“Lavorare in rete tra donne, si può fare”: l’esperienza della Rete al Femminile
Anche a Varese lavora la “Rete al femminile”, associazione nazionale che ha delegazioni provinciali. In tutto sono 27 quelle attivate in Italia, e una di queste è nella nostra provincia. Conversazione con la leader, Benedetta Galante Gnecchi
La “sorellanza” esiste, e funziona non solo in maniera estemporanea ma anche organizzata. Esistono infatti reti professionali realizzate solo da donne e per le donne.
In particolare, anche a Varese lavora la “Rete al femminile”, associazione nazionale che ha delegazioni provinciali.
In tutto sono 25 quelle attivate in Italia, e una di queste è in provincia di Varese.
La Rete al Femminile raccoglie libere professioniste e in generale donne che lavorano in proprio e ha come scopo quello di supportarsi a vicenda: «Su due livelli distinti: quello professionale e quello personale – spiega Benedetta Galante Gnecchi, leader del nodo di Varese – Per intenderci, di questi tempi ci scambiamo consigli su come implementare i rapporti digitali con i clienti, ma abbiamo trovato anche un modo per lavorare anche quando i bambini sono a casa: grazie alla disponibilità di una di noi, che realizza laboratori digitali apprezzatissimi dai nostri figli un paio di volte la settimana».
Nata nel 2013 a Torino e pochi mesi dopo anche a Varese, l’associazione “Rete al Femminile” esiste in questa forma organizzata dall’8 marzo 2016: la giornata internazionale della donna non è quindi solo un giorno altamente simbolico per un gruppo decisamente “di genere” ma è anche il compleanno della loro attività.
Benedetta è una lavoratrice indipendente da sempre: «Quella di lavorare in proprio e da casa è stata una scelta per me, non è stata costretta da nulla: per la mia creatività è necessario poter cambiare. Ora la mia partita iva compie vent’anni, e l’ho aperta scientemente. Volevo essere libera e poter cambiare».
«Io sono art director, lavoro per un’agenzia milanese che si occupa di libri: da Geronimo Stilton ai romanzi Mondadori. Lavoro tanto con l’estero e l’editoria non è la totalità della mia clientela: lavoro anche con case farmaceutiche, per esempio – spiega di sè Benedetta Galante – In smartworking sono già da parecchi anni, da prima del lockdown. Pur lavorando con aziende che hanno base a Milano, ho deciso di rimanere a lavorare a Comerio: a casa mia, o in uno studio che mi sono ricavata. Ho una figlia che è già grande, compie 18 anni, e sono sposata da più di dieci con un milanese del centro, che sono riuscita a convincere a spostarsi qui. Ora è più contento ancora di me».
A lei domandiamo cosa significa lavorare in rete: «È come avere delle colleghe pur lavorando da sole» risponde.
Ma perché farla al femminile, la rete? «Perchè noi condividiamo gli stessi problemi: essere mamma, moglie e professionista prevede problemi diversi dal normale. Relazionarsi con una donna vuol dire trovare persone sensibili a questo tipo di rapporto».
Gli esempi di questo tipo di relazione arrivano da tutto quest’anno appena trascorso: «Per esempio, alcune delle reticelle (cosi ci chiamiamo tra noi) con il lockdown si sono sentite perse dal punto di vista del lavoro – spiega – La rete si è occupata di fare corsi di formazione per aiutare ad ottimizzare la gestione del lavoro da remoto. Un altro problema emerso è stato quello di lavorare con i figli a casa: una reticella, che fa questo per lavoro, ha tenuto occupati i figli delle colleghe in un laboratorio. Non sai che sollievo sapere che al martedi per due ore potevi lavorare tranqulla perchè erano impegnati in qualcosa che interessava loro… Infine, qualcuna di noi è giovane ed è rimasta da sola a casa nel primo lockdown. Quindi abbiamo organizzato colazioni e aperitivi per tirare su il morale, sostenerle e nello stesso tempo concentrarsi sul lavoro. Era un modo per passare il tempo, ma anche di scambiarsi idee e consigli. Infine, abbiamo organizzato anche la cena di Natale: una reticella che organizzava eventi che si è ritrovata senza lavoro con il lockdown. Cosi ha speso il suo tempo per organizzare un pranzo di natale comunitario, ognuno nella propria casa».
Per chi volesse saperne di più, la Rete al Femminile di Varese ha una pagina Facebook, dove è possibile informarsi delle attività del gruppo e avere un primo contatto con le associate. Per l’8 aprile, inoltre, la rete sta organizzando un open day per conoscere nuove “reticelle”: tutte le informazioni si trovano sulla loro pagina facebook.
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