Congelato il bando per l’immobile di Busto Arsizio confiscato alla mafia, il Pd chiede chiarimenti
Si allungano ancora i tempi per l'assegnazione dell'immobile di via Quintino Sella per progetti di utilità sociale. Pd e Italia Viva chiedono spiegazioni ma l'assessore risponde: "Va ristrutturato"
Nei giorni scorsi è trapelata la notizia dell’annullamento del bando comunale per l’assegnazione dell’immobile di via Quintino Sella, bene confiscato alla criminalità organizzata. Dopo il fallimento dell’assegnazione ad una cooperativa poi finita in liquidazione, al secondo bando avevano partecipato tre realtà interessate alla gestione ma l’assessorato ai Servizi Sociali ha congelato tutto.
La prima forza politica a chiedere conto di quanto accaduto è stata Italia Viva con il coordinatore cittadino di Busto Arsizio, Davide Boniotti, e a seguire il Pd con un’interrogazione protocollata nei giorni scorsi.
«Risulta che alcune associazioni abbiano aderito al bando presentando proprie proposte di gestione dell’immobile; non risulta chiaro quali siano state le motivazioni alla base della decisione di annullare la procedura di assegnazione. Chiediamo di conoscere
quali siano le destinazioni d’uso delle singole parti dell’immobile in oggetto; se l’amministrazione abbia modificato, e se si, con quale atto, la destinazione d’uso degli ambienti posti al piano terra dell’immobile in oggetto; se l’amministrazione abbia intenzione per il futuro di modificare la destinazione d’uso degli ambienti posti al piano terra dell’immobile in oggetto;
quali sono stati i criteri di valutazione in base ai quali sono state valutate le proposte ed i progetti arrivati; quali siano le motivazioni che hanno condotto l’Amministrazione a ritirare il bando e con quale atto l’amministrazione ha comunicato agli interessati il ritiro del bando; quali siano i propositi dell’Amministrazione per l’immobile in oggetto in particolar modo relativamente agli ambienti posti al piano terra dell’immobile» – scrivono i consiglieri del Pd nella loro interrogazione.
L’assessore ai Servizi Sociali Osvaldo Attolini ha spiegato in commissione l’iter che ha portato a questa decisione: «Avevamo rifatto il bando perchè il precedente era stato vinto da una cooperativa poi finita in liquidazione e che ha riconsegnato le chiavi prima di iniziare il progetto. Il nuovo bando era stato pensato per attività preminentemente sociali con l’obiettivo di riutilizzare gli appartamenti al piano superiore per alloggi dedicati ai fragili. Al piano di sotto, invece, si sarebbe potuta aprire un’attività generica – spiega l’assessore che prosegue -. Sono arrivate tre proposte: la prima classificata è stata quella della Fondazione San Carlo che voleva fare social housing (residenze temporanee). Seconda si è classificata la cooperativa La Banda sempre con un progetto di social housing. Terzo il progetto del cappellano del carcere di Busto Arsizio che voleva fare una pizzeria».
Il problema è di tipo economico: «Per ristrutturare l’immobile ci voglio quasi 140 mila euro e abbiamo congelato (non annullato, ndr) il bando per fare nuove valutazioni – prosegue Attolini -. Così abbiamo deciso di chiedere un contributo alla Regione per ristrutturare l’immobile che ha un valore simbolico, essendo stato sottratto alla mafia, e abbiamo l’obbligo morale di valorizzarlo ma parliamo di un immobile in cattive condizioni. Crediamo che una volta ristrutturato possa essere maggiormente appetibile per progetti di utilità sociale». Una volta ristrutturato dovrà essere presa una decisione: «Validare l’assegnazione alla Fondazione San Carlo oppure fare un nuovo bando» – conclude Attolini.
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