La protesta di seta di Marvin Gaye

What’s goin’ on fu un disco epocale

50 anni fa la musica

Nel 1971 il soul andava bene così com’era: c’erano degli ottimi performers, le vendite erano buone… perché andare a trasformarla in una musica di protesta? Infatti quando Renaldo “Obie” Benson dei Four Tops propose a Gaye What’s goin’ on – composta dopo aver visto la polizia brutalizzare i manifestanti anti Vietnam a Berkeley – lo trovò interessato, ma entrambi sapevano che non sarebbe stato facile. Non a caso Marvin la incise, la fece sentire a suo cognato Berry Gordy, potente capo della Motown,e si sentì rispondere che era la cosa peggiore che avesse mai sentito. Ma il nostro era testardo e riuscì a pubblicarla come singolo sei mesi dopo l’incisione, a gennaio 1971: successo incredibile e primi posti in classifica. Davanti a quei numeri Gordy si arrese e gli chiese di incidere un album intero. Viene considerato un concept album, sia per la forma musicale, con una sorta di flusso fra una canzone e l’altra, che per le tematiche, che in generale sono centrate sulla disillusione nel ritorno a casa dei reduci del Vietnam, tra i quali c’era suo fratello Frankie. Quindi abbiamo l’eroina (Flyin’ High), la povertà urbana (Inner City Blues)… ma anche inni alla religione, all’ecologia ed in generale al restare uniti per lottare contro le ingiustizie. Disco bellissimo, forse il più importante in assoluto del soul di quegli anni, che dimostrava che la protesta si poteva cantare con la ruvidità di Sly Stone ma anche con la seta di Marvin.

Curiosità: molto strana, purtroppo, fu la morte di Gaye, avvenuta il 1° aprile 1984. Marvin soffriva di depressione ed era tornato a casa dai genitori, nonostante i continui litigi con il padre, un rigido catechista della Church of God. Fu proprio alla fine di una di queste che, pare dopo essere stato aggredito, il padre lo uccise con due colpi di pistola al petto.

LA RUBRICA 50 ANNI FA LA MUSICA 

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Pubblicato il 22 Aprile 2021
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