Prima la brasiliana e poi la sudafricana: le due varianti scoperte nel laboratorio di microbiologia di Varese
Il tampone dovrà essere analizzato dall'Istituto Superiore di sanità che validerà il risultato ottenuto dal professor Maggi
(Il professor Maggi nella foto dell’Università dell’Insubria di cui è professore di microbiologia)
«Tanta casualità, ma anche il vantaggio di avere nelle vicinanze una porta d’accesso importante da paesi stranieri, quale è Malpensa». Lo afferma Fabrizio Maggi che dal primo di ottobre dirige il Laboratorio di microbiologia dell’Asst Sette Laghi presso l’ospedale di Varese, dopo l’identificazione della presenza di alcune mutazioni che sono tipiche della variante sudafricana del Sars-Cov2.
Classe 1963, toscano versigliese di Camaiore, docente all’Università dell’Insubria, Maggi ha lavorato per anni a Pisa ed è il team da lui diretto ad aver messo a segno la “doppietta“ della variante: il 25 gennaio la brasiliana arrivata da un volo con scalo Madrid e partito dal paese sudafricano e quella sudafricana identificata oggi dopo aver ricevuto un link epidemiologico da Malpensa, un tampone positivo in ingresso da una zona a rischio che ha fatto accendere la “lampadina“ agli esperti che hanno dato seguito con successo alle indagini.
«Sapevamo che c’era un tampone al primo risultato al primo screening positivo, c’era legame con caratterizzazione epidemiologica e abbiamo proceduto», ha spiegato il professor Maggi. Domani, giovedì, quanto identificato a Varese verrà inviato all’Istituto superiore di sanità.
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