Busto al Centro presenta la sua piazza Vittorio Emanuele alternativa: “Basta poco per farla vivere”
Alberi che cambiano colore con il cambiare delle stagioni, qualche panchina, un'edicola in stile liberty. Secondo la lista di centro ridarebbe vita ad un luogo senza identità
«Con poche decine di migliaia di euro, piazza Vittorio Emanuele potrebbe tornare ad essere davvero un luogo della socialità di Busto Arsizio e non la piazza d’armi di serie C che è oggi, un vero e proprio deserto».
Partendo da queste premesse, espresse da Gianfranco Bottini, Busto al Centro ha presentato questa mattina (giovedì) alcune soluzioni architettoniche leggere per ridare vitalità ad una piazza nuova ma che non sembra trovare riscontri da parte della cittadinanza: «La Piazza Vittorio Emanuele rappresenta un punto della città intorno al quale si è sviluppata molta della storia di Busto – spiega Gianluca Castiglioni, consigliere comunale di Bac -. La piazza si è formata tra il XVII e XVIII secolo sull’affaccio e sull’intorno di Palazzo Marliani Cicogna , dove per un lungo periodo ha risieduto il Tribunale, con una cornice che comprende palazzo Vittorio Emanuele II ed una serie di caseggiati di epoca ottocentesca, parte dei quali recentemente ristrutturati».
Come spesso succede per le piazze delle nostre città, esse hanno perso nel tempo la loro funzione di punto di incontro e socializzazione e forse, anche per questo, le città stanno perdendo via via la loro identità. Purtroppo, allo stato attuale, questo è capitato anche alla nostra piazza che così com’è ora, si presenta come una spianata assolata che sicuramente non incentiva la vita sociale: «La stampa l’ha più volte definita una “piazza alla ricerca di una identità” e noi di Busto al Centro, condividendo questo pensiero , aggiungiamo che l’identità di una piazza si ha quando essa è accogliente e attrattiva per tutte le categorie dei cittadini, consentendo così lo sviluppo della vita sociale, commerciale e culturale. Noi di Busto al Centro, grazie alla passione degli amici architetti Massimo Tosi e Giacomo Remondina, abbiamo pensato di fornire un contributo e una spinta alla nostra amministrazione, prospettando alcune idee che, senza sconvolgere con onerosi interventi lo stato di fatto, possano dare a piazza Vittorio Emanuele l’”identità” che si merita».
L’idea che hanno voluto perseguire è quella di creare uno spazio che inviti alla sosta ed alla socializzazione: «La peculiarità di questa piazza è il suo stile semplice e pulito, che noi abbiamo voluto valorizzare inserendo elementi naturali quali delle piante che, oltre a creare zone ombrose, con l’alternanza delle stagioni producano effetti cromatici in continuo cambiamento» – hanno spiegato gli architetti Tosi e Remondina che si sono prestati ad immaginare una piazza Vittorio Emanuele II diversa.
L’elemento acqua, che con il suo scorrere dà una gradevole sensazione di frescura, viene mantenuto richiamando le forme sinuose della fontana – ruscello di via San Gregorio. Per l’arredo hanno pensato di recuperare l’edicola, che anni addietro veniva posizionata, durante il periodo di Carnevale, in piazza Santa Maria per la distribuzione del foglio satirico “Baraonda”.
Essendo questo un manufatto in stile Liberty anche le panchine vengono proposte adeguate al contesto; avranno infatti la struttura in fusione di ghisa e la seduta in altro materiale adeguato. «La scelta del Liberty non è casuale dato che a Busto Arsizio esso è stato molto ben rappresentato da famosi architetti e si sposa perfettamente con lo stile asciutto della piazza» – spiegano ancora.
L’illuminazione attuale viene mantenuta ma ci saranno «punti luce dedicati alla facciata di Palazzo Cicogna affinché essa abbia il giusto rilevo nel contesto e contribuendo anche a dare maggior sicurezza a tutta la zona. Una piazza da vivere insomma, una piazza che trovi la sua giusta collocazione nel cuore dei cittadini e sappia da loro farsi amare».
Oltre alla piazza Vittorio Emanuele, nell’analisi di Busto al Centro è finito anche il bando per la rigenerazione urbana presentato dall’amministrazione comunale nelle scorse settimane e che riguarda il recupero di alcuni edifici storici presenti nel centro cittadino, da anni in cerca di fondi per il recupero e di una destinazione d’uso che li valorizzi: «Uno spreco pensare di inserire social housing (richiesta fondamentale del bando in questione) in contesti come il giardino dell’ex-calzaturificio Borri o nel Conventino di via Matteotti – spiega l’architetto Remondina – si andrebbe a creare una disparità con gli altri edifici residenziali che hanno un valore di mercato che va dai 2500 ai 3000 euro a metro quadro».
La consigliera di Busto al Centro Laura Alba critica anche l’idea di un auditorium nel contesto dell’ex-Borri: «Quello è un luogo che ha fatto la storia dell’industria in città – spiega – perchè non è stato coinvolto l’Its Incom che ha sede proprio qui a Busto Arsizio, visto che questo tipo di formazione post-diploma sta diventando un asset importante, sul quale sta puntando anche il Governo, per legare il mondo della scuola a quello del lavoro».
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