A Luino disponibilità e sapere diventano ricchezza: come funziona la banca del tempo
Rosaria Torri, attuale presidente dell’associazione, racconta la storia di questa realtà che unisce le generazioni
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La banca del tempo è un vero e proprio ente di credito. Presso il suo sportello non si depositano soldi, non si riscuotono interessi e non viene applicato nessun tasso sui prestiti. Nelle banche del tempo l’unica cosa che si deposita è la propria disponibilità a scambiare prestazioni e saperi con gli altri associati, usando il tempo come unità di misura.
A Luino nel 1998, all’interno del Comune di appartenenza, un insieme di persone si sono unite per dare vita a quella che noi conosciamo come ‘banca del tempo’.
In quegli anni il fermento era grande e la presenza di questa associazione aiutava chi aveva bisogno del così detto e ricercato ‘tempo’. Rosaria Torri, attuale presidente dell’associazione dal 2004, ce ne ha raccontato la storia.
Quando e perché vi siete costituiti?
«L’atto costitutivo risale al 2000. In quegli anni c’era molto fermento, siamo passati in poco tempo dalle famiglie allargate, con molti rapporti di vicinato, a famiglie mono nucleari che si rinchiudevano nel loro appartamento. Un processo che ha portato a non avere più quell’aiuto solidale di prima e molte persone hanno iniziato a soffrirne. Così con la nascita di questa associazione, basata sul mutuo aiuto, si è riusciti, anche se in piccolo, a ritrovare quella dimensione di famigliarità che piano piano era venuta a mancare».
Gli obiettivi iniziali siete riusciti a raggiungerli? O li avete modificati?
«Nel momento stesso in cui le persone si aiutano una con l’altra e offrono il tempo che hanno, lo scopo è già raggiunto. La cosa importante non è dare ma chiedere».
Avete adottato qualche strumento per far fronte alla pandemia e portare avanti i vostri progetti?
«Faticosamente abbiamo continuato lo scambio di aiuto fra di noi, per la spesa, una commissione in farmacia. In tempo di pandemia abbiamo fatto sapere a tutti che, per chi avesse bisogno, eravamo a disposizione, e quando potevamo ci siamo visti all’esterno, mantenendo un minimo di relazione attraverso internet, soprattutto con le persone più isolate».
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Progetti futuri?
«Siamo particolarmente legati a due nostri grandi progetti: “Libri a piedi libero”, che tenta di recuperare tutti quei libri che vengono buttati, al il fine di regalarli, e il progetto “la chiocciola”, un’iniziativa di recupero di mobili usati da donare, poi, a chi ne necessita, in collaborazione con le Caritas Decanali, il GIM, la chiesa metodista Valdese, l’Opar di Germignaga e la cooperativa Agrisol. Il nostro statuto prevede anche questo: promozione della cultura del riuso, del riciclo e dello scambio. Come banca del tempo facciamo parte della Comunità Operosa dell’Alto Verbano e inoltre ci avvaliamo della collaborazione con le reti locali di economia solidale, terre di lago, con i gruppi di GAS e con le filiere del cibo locale, al fine di supportare l’agricoltura di zona.
Prima di questa situazione alcuni ragazzi del liceo e dell’itis sono venuti da noi a svolgere l’alternanza scuola-lavoro collaborando alle nostre iniziative e, l’anno scorso, due di loro hanno creato la pagina della nostra associazione: “bancadeltempo.it”. Ci piacerebbe tornare nelle scuole, ad insegnare alle classi cosa significa fare banca del tempo tra di loro: “Basta una bacheca… uno chiede e l’altro offre”»
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