“La dad rischia di rompere il patto tra studenti e insegnanti”, l’appello delle studentesse dell’Isis Volontè
Un gruppo di studentesse dell'istituto superiore luinese lamenta i grossi problemi di relazione con alcuni professori: "C'è chi ci mette passione ma molti sono demotivati"
La didattica a distanza rischia di rompere il patto educativo tra insegnanti e studenti. Il caso della ragazza di Verona fatta bendare davanti alla telecamera perchè accusata dall’insegnante di leggere gli appunti durante l’interrogazione a distanza è uno dei tanti che si stanno verificando e che minano alla base la fiducia tra chi insegna e chi riceve l’insegnamento.
Non sembrano andare meglio le cose in provincia di Varese dove un gruppo di ragazze di una classe dell’Isis Volontè di Luino ci ha scritto per segnalarci ciò che non va in questa modalità di insegnamento.
«Scriviamo questa lettera per denunciare i vari problemi che si sono venuti a creare nel corso del tempo e soprattutto nell’ultimo anno, con l’avvento del covid, all’interno della nostra scuola. Il rispetto è la base di un rapporto, e viene richiesto da noi tanto quanto dai professori e gli altri membri della scuola, ma purtroppo è una delle cose che più mancano all’interno del nostro istituto» – scrivono nella loro lettera.
Le ragazze sostengono che «ci sono continui avvenimenti che non fanno pensare ad un ambiente di istruzione, bensì, a un luogo di disagio per noi studenti e non di crescita. Siamo consapevoli che non siamo solo noi la parte lesa a causa delle misure restrittive della pandemia e che anche i professori, in quanto esseri umani, hanno il diritto di essere demotivati e stanchi tanto quanto noi. Ma se non veniamo motivati dalle persone che dovrebbero insegnarci, chi lo farà?» – si chiedono.
Non tutti gli insegnanti hanno reagito allo stesso modo: «Alcuni professori nonostante il difficile momento in cui ci troviamo mettono ancora passione nel loro lavoro, ma molti altri invece insegnano senza alcun impegno e senza venire incontro a noi studenti, che in una situazione così difficile, ne abbiamo estremamente bisogno. Altri ancora, hanno atteggiamenti molto irrispettosi nei nostri confronti come l’uso di parolacce e forme di maleducazione di altro genere».
«Tutta questa serie di problemi ha causato disagio a molti di noi studenti, determinando anche un calo delle valutazioni e quindi anche un maggior numero di persone sempre più in difficoltà». Nel loro duro atto d’accusa le studentesse parlano anche di abbandono scolastico: «È anche per questo che molti ragazzi hanno lasciato la scuola e sempre più persone lo stanno facendo, o stanno pensando di farlo. Si deve fare qualcosa se si vuole iniziare ad apprendere, noi studenti, e ad insegnare, i professori, in un ambiente più sereno e collaborativo che produrrebbe molti più risultati positivi e permetterebbe di stare in un ambiente che non causi ansia, stress e disagio a tutti noi studenti ma al contrario che accresca in noi la voglia di imparare e che ci permetta di conoscere e apprendere quante più cose possibili».
Anche a scuola le cose non vanno meglio e nella lettera le studentesse sottolineano altri problemi che riguardano l’edificio scolastico: «Caloriferi che non funzionano in parecchie classi, finestre che non si possono chiudere perché rotte e stessa cosa vale anche per le tapparelle. Le lavagne multimediali, che si dovrebbero poter utilizzare in tutte le aule, in molte non vengono sistemate da troppo tempo nonostante i reclami. Nei bagni maschili dell’istituto inoltre, le porte sono quasi tutte rotte o addirittura inesistenti».
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Il rispetto viene prima di tutto dai ragazzi. In DAD si inventanoi cam che non funzionano o dialogano con compagni su Whatsapp mentre il professore spiega o interroga. Fare una DAD con una serie di cam spente e ogni volta sentirsi come ad una seduta spiritica (“Ci siete? Mi sentite?”) motiverebbe un po’ tutti. Se uno pretende rispetto, deve dare rispetto. Questo le studentesse lo sanno?