 (più del doppio) iscritti alle paritarie.
POCHI BAMBINI ALL’ASILO
A preoccupare però è il trend della riduzione delle iscrizioni che galoppa ancora più velocemente rispetto al calo delle nascite. Lo dimostra il tasso di scolarizzazione dei bambini italiani di età 4-5 anni: secondo i dati del Miur rielaborati dalla rivista Tuttoscuola, nel 2009 la scolarizzazione dei bambini tra i 4 e i 5 anni era pari al 99,8%, il più alto in Europa. Praticamente tutti i bambini andavano all’asilo, anche se frequentare una scuola materna non era, e non è obbligatorio. In dieci anni il tasso di scolarizzazione è calato di 5 punti percentuali, fino al 94,9%, facendo scivolare l’Italia sotto l’obiettivo europeo del 95% di scolarizzazione in questa fascia di età. E la rinuncia all’asilo, sempre secondo Tuttoscuola, peserebbe sul calo delle iscrizioni per un terzo (mentre i due terzi sono da imputare al calo delle nascite).
“Stiamo cercando di capire quale sia il problema – spiega Moneta – sicuramente c’è una difficoltà economica da parte delle famiglie”. Ma se pure le statali, il cui servizio è gratuito per le famiglie, perdono terreno, significa che ci sono anche altre dinamiche in gioco, comunque preoccupanti perché a farne le spese sono i bambini che non hanno la possibilità di vivere socialità ed esperienze formative fondamentali per il bambino e per l’adulto che sarà.
L’impressione è che le conseguenze della pandemia, in termini di maggiore incertezza economica unita ai maggiori timori con cui vengono vissuti i contesti sociali, nonostante i protocolli molto attenti messi in campo dalle scuole, abbiano accelerato la progressiva rinuncia dell’asilo da parte delle famiglie. “Anche la prospettiva di uno sblocco ai licenziamenti in primavera aumenta la tensione”, spiega Moneta.
DIFFICOLTÀ INASPETTATE
il calo delle iscrizioni si fa sentire di più su una realtà complessa come quella di Varese città, dove si contano 26 scuole dell’infanzia di cui 6 statali, 4 comunali e 16 paritarie. Qui è particolarmente difficile far tornare i conti: “Il clima in generale è buono – assicura Moneta – gli open open day online sono stati partecipati e le scuole raccontano di aver risposto a molte manifestazioni di interesse e richieste di informazioni: Eppure le iscrizioni sono mediamente in calo”. A subire meno contraccolpi in questo senso sono soprattutto quelle scuole che, per rispondere meglio alle esigenze delle famiglie, hanno scelto di ampliare l’offerta dei loro servizi, introducendo, oltre alla fascia 3-6 anni anche la sezione primavera, per i bambini di due anni, o addirittura un servizio di nido, in modo da coprire la fascia 0-6 anni.
IL TREND POSITIVO DELLE SEZIONI PRIMAVERA
A limitare parzialmente i danni della riduzione delle iscrizioni all’asilo, c’è il boom delle sezioni primavera. Molti infatti sono i bambini di due anni che anticipano l’ingresso alla scuola dell’infanzia, nelle sezioni primavera a loro dedicate, evitando così l’ultimo anno di nido.
Un servizio specifico preferito da chi non ha usufruito del nido per i primi due anni e quindi entra diretto alla materna, o anche alle famiglie che lo trovano valido e più economico. Anche alla luce della riformulazione della misura Nidi gratis di Regione Lombardia che da settembre 2020 è diventata complementare al bonus nido dell’Inps e quindi più complicata e meno efficiente per le famiglie.
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