Si è chiuso “Campus Orienta” il salone che ha presentato il lavoro di domani

Tra il 2021 e il 2025 l'Italia potrebbe creare, grazie all'impulso dei fondi Next Generation Eu, un milione di nuovi posti di lavoro

campus orienta

Il mondo del lavoro sta cambiando sotto la spinta della rivoluzione digitale. Ai giovani sempre più si richiederà un mix di competenze tecniche e creative che imporranno un cambiamento profondo dell’offerta formativa della scuola e dell’Università. Si stima, infatti, che saranno circa 80 milioni i posti di lavoro che scompariranno e quasi il doppio di completamente nuovi si creeranno con evidenti impatti nelle necessità formative, mettendo in discussione l’assetto stesso della scuola italiana che, fra mille difficoltà, cerca di reagire per rispondere a questo cambiamento epocale.

Questo l’elemento più significativo emerso nel corso della prima edizione del Salone del Lavoro e delle Professioni organizzato da Campus  Orienta che si è chiuso sabato 27 marzo, con una grandissima partecipazione di pubblico: quasi 160 mila partecipanti, sia studenti degli ultimi anni delle scuole superiori di tutta Italia, con i loro insegnanti, sia universitari e neolaureati hanno seguito 10 convegni, hanno partecipato a 258 workshop, che hanno coinvolto 300 relatori e hanno avuto la possibilità di confrontarsi con 84 fra le più grandi aziende nazionali e internazionali.

Alla job week ha partecipato anche la ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, che ha sottolineato come eventi quali il Salone del Lavoro e delle Professioni siano la chiave di volta per fare “sistema”. «Si deve creare un ponte tra scuola, università e lavoro. L’agenda del governo, che prevede l’utilizzo delle risorse del Next Generation Eu, metterà al centro i giovani. Dobbiamo permettere loro di guardare al futuro con fiducia e se vogliamo superare i dati negativi, penso all’abbandono scolastico, alla fuga all’estero dopo la laurea, ai Neet, la parola d’ordine deve essere orientamento».

Tra il 2021 e il 2025 l’Italia potrebbe creare, grazie all’impulso dei fondi Next Generation Eu, un milione di nuovi posti di lavoro. Che potrebbero salire a quasi quattro con il turnover (studio Unioncamere e Anpal). E se si pensa che nel quinquennio 2014-19 il trend occupazionale segnava +800 mila posti (di cui purtroppo 450 mila cancellati in questo anno di pandemia), è chiaro come le cifre diventino importanti. E come sia necessario non farsi cogliere impreparati.

Lo scenario che è stato rappresentato nel corso della manifestazione favorirà chi avrà le competenze per affrontare un mondo che necessiterà sempre più di scienziati, analisti di big data, esperti in intelligenza artificiale, automazione, digitalizzazione, cyber security, cloud computing, robotica.

E se, come sottolinea il Wef, con più investimenti nella formazione di nuove competenze si potrebbe avere un aumento del Pil globale di 6.500 miliardi (Reskilling Revolution 2030), è chiaro che il processo di upskilling dovrà per forza di cose vedere coinvolte le università. Che non hanno fatto mancare la loro presenza al Salone, dalla Iulm al Politecnico di Bari, dall’Università degli Studi di Catania alla Liuc, Università Carlo Cattaneo, dall’Università degli Studi di Bergamo all’Università degli Studi di Milano Bicocca, solo per citarne alcune.

È possibile rivedere e riascoltare tutti gli interventi del Salone del Lavoro e delle Professioni al link www.salonedellostudente.it/salone-del-lavoro-e-delle-professioni

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Marzo 2021
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