Addio Enrico Mascioni, “mago“ degli organi della Valcuvia
Assieme al fratello, al figlio e al nipote teneva le redini della storica fabbrica che dal 1829 produce e restaura organi in tutto il mondo

È quasi con una poesia che l’ultimo saluto a una delle colonne portanti della Mascioni Organi di Azzio arriva a quanti ne hanno potuto apprezzare le qualità: «Enrico Mascioni era un uomo di poche parole. A parlare per lui sono state le migliaia e migliaia di canne antiche e nuove, a cui, con il tocco di un mago, Enrico ha donato il soffio della vita.
Il loro canto, soave o possente, semplice e grandioso, continuerà a parlare la sua lingua, e colmerà con la dolcezza della musica il grande vuoto che la sua partenza ha lasciato tra di noi».
Lo si legge nella pagina facebook della storica azienda che in Valcuvia da sempre è sinonimo di sapienza del fare tramandata da generazione in generazione. «6 febbraio 1934 – 2 marzo 2021», conclude l’annuncio.
Una giornata triste per la Casa d’organi, una delle più antiche fabbriche organarie d’Europa attiva dal 1829 che da anni si occupa, tra gli altri, della manutenzione degli organi della Basilica di San Pietro in Vaticano e degli organi del Duomo di Firenze ed ha inoltre di recente ricostruito l’organo della Basilica del Santuario di Fatima in Portogallo.
«La storia della “fabbrica d’organi Mascioni” è strettamente legata al lavoro ed alla vita dell’omonima famiglia che di padre in figlio si tramanda l’amore per questa attività. Dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi (1803), due fratelli, Padre Pasquale e Giuseppe Mascioni, Conventuali, tornano nella loro patria, Cuvio, in Valcuvia. Entusiasti e conoscitori della musica, consigliano ad un loro giovane nipote, Giacomo, di dedicarsi all’arte organaria», si legge nella parte del sito riservata alla genesi e alla vita dell’azienda, che ha riguardato sei generazioni fino all’assetto attuale della ditta, condotta dai figli di Eugenio ed Enrico Mascioni, Andrea e Giorgio.
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