Piegate dal Covid, chiudono le pasticcerie Zamberletti: l’addio nella lettera ai dipendenti e ai varesini

Le pasticcerie Zamberletti, cosi come rilevate alla fine del 2019 dalla Dolcemente di Davide Steffenini, sono chiuse per sempre. Nell'articolo, la lettera aperta alla città che spiega cos'è successo

pasticceria zamberletti

Le pasticcerie Zamberletti, cosi come rilevate alla fine del 2019 dalla Dolcemente di Davide Steffenini, sono chiuse per sempre. La notizia era nell’aria, soprattutto da quando, all’inizio del 2021, nessuno dei punti vendita rimanenti in Varese aveva più riaperto: ma è  stata ufficializzata anche – oltre che con un incontro con i dipendenti – con una lettera aperta alla città che spiega le difficoltà e i motivi della scelta. Eccola, nella sua versione integrale.


“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “Superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni.
La vera crisi è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita.
Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c’è merito.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla”

E’ questa la citazione di Albert Einstein che ho dedicato alla mia squadra e che oggi mi sento di dedicare un po’ a tutti. Una frase che non è solo impressa nel mio cuore e nella mia mente, ma è incisa anche sulle pareti della mia azienda. Un nido che mi ha accolto a soli 23 anni e a cui, oggi più che mai, sono immensamente grato.

Purtroppo, lo scoppio della pandemia ha fatto saltare ogni piano d’azione che avevamo deciso di percorrere. Abbiamo imparato a resistere e ad improvvisarci quasi ogni giorno, da marzo dell’anno scorso ad oggi.

Be’, c’è stato anche un pizzico di sfortuna, siamo sinceri. Solo quattro mesi prima del lockdown, infatti, la Dolce mente Srl ha rilevato le pasticcerie e il laboratorio dello storico Marchio di Zamberletti. Poi, all’improvviso, tutto si è fermato.

E’ indubbio che un’azienda vive e si nutre di bilanci, budget, risultati, piani d’azione, obiettivi e chi più ne ha più ne metta. Tutti parametri indispensabili per far funzionare il motore produttivo ma, in una situazione così incerta e confusionaria, impossibili da mantenere in equilibrio.

Insieme, però, abbiamo deciso di non mollare. Con il primo Lockdown, infatti, abbiamo consegnato ordini per Pasqua non solo a Varese, ma anche nel resto dell’Italia e in Europa. Abbiamo riaperto a maggio, tra instabilità e dubbi. Le difficoltà si sono accumulate e iniziavano a pesare. Ma nonostante questo, con l’entusiasmo che ci ha sempre contraddistinti, siamo ripartiti. Sicuri, e convinti, che ce l’avremmo fatta.

Abbiamo passato un’estate difficile. Ci siamo visti costretti a rivedere l’assetto aziendale. Abbiamo venduto il negozio di Groppello. Certo, abbiamo perso un braccio, però è stato necessario per salvare tutto il resto del corpo. Nonostante questo, e nonostante tutto, abbiamo accettato la situazione, convinti che fosse indispensabile per salvare l’azienda. E’ arrivato poi settembre. Finalmente ci saremmo rialzati più forti di prima.

L’inizio della scuola ha rappresentato l’unica certezza a cui ci si poteva aggrappare. E noi è proprio a questo che ci siamo aggrappati. Con tutte le forze che ci erano rimaste. E così è andata. Siamo partiti bene, con fatturati simili alla normalità, corsi di formazione, riorganizzazione del laboratorio, stesura di procedure e perfezionamento generale del sistema. Fin qui tutto bene. Troppo bello per essere vero, purtroppo.

A novembre, per l’ennesima volta, siamo ricaduti nel baratro. Un nuovo lockdown. Alti e bassi. Su e giù da questa maledetta altalena. Tutto diventa terribilmente insostenibile. Decidiamo, esausti dalle mille regole, dpcm e decreti di continuare. D’altronde questa situazione non sarebbe potuta durare ancora a lungo. Abbiamo sfruttato il periodo di Natale, come meglio potevamo. Ma questo non è bastato. A gennaio non ce la siamo più sentita di riaprire. E’ stato un continuo rimbalzare da zona gialla a zona arancione, poi rossa e poi addirittura siamo finiti in zona arancione scura. Produrre quantità industriali, mettendo in moto persone, energie e macchine per poi buttare via tutto sarebbe stato l’ennesimo sbaglio, quello fatale.

Così ho detto alla mia squadra:“Ragazzi siamo qui tutti insieme per dirvi che non possiamo più continuare, le ferite di questa Pandemia sono troppo grandi per poterle sopportare e l’azienda non può permettersi più di rimanere aperta. Abbiamo cercato di fare di tutto. Il mio primo e unico pensiero è stato quello di salvare voi, e i vostri posti di lavoro. Ma in questo scenario non ci è stato possibile trovare qualcuno che avesse voglia, e lasciatemi dire anche coraggio, di investire in un’impresa della nostra categoria. Voglio dirvi che per me è stato un onore collaborare con voi. Siete cresciuti tanto, avete fatto enormi passi in avanti. Nella vostra mentalità, nel vostro modo di lavorare e nel vostro attaccamento all’azienda. E questo mi fa tremendamente incazzare. Avremmo davvero avuto la possibilità, insieme, di fare bene. Ne sono fortemente convinto. Non ci sono vittime e carnefici. Ci sono persone che, in questa situazione, si trovano davanti ad un bivio. Possiamo solo prendere atto di quanto sta succedendo e trovare un modo, un sistema per andare avanti. Dobbiamo imparare a capire che dove c’è un problema c’è una soluzione. Dobbiamo essere proattivi, perché solo noi possiamo (anzi lasciatemi dire dobbiamo) agire. Per noi stessi, per i nostri figli e per le nostre famiglie. Sono certo che, se mettete la stessa grinta che mi avete dimostrato in questi mesi, ne uscirete migliori. Vincitori. Quindi, tornate a casa. Elaborate ciò che sta succedendo. Piangete se necessario, ma poi agite. Sono fiero di voi”.

17/3/2021,
Davide Steffenini

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Marzo 2021
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