Come uscire dalla crisi Covid: l’analisi e le proposte di Acli, Caritas e Azione Cattolica Varese

In un documento Acli, Azione Cattolica, Caritas Varese hanno espresso alcune riflessioni che tentano di «guardare oltre» la situazione contingente, offrendo un approfondimento sulle possibili prospettive

Scuola Covid generiche

Acli, Azione Cattolica, Caritas di fronte all’attuale crisi provocata dal Covid-19, hanno sentito la necessità di esprimere alcune riflessioni che tentino di «guardare oltre» la situazione contingente, offrendo qualche pista di approfondimento sulle possibili prospettive per un futuro migliore ed inclusivo per tutti.

«Il Covid è stato ed è un acceleratore di processi già in atto ed ha acuito le vulnerabilità già presenti – Spiega il documento, firmato da Carmela Tascone, presidente provinciale ACLI, Luciano Gualzetti direttore di Caritas Varese Ambrosiana e Gianni Borsa, Presidente dell’Azione Cattolica Ambrosiana – Sicuramente tra coloro che hanno subito maggiormente le conseguenze di questa situazione vanno ricordati i giovani che hanno visto sommarsi ai problemi che già stavano vivendo anche i nuovi generati dalla pandemia. Basti pensare alla scuola, tra Dad e continuità didattica. La perdita del lavoro e la chiusura di molte attività mettono in seria difficoltà tantissime persone. In questo contesto, si è allargata ulteriormente la forbice tra chi non ha perso nulla o, addirittura, ci ha guadagnato e chi ha dovuto rinunciare anche a quel poco che aveva»

DIFFICOLTÀ E POVERTÀ IN PROVINCIA DI VARESE: L’ANALISI

Nel 2020 in Provincia di Varese ci sono stati il 34% di avviamenti al lavoro in meno rispetto al 2019. La disoccupazione è attualmente attenuata dagli ammortizzatori sociali. La recessione peggiore si è registrata nel settore terziario e tra i lavori non qualificati; rimane un’incognita molto preoccupante ciò che succederà al termine del blocco dei licenziamenti.

L’intervento degli ammortizzatori sociali, dei ristori e dei contributi messi in campo dal Governo sembra, per il momento, aver arginato fallimenti e chiusure (Fonte Camera di Commercio). In provincia di Varese sono 7.726 i nuclei famigliari (dati dicembre 2020) che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, una platea che conta ben 16.468 persone coinvolte. Sono questi, al netto delle domande decadute, i percettori della misura di sostegno economico nella nostra provincia; altre 2.356 domande sono in fase di analisi. Precisamente si tratta di 6.550 nuclei familiari che ogni mese percepiscono in media 520 euro di reddito di cittadinanza e 1.176 che ricevono in media 227 euro di pensione di cittadinanza. (Dati pubblicati da VareseNews 15 dicembre 2020 – Fonte INPS).

Il 61% delle dichiarazioni ISEE, effettuate dal Servizio Fiscale delle ACLI Provinciali, riguarda prestazioni di carattere economico (agevolazioni tariffe, servizi di pubblica utilità, prestazioni di carattere economico assistenziali, buoni sociali, contributi comunali, tessere trasporto pubblico, ecc.).

Nella sola città di Varese sono stati distribuiti ben 427 mila euro di buoni spesa alimentari a beneficio di 1.500 persone. Sono state presentate 228 domande (più di 300 mila euro in tutto) per gli affitti-Covid, cioè il sostegno a un periodo di temporanea difficoltà dettata dall’emergenza pandemica. Altre 258 domande per contributi al pagamento di bollette o di canoni di locazione: molte di queste arrivano da persone che mai, prima d’ora, si erano rivolte ai Servizi Sociali (Dati pubblicati da VareseNews 11 gennaio 2021 – Fonte Assessorato Servizi Sociali).

LE PRIORITÀ PER COSTRUIRE IL FUTURO, PARTENDO DAL LAVORO

«In questa situazione di pandemia, la precarietà delle condizioni contrattuali ha favorito l’espulsione di migliaia di lavoratori, molti dei quali non hanno potuto neppure beneficiare di ammortizzatori sociali.

Gli investimenti sono sicuramente una condizione indispensabile per la ripresa e l’occupazione; l’utilizzo delle risorse, previste dal Recovery Plan, non può che privilegiare questa prospettiva, ma lo sviluppo tecnologico e i processi di automazione vanno inseriti in un quadro complessivo dal quale non possono essere esclusi il lavoro e l’occupazione: non si può pensare allo sviluppo della tecnologia come alternativo all’occupazione. La crisi pandemica ha anche portato le imprese a rivedere molti pregiudizi nei confronti del lavoro «a distanza» o, come viene comunemente chiamato, smart working; ora è necessario dare «forma» a regole contrattualmente condivise che ne normino l’attuazione in tutti i suoi aspetti».

UN NUOVO DISEGNO DI SOCIETÀ

«Oggi si pone il grande tema della responsabilità della ricostruzione a partire da un’idea di Paese che metta al centro la dignità della persona, individuando modalità concrete per la sua piena affermazione, anche grazie al sostegno alle famiglie. E’ importante inoltre investire per promuovere un welfare generativo, volto cioè a suscitare un impegno anche in chi si trova in stato di bisogno. Solo così si potrà riconoscere il diritto dei più deboli ad avere dei doveri e ritornare ad essere pienamente cittadini. È questo il tempo della corresponsabilità: ciò richiede, contemporaneamente, una visione lungimirante che sappia investire nella cooperazione e abbandoni, almeno in parte, quella competizione esasperata funzionale agli interessi dei più forti. Inoltre, l’epidemia ha mandato in crisi la cura delle persone sul piano sanitario, facendo emergere con nettezza il forte ridimensionamento della tutela sanitaria nel Paese, a partire dalla dismissione quasi totale della medicina territoriale, in particolare in alcune regioni. Ma la diffusione del contagio ha anche spinto le persone a prendersi cura l’una dell’altra. Vi è stata un’esperienza della solidarietà, in tempo di pandemia, su cui si dovrebbe riflettere. In questa prospettiva, anche la sanità va ripensata, a partire dal rimettere in piedi la medicina territoriale, per far fronte alle nuove esigenze della popolazione. È indispensabile che la sanità resti un bene pubblico, nel quale si sviluppino in modo realmente integrato sia l’ospedale ed il territorio sia l’aspetto sanitario/sociosanitario».

LE PROPOSTE DI ACLI, CARITAS E AZIONE CATTOLICA

ACLI, AZIONE CATTOLICA, CARITAS sottolineano quindi alcune priorità sulle quale avviare una riflessione corale, dichiarandosi sin da ora disponibili al confronto pubblico: «Innanzitutto, superare la contrapposizione tra innovazione del Paese e dei territori e protezione sociale: lo sviluppo non può essere alternativo al prendersi cura. Puntare quindi al riordino degli strumenti di protezione sociale e del contrasto alla povertà.

Poi è necessario porre il lavoro come obiettivo prioritario della nuova fase, anche attraverso il potenziamento dei servizi all’inserimento lavorativo e della formazione professionale. Importante inoltre sostenere in modo mirato le piccole e medie imprese, attive nei diversi settori produttivi, perché possano continuare a creare occupazione. Importante per le tre realtà anche individuare soluzioni efficaci per ridurre le forti disuguaglianze sociali presenti nel Paese e sul territorio provinciale che hanno coinvolto più categorie di persone, ridisegnare la Sanità come «bene pubblico», a partire dal territorio e dalla prevenzione, individuare specifiche iniziative volte alla formazione e all’inserimento professionale dei giovani e alla formazione permanente dei lavoratori adulti. Ripensare ad un ruolo attivo degli anziani, valorizzando le loro capacità per un maggiore impiego in iniziative di volontariato sociale dando sostegno alle reti esistenti e, infine, rilanciare cultura, conoscenza e ricerca come «motori» di uno sviluppo comunitario moderno, sostenibile, rispettoso dell’ambiente».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Febbraio 2021
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