Metamorfosi urbana: dalle “picconate” degli anni venti è nata la nuova piazza Monte Grappa
Quinta tappa della rubrica di Fausto Bonoldi, che racconta tutti i segreti e le curiosità della piazza centrale della città
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, quinta puntata: nel deserto generato dal “piccone risanatore” sorse la nuova piazza Monte Grappa
Il 14 giugno del 1929 la Cronaca Prealpina annunciò ai varesini l’adozione del Piano regolatore firmato dall’architetto romano Vittorio Ballio Morpurgo, i cui elaborati erano stati approvati dal podestà Domenico Castelletti il 18 aprile del 1928.
Fu l’inizio di una rivoluzione urbanistica che cambiò radicalmente il vecchio cuore di Varese.
Accantonata l’idea minimalista di un intervento che si limitasse al risanamento urbano e all’ampliamento delle strade di attraversamento, l’autorità politica sposò la considerazione dell’estensore del Piano della necessità di “una grande piazza che deve costituire il centro della vecchia e della nuova città”.
La genesi della piazza Monte Grappa come oggi la conosciamo comportò lo sventramento dell’agglomerato che sorgeva tra la piccola piazza Porcari e la Motta. Le demolizioni erano cominciate già nella seconda metà degli Anni Venti, quando fu deciso di ampliare la stretta via Verbano (oggi via Marcobi), ma il “piccone risanatore” si scatenò solo dopo l’approvazione del nuovo Piano regolatore.
Tra i tanti edifici di diverso pregio fu sacrificato anche il bel palazzo porticato (al centro della Foto 1, nella galleria fotografica) già della famiglia Porcari e passato a un’altra nobile famiglia, quella dei Carantani. La Foto 2 mostra il risultato delle demolizioni: l’ampio spazio attorno al quale si esprimerà la creatività dell’architetto romano Mario Loreti, vincitore nel 1933 del concorso per la nuova piazza, che darà forma a edifici monumentali ispirati al Novecentismo, il Razionalismo coniugato con la volontà di grandezza del Regime.
Ma il primo palazzo della piazza, all’angolo con via Verbano (ancora in cantiere, in basso a destra, nella (Foto 1) fu firmato da un varesino, l’ingegner Mario Cantù: il Palazzo Verga sorse tra il 1933 e il 1934, quattro anni dopo che un altro professionista varesino, l’ingegner Camillo Lucchina, aveva progettato il Palazzo Mascardi (Caffè Pini), posto sul lato della piazza verso San Vittore. E nel 1935, sull’altro lato del Corso, fu costruito il palazzo della compagnia di assicurazione Ras (oggi contrassegnato dalle insegne della Deutsche Bank) firmato da Mario Loreti.
Sulle macerie della vecchia via Volta (Foto3) all’angolo con la piazza Monte Grappa sorse tra il 1937 e il 1939, sempre su progetto dell’architetto romano, il Palazzo Castiglioni (Foto 4). Nello stesso periodo furono messi in cantiere la Torre Littoria, poi defascistizzata e divenuta Civica, con l’edificio che la collega al Palazzo Verga (Foto 5), e il Palazzo del Consiglio provinciale dell’economia corporativa, con la curiosa immagine pubblicitaria dell’aranciata San Pellegrino (Foto 6).
E a proposito della Torre Littoria, ora torre civica, va detto che il progetto iniziale dell’ingegner Loreti ne prevedeva la costruzione a ridosso del Palazzo Verga, verso l’attuale via Marcobi.
A indurre il Comune a spostarla sul lato opposto fu la minaccia di Antonio Verga di esigere un cospicuo risarcimento per i danni che la collocazione della torre avrebbe causato al suo immobile e alla sua attività commerciale.
Mentre la torre della discordia è opera esclusiva di Loreti, alla progettazione dell’attuale sede della Camera di commercio collaborò l’ingegner Edoardo Flumiani. I lavori avviati nel 1937 furono conclusi nell’anno successivo (Foto 7). L’ultimo tocco monumentalista alla piazza l’architetto Loreti lo diede nel 1939, quando progettò il palazzo dell’In(f)ps, dove la “f”, poi caduta, sta per “fascista” (Foto 8).
La piazza Monte Grappa che prese forma negli Anni Trenta non è molto diversa, se si eccettua l’arredo urbano, da quella di oggi (Foto 9 e 10). Rispetto al passato manca solo la Casa Romanò (Foto 9), demolita all’inizio degli Anni Sessanta per costruire il palazzo della Standa.
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