Le parole dei ragazzi sono indizi
Non giudicare ma comprendere il linguaggio dei ragazzi: la popolarità del termine cringe e la paura diffusa di non essere all'altezza
I numerosi commenti all’ultimo articolo di AdoTranslate della scorsa settimana mostrano una certa curiosità per quello che è lo slang giovanile. Viene forse quasi naturale e immediato stranirsi e magari esprimere dissenso o incomprensione: per tutti questi inglesismi, abbreviazioni o deformazioni di parole; per la poca ricchezza del loro vocabolario che li costringe ad esprimersi sempre con le stesse frasi, con gli stessi termini.
Se però concludessimo qui le nostre considerazioni, la nostra conoscenza per questa realtà, che sono gli adolescenti, si fermerebbe alla superficie, saremmo noi ad essere superficiali nei loro confronti.
Di fronte ai neologismi dei ragazzi proviamo a sospendere il giudizio per andare oltre, lasciando spazio a un’importante domanda educativa: cosa possiamo imparare dal linguaggio dei nostri ragazzi?
Le parole sono gli strumenti di cui ci serviamo per raccontare la realtà, rappresentarla e quindi attribuirle un significato. In particolare gli adolescenti le utilizzano per differenziarsi, segnare una distanza tra loro e il mondo degli adulti e in questo emanciparsi mettono in risalto delle loro caratteristiche e ciò che per loro è importante, i loro valori.
Attraverso il linguaggio i ragazzi si esprimono e si definiscono e proprio per questo risulta interessante, a livello educativo, seguirne le tracce, cogliere gli indizi che si nascondono dietro le loro strane parole. Domandarci e domandare.
L’ultimo vocabolo scelto dai nostri ragazzi per la rubrica Ado(lescenti) Translate ne è l’emblema: Cringe. Ovvero quello stato di imbarazzo che provoca vergogna. Questa parola mette in evidenza una delle loro più grandi paure: l’essere imbarazzanti, il non essere adeguati, all’altezza degli ideali o delle aspettative altrui, di quel social(e) che così tanto incide sulle loro categorie di riferimento.
Con la vergogna come ago della bilancia, il giudizio dell’altro, degli altri è tanto anelato quanto temuto, da esso dipende la propria immagine di sé e con essa, in gran parte la stima e il valore che si nutre per stessi.
Chi fosse interessato ad approfondire il tema della vergogna e il ruolo di questo sentimento nel contesto attuale dei giovanissimi, può trovare ottime argomentazioni, spunti e risposte nell’ultimo libro di Gustavo Pietropolli Charmet, “Il motore del mondo – Come sono cambiati i sentimenti” – Solferino editore.
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