La “protesta dei disegni” arriva anche alle scuole primarie di Crenna
I genitori delle primarie sabato mattina appenderanno i disegni dei bambini davanti all'istituto di via Gulli. Per ricordare che "la scuola è una priorità, non un dettaglio"
La protesta avanti alle scuole fa tappa anche a Gallarate: i genitori della primaria Marconi del quartiere Crenna si sono mobilitati e sabato affiggeranno davanti alla scuola i disegni dei bambini, che rappresentano la voglia di tornare a scuola. I genitori rimarranno poi a presidiarla “simbolicamente a turno” (per evitare assembramenti). La protesta con i disegni, in giorni in cui ancora non si è neppure chiarito quali bambini potranno rientrare in classe, sta toccando diverse località anche della provincia di Varese
LA SCUOLA E’ UNA PRIORITA’, NON UN DETTAGLIO
La scuola deve essere una priorità per un Paese che voglia dirsi civile e guardare al futuro. La formazione – culturale, relazionale, affettiva – dei bambini non può essere messa in coda a interessi economici o di altro tipo.
Partendo da questi presupposti, che siamo certi vengano condivisi da tutti i cittadini italiani (non solo da quanti sono genitori), abbiamo ritenuto doveroso mobilitarci per protestare, in modo pacifico e simbolico, contro la delibera della Regione Lombardia che ha deciso di chiudere le scuole di ogni ordine e grado, lasciando aperte invece numerose altre attività aggregative, per rispondere all’impennata dei contagi da coronavirus Covid-19.
Come genitori della scuola primaria G. Marconi di Crenna (Gallarate) abbiamo chiesto ai nostri figli – che sono di nuovo oggetto senza possibilità di replica di un provvedimento che li priva del contatto con i compagni e gli insegnanti – di rappresentare, con disegni e scritte, i loro sentimenti. Riteniamo che dalle loro piccole opere emerga tutto lo sconforto e lo scoramento di una generazione a cui si sta negando un’esperienza formativa, dal punto di vista culturale e umano, fondamentale.
Invitiamo tutti i gruppi di genitori di Gallarate, che si riconoscono in questo appello, a replicare questa iniziativa davanti alle proprie scuole, in particolare le scuole primarie e dell’infanzia. Più siamo, più questo segno acquista un senso.
I disegni verranno appesi sui cancelli della scuola sabato 13 marzo. Genitori e bambini saranno presenti davanti alla scuola dalle 8,15 alle 16,20, presidiandola simbolicamente a turno (per evitare assembramenti).
Noi tutti, come cittadini, avevamo condiviso il ricordo alla didattica a distanza (la famigerata DAD) un anno fa, quando, travolto dalla pandemia, il governo nazionale non ha potuto che proclamare il lockdown di ogni attività. Gli insegnanti stessi hanno fatto i salti mortali per restare in contatto con gli alunni e tenere delle lezioni quanto più vicine alla “normalità”. I genitori si sono fatti in quattro per accompagnare i figli nella DAD, procurandosi gli strumenti informatici e cercando di ritagliare per loro spazi fisici in casa e momenti ad hoc. Non è stato facile, perché i genitori sono lavoratori, impegnati a loro volta a trovare un difficile equilibrio tra vita e impegni lavorativi nel remote working (che di smart ha avuto e ha ben poco…) improvvisato dalle aziende.
A settembre siamo tornati a scuola con la certezza di aver fatto, tutti assieme, un grande sforzo per assicurare ai bambini una didattica in presenza che rispettasse le misure di sicurezza. E i bambini si sono dimostrati straordinari nel rispetto delle regole (mascherine sempre indossate, distanze rispettate, nessun passaggio di materiale), consapevoli che dai loro comportamenti dipendeva l’obiettivo di evitare un ritorno alla situazione che ha segnato la seconda metà dell’anno scolastico scorso.
Gli insegnanti sono stati ugualmente straordinari nell’applicare le norme di sicurezze e nel garantire al contempo una didattica di qualità, senza snaturare troppo la scuola intesa anche come luogo fondamentale di formazione della personalità. Come genitori non possiamo che ringraziare il corpo docente, che è andato oltre (anche in termini di orari lavorativi) per evitare un ritorno alla DAD.
Per tutti i motivi sopra elencati consideriamo sbagliato e ingiusto che sia la scuola, dunque i bambini, le loro famiglie e gli insegnanti, a pagare il prezzo di comportamenti sconsiderati e irrispettosi delle regole che sono avvenuti al di fuori della scuola.
Ma perché a pagare il prezzo di questi comportamenti devono essere i bambini? Perché la scuola – che ha dimostrato di essere un luogo sicuro e controllato – viene considerata un dettaglio, sacrificabile sull’altare delle scelte politiche? Perché la formazione non viene messa in cima alla lista delle attività da tutelare? E perché le scuole, nel corso di questi oltre 365 giorni di lotta contro la pandemia, non sono state dotate di punti di controllo e tamponi rapidi per individuare immediatamente i casi sospetti di contagio, isolarli e poter proseguire con la didattica in presenza?
Il nostro appello e il nostro gesto simbolico non sono certo contro la scuola, essa stessa vittima di decisioni che la mettono all’ultimo posto. Tutt’altro: siamo dalla parte degli insegnanti e dei dirigenti, che si sono battuti con noi per difendere la DIP (didattica in presenza) come bene primario, diritto fondamentale dei bambini.
Chiudere le scuole dovrebbe essere la misura estrema, ultima, in risposta alla pandemia, a maggior ragione dopo un anno che avrebbe dovuto essere utilizzato dalle autorità amministrative e dai decisori politici per prendere misure che mettessero la formazione in sicurezza in cima alla lista delle priorità.
Chiudere le scuole significa affermare che le giovani generazioni non sono in testa ai programmi della politica e delle amministrazioni, se non solo a parole. Il fatto che la vaccinazione del personale scolastico sia stata messa in coda rispetto ad altre categorie professionali o fasce d’età è un altro segnale sconfortante, di disinteresse nei confronti della scuola.
Notiamo, inoltre, che la nuova chiusura, conseguenza di una decisione della Regione Lombardia e non del governo nazionale, non è accompagnata da misure di sostegno alle famiglie, che, in gran parte, si trovano a dover fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia. La DAD, così come è ora, è iniqua, crea disuguaglianza discriminando le famiglie fragili e amplificando il divario digitale. Inoltre, il peso della chiusura delle scuole ricade sulle spalle di genitori che, in diversi casi, si trovano
in difficoltà, perché hanno perso il lavoro, sono in cassa integrazione, hanno lavori precari e non possono sostenere i costi di una babysitter. Tutto ciò, poi, diventa ancora più complicato per i genitori separati o single, situazione affatto straordinaria: le famiglie “normali” non esistono più, i politici ne prendano atto.
La chiusura indiscriminata – senza tenere conto delle fasce d’età, senza tentare di programmare una turnazione delle presenze – è buttare via il bambino con l’acqua sporca, metafora quanto mai azzeccata: stiamo rischiando di buttare via una generazione.
Non vogliamo, però, soltanto protestare, ma essere propositivi (se qualcuno avrà il buon cuore di ascoltarci). Per esempio, chiediamo di pianificare la prossima estate, organizzando con largo anticipo i centri per i bambini, e, soprattutto, di non farsi cogliere nuovamente impreparati il prossimo autunno, alla ripresa dell’anno scolastico.
La scuola è una priorità del Paese. E solo la DIP garantisce una formazione completa e non discriminatoria ai bambini. La scuola è spazio educativo, spazio di resilienza, spazio di crescita insostituibile.
RIAPRIAMO SUBITO QUESTO SPAZIO.
Gallarate, 9 marzo 2021
FIRMATO
I genitori degli allievi della Scuola Primaria G. Marconi di Crenna che aderiscono all’iniziativa
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