Lorena Bellagente: “ho salvato il lavoro grazie alla mia rete di donne”

Da Milano a Cassano Valcuvia il cambiamento è notevole. Ma Lorena, grafica freelance, ha saputo ricostruire il percoso professionale, grazia anche alla "sorellanza"

Generica 2020

Lorena Bellagente è una grafica. Nata e cresciuta a Milano, prima di trasferirsi in provincia di Varese, aveva sempre lavorato per case editrici e agenzie. Una volta stabilitasi nel comune di Cassano Valcuvia, all’età di quarantuno anni, ha continuato per un breve periodo a collaborare con l’ambiente milanese, ma a causa di svariate crisi di settore, alla fine è stata esclusa, penalizzata dal fatto di essere una pendolare.

«Mi ero spostata a Varese che avevo già una certa età, ed era impossibile trovare il lavoro che avevo sempre fatto, che consiste nell’impaginare libri, riviste, cataloghi e in queste zone non si trovano case editrici o agenzie pubblicitarie».

Rivoluzionare il proprio lavoro e trovare nuovi metodi per gestirlo, in questo caso significa passare da un contesto collettivo ad un lavoro come freelance, che ti rende indipendente e può avere molti aspetti positivi, ma che allo stesso tempo rischia di isolarti. Questo per Lorena ha determinato l’ostacolo più grande: essere sola, non in una grande città come Milano, dove dietro ad ogni angolo può spuntare una nuova opportunità, ma nel comune di Cassano Valcuvia, dove restare al passo coi tempi si è rivelata una vera e propria sfida.

«Sono stata io ad andare a cercare i clienti. Ho collaborato soprattutto con negozi e ho fatto alcuni lavori per la comunità montana e per il mio comune – prosegue – Ma sentivo che qualcosa non stava funzionando nella maniera corretta, perché lavorare da sola significa non potersi confrontare con colleghi che possano capire le tue necessità e perplessità».

Già da tre anni Lorena fa parte di Rete al Femminile Varese, un’associazione che si occupa di aiutare e sostenere donne accomunate dal desiderio di crescere professionalmente. «Lavorando da sola e isolata mi sono persa una serie di evoluzioni che erano avvenute nel frattempo nel mondo del lavoro. Soprattutto riguardo ai social». Le piattaforme social, che ormai sono diventate parte integrante del mondo del lavoro in qualunque ambito, servono soprattutto a pubblicizzare la propria attività e a farsi conoscere.

«Per fare un esempio, mi ero aperta un profilo LinkedIn – racconta Lorena – nel quale mi ero descritta come grafica freelance. Il tempo passava e nessuno aveva mai guardato la mia pagina. Poi, con l’aiuto dell’associazione e ad alcuni corsi di formazione che hanno organizzato, ho capito come modificare la mia pagina LinkedIn. E’ bastato inserire “graphic designer” nella mia biografia e il cambiamento è stato immediato: sono cominciate ad arrivare notifiche di svariate persone in cerca di qualcuno che ricoprisse la mia posizione. Certo, nella maggior parte dei casi cercavano giovani con esperienze nel web, però il solo fatto di cambiare terminologia, ha completamente ribaltato la situazione».

Grazie a Rete al Femminile, Lorena è riuscita non solo a migliorare in fatto di ingaggi lavorativi, ma soprattutto ha avuto la possibilità di trovare delle colleghe con cui potersi confrontare e con cui creare anche delle collaborazioni, elemento che le era sempre mancato.

«Entrando in questo gruppo mi sono resa conto che oltre a perdermi le innovazioni del mondo del web, mi ero anche allontanata da un vocabolario professionale. Non sono priva di esperienza lavorativa, ho lavorato per diverse persone, in diversi agenzie e conosco bene il mio lavoro. Ma quando lavori in un ufficio, quando hai colleghi, impari continuamente. Hai sempre un confronto. Da quando ho iniziato a far parte dell’associazione, anche il rapporto con i clienti mi sembra migliorato, come se riuscissi a far percepire davvero la mia esperienza ed ad avere più sicurezza».

Neanche il Covid è riuscito a fermare il lavoro delle donne dell’associazione che, unite dalle problematiche legate alla pandemia e alle restrizioni, hanno continuato a ritrovarsi con riunioni online: incontri meno formali, workshop e laboratori creativi, che hanno contribuito a far crescere e rafforzare i rapporti.

«Ci sono stati momenti in cui mi dicevo che non sarei mai riuscita ad imparare tutto ciò che mi ero persa negli anni – conclude – Ma non mi sono arresa. Anzi, ho capito molto di me stessa. Ho capito che non si smette mai di imparare e soprattutto, che per il momento non sono pronta ad avere un sito tutto mio o dei canali social, ma questo non mi ha impedito di propormi per gestire la pagina facebook di Rete al Femminile Varese, grazie alla quale ho imparato a pubblicaree post e ad intervenire come rete e non come singola persona. Tante piccole cose utili che la rete mi ha insegnato e che continua ad insegnarmi».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 08 Marzo 2021
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