Metamorfosi urbana: La via del campanile progettata per far vedere il Bernascone di Varese
Seconda tappa della rubrica di Fausto Bonoldi, Metamorfosi urbana. La “via del Campanile”, progettata nel 1929 per far vedere il Bernascone, divenne strada col nome del genio di Guglielmo Marconi fece strada al genio di Guglielmo Marconi

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, seconda puntata: La “via del Campanile”, progettata nel 1929 per far vedere il Bernascone, divenne strada col nome del genio di Guglielmo Marconi
L’elegante Casa Romanò, demolita agli albori degli Anni Sessanta per far posto alla Standa, era già stata condannata alla fine degli Anni Venti.
Fu infatti nel 1929, quando fu messo in cantiere il Palazzo Mascardi (Caffè Pini), che si decise di aprire una via che consentisse la vista del campanile del Bernascone da quella che sarebbe diventata la nuova piazza Monte Grappa.
La strada, che si sarebbe dovuta chiamare “del campanile” e che fu poi intitolata a Guglielmo Marconi, fu disegnata nel 1929 dall’ingegner Camillo Lucchina con il progetto del Palazzo Mascardi.
L’apertura di via Marconi, con la costruzione del Palazzo Mascardi, comportò anche la demolizione dell’edificio porticato decorato con capitelli tardogotici che occupava lo spazio tra il Corso e Casa Romanò.

In definitiva, l’attuale via “del campanile” ha preso forma sul lato sinistro tra il 1929 (Palazzo Mascardi) e il 1939 (palazzo della Cariplo) mentre la riedificazione del lato destro, anticipata da alcune demolizioni prima della guerra, fu completata all’inizio degli Anni Sessanta con la costruzione del complesso che occupa lo spazio compreso tra la piazza Monte Grappa e la piazza del Battistero.

Per la precisione la demolizione di Casa Romanò fu deliberata dalla commissione edilizia del Comune il 28 marzo del 1960 al fine di far sorgere nell’area un “nuovo modernissimo palazzo che avrà prospetti di cristallo e scale mobili interne“ e che “ospiterà un Super-market”.
Quattro giorni prima della delibera della commissione edilizia, il 24 marzo, i commercianti varesini si erano dichiarati contrari all’apertura in città di grandi magazzini. Lo fecero ovviamente non in nome del rispetto dell’architettura storica ma per difendere le loro attività intuendo che, nel volgere di qualche decennio, il commercio tradizionale sarebbe finito in catene. Peccato che una volta tanto non siano prevalsi gli “interessi di bottega”.
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La sistemazione di via Marconi è emblematica degli sfregi subiti dalla città tra gli anni cinquanta e settanta nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica. L’edificazione del “palazzo della Standa” con il suo eccessivo volume ha tra l’altro impedito la visione completa del Battistero e del campanile del Bernascone. Un inciampo al dialogo architettonico tra il brano laico del centro e quello religioso. Uno dei tanti vulnus inflitti al profilo della città