Fame di futuro: le emozioni dietro la rabbia
Quando gli adulti rinunciano a credere e a costruire il futuro, i ragazzi sviluppano la paura di non realizzarsi come individui, di restare sempre e solo "figli"
Sotto la rabbia c’è quasi sempre, che si parli di adulti o adolescenti, un’altra emozione: spesso la paura, a volte la delusione, l’imbarazzo, l’ansia, la frustrazione. Imparare a riconoscere quali emozioni si celino dietro le manifestazioni rabbiose più eclatanti e plateali e sempre uno strumento potente di crescita ed evoluzione, funzionale nel processo di definizione della personalità, a qualsiasi età.
Oggi però sembrano crescere in modo importante anche alcuni “casi limite”, particolarmente delicati (seppur sempre più diffusi) in cui si innestano ragioni e dolori, forse più profondi.
Sono sempre più intorno a noi gli “adolescenti feriti” che vivono, o hanno la sensazione di vivere, senza una prospettiva di futuro. Questo non soltanto per motivi legati al lavoro e all’economia, ma soprattutto per un generale disinvestimento emotivo e ideale verso il futuro, da parte degli adulti.
Adulti che con le loro “narrazioni” hanno convinto i ragazzi che per loro il futuro sarà soltanto un territorio oscuro e triste.
Come afferma in modo autorevole ed eloquente lo psichiatra e psicoterapeuta Charmet: “La speranza oggi è diventata una virtù molto individuale e la possibilità di imbattersi in ragazzi disperati è elevata. Perdere la speranza in adolescenza è molto grave e le conseguenze molto dolorose, per i giovani, per i loro genitori, e per l’intera società”.
Probabilmente tante ragazze e tanti ragazzi che incontriamo e che ci appaiono spesso sprezzanti e strafottenti, consciamente o inconsciamente, sono ormai pervasi da queste sensazioni e si sentono ormai, in qualche modo, “fregati”.
La sensazione di fallimento e di mancanza di futuro, è legata alla paura che loro – i ragazzi – non si realizzeranno come individui, più che a ragioni economiche . Che mancheranno in quella definizione di “sé stessi” raggiunta invece – nella maggior parte dei casi, almeno – da genitori e nonni.
La sensazione di “essere soltanto figli” (e di essere destinati a rimanere solo quello) li mortifica e li rende furiosi. Questi ragazzi e queste ragazze hanno bisogno di adulti appassionati e presenti. Ne sono alla ricerca. Adulti che, in questo tempo presente (e a partire da esso), provino a mostrare loro “come si fa il futuro”. Adulti che sappiano custodire, salvaguardare e nutrire la capacità di sperare nel futuro.
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