Metamorfosi urbana: le trasformazioni di corso Moro e palazzo Sciarini, con le sue statue che puntano al cielo
Nona tappa della rubrica di Fausto Bonoldi, che si sposta nel corso racconta i cambiamenti nel centro di Varese
![Metamorfosi Urbana, capitolo nove: Corso Moro e il palazzo Sciarini](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2021/04/metamorfosi-urbana-capitolo-nove-corso-moro-e-il-palazzo-sciarini-1214487.610x431.jpg)
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, nona puntata: Palazzo Sciarini coronato di statue neoclassiche
A differenza del lato destro dell’attuale corso Moro (guardando da via Vittorio Veneto) rimasto immutato e, anzi, valorizzato dai restauri, se si eccettua la Casa Romanò demolita per costruire, agli inizi degli Anni Sessanta, la sede della Standa, il lato sinistro fu completamente abbattuto già alla fine degli Anni Venti.
Nell’area prima occupata dal palazzo all’angolo tra l’allora corso Roma e via Magatti, su cui spiccava l’insegna del Ristorante dell’Orologio, sorse, tra il 1930 e il 1931, il Palazzo Sciarini, progettato dall’ingegner Antonino Mazzoni con l’architetto Aldo Scala.
![Metamorfosi Urbana, capitolo nove: Corso Moro e il palazzo Sciarini](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2021/04/metamorfosi-urbana-capitolo-nove-corso-moro-e-il-palazzo-sciarini-1214484.610x431.jpg)
La scelta di integrare la struttura architettonica con una decorazione plastica, le statue che la sormontano, è il frutto dell’adesione dei progettisti ai dettami del “neoclassicismo milanese”, che mirava all’integrazione tra le arti. Estrema cura è stata posta dai progettisti nel disegno dei particolari.
L’esterno si caratterizza per il confronto tra i volumi concavi e convessi del prospetto d’angolo. I progettisti studiarono anche un adeguato raccordo con la chiesa di San Giuseppe, che s’affacciò su una grande piazza fino a quando, alla fine degli Anni Trenta, lo spazio fu occupato dal monumentale palazzo dell’Inps, progettato dall’architetto Mario Loreti secondo i canoni del Novecentismo di regime.
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