In macchina da Brinzio a Roma per il Generale ucciso dalle Br, “ricordo quei giorni”

L’arresto delle brigatiste Marina Petrella e Roberta Cappelli, condannate per la morte di Enrico Riziero Galvaligi riaccende i ricordi del sindaco Roberto Piccinelli che rappresentò il piccolo comune ai funerali di Stato

Generica 2020

I corazzieri. Sandro Pertini (Presidente della Repubblica). Nilde Jotti (Presidente della Camera dei Deputati). La basilica dei Santi XII Apostoli stracolma.

«E poi c‘eravamo noi, dopo un lungo viaggio in macchina, partiti da Brinzio, intimoriti dal peso di essere al cospetto delle massime cariche dello Stato. Noi, rappresentanti di un paesino di poche centinaia di anime. Ma eravamo lì per un motivo preciso: portare l’affetto della nostra gente nel cuore ferito dello Stato».

Roberto Piccinelli 73 anni, oggi sindaco di Brinzio, era uno dei quattro consiglieri comunali che si misero in auto già l’ultimo dell’anno di quarant’anni fa quando si diffuse la voce che un commando di brigatisti aveva assassinato a Roma il generale Enrico Riziero Galvaligi che oggi riposa proprio a Brinzio, paese dove visse prima del suo trasferimento a Roma.

Questa mattina, 28 aprile sono state estradate le brigatiste Marina Petrella e Roberta Cappelli condannate per quell’omicidio. Oggi parenti del generale, nel paesino alle porte di Varese, non ce ne sono più: il figlio Pietro vive a Roma, anche lui nell’Arma, anche lui alto ufficiale. Ma Piccinelli, che all’epoca di anni ne aveva 33 ed era da pochi mesi consigliere comunale alla sua prima esperienza e assessore alla scuola, ricorda bene quei giorni. «Un mare di persone presenti in chiesa quando si celebrarono le esequie, il 2 gennaio. Poi il viaggio per riportarlo a Brinzio: altro funerale, venne anche Carlo Alberto dalla Chiesa. Uno strazio».

Il legame col paese non si è mai interrotto. «Ricordo il figlio del generale, era più giovane di me, giocavamo insieme, e il padre anche dopo essersi trasferito a Roma veniva spesso d’estate in vacanza proprio qui a Brinzio. Ora, quando Paolo passa ogni tanto a trovarci lo accogliamo come un nostro fratello».

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Il sindaco Piccinelli (nella foto sopra) ricorda con grande amarezza, col pensiero di un figlio di questa provincia (Galvaligi era originario di Solbiate Arno) che ha dato la vita per lo Stato: «La giustizia sarà magari lenta, ma arriva». Altri commenti, non servono.

«Ho provato purtroppo grande rammarico, quest’anno, per non essere riusciti a celebrare il quarantesimo della morte del Generale qui a Brinzio: eravamo pronti, stavamo preparando il tutto già dall’autunno ma poi il riprendere della pandemia ci ha imposto uno stop. Sicuramente prima della fine dell’anno riusciremo a celebrare la ricorrenza. È giusto he tutti sappiano, e che nessuno dimentichi».

Marina Petrella, classe 1957, deve scontare l’ergastolo con isolamento diurno di sei mesi per omicidio. È stata condannata per l’omicidio del generale Galvaligi, il sequestro del giudice D’Urso, l’attentato al vice questore Simone e il sequestro dell’assessore regionale della Dc Cirillo con l’uccisione dei due agenti della scorta: è stata arrestata in Francia dove viveva  anche Roberta Cappelli (condannata anche per l’omicidio dell’agente di polizia Michele Granato e il ferimento del vie questore della Digos romana Nicola Simone), come pure gli altri estradati Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, , Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti.

Il Generale Galvaligi, braccio destro di Dalla Chiesa, combattè in Grecia durante la Seconda Guerra mondiale e dopo l’8 Settembre non aderì alla Repubblica Sociale Italiana e per questo fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste da dove riuscì a scappare per combattere come partigiano. Nel dicembre del 1980 Galvaligi si occupò di soffocare una rivolta scoppiata nel carcere di Trani per mano di alcuni esponenti dell’eversione armata, una decisione che pagò con la morte: il 31 dicembre 1980 fu ucciso nell’androne del palazzo dove abitava da due terroristi Brigate Rosse che si erano finti fattorini di un corriere espresso, arrivati a recapitare un regalo.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Aprile 2021
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