Da qualche giorno ne siamo invasi: chi sono e perché non possiamo che voler bene ai Bibio marci
Puntuale come ogni anno l'appuntamento con questo piccoli insetti preziosi per l'ecosistema
Si chiama Bibio marci o Mosca di San Marco o Mosca di biancospino, è un Dittero, ordine di cui fanno parte anche le zanzare e le mosche.
Il loro nome comune deriva dal fatto che gli adulti di solito emergono intorno a San Marco, il 25 aprile. Anche quest’anno non hanno mancato l’annuale appuntamento, ed è infatti possibile vederne a centinaia semplicemente facendo due passi all’aria aperta, da qualche giorno a questa parte.
Proviamo a cambiare un po’ punto di vista e ad abbandonare l’idea che insetto = brutto/orribile/ fammi prendere una ciabatta. I Bibio marci non possono che procurare simpatia. E tanto rispetto.
Invadono pacificamente il nostro (che poi è a tutti gli effetti pure il loro, eh) mondo per qualche giorno – giusto il tempo di accoppiarsi – e poi addio, kaput, tanti saluti: muoiono tutti. E per un anno non se ne vedranno in giro. Come si fa a non volergli bene?
Due Bibio marci durante l’accoppiamento, foto Parco Pineta Appaino Gentile e Tradate (Facebook)Certo non è proprio una meraviglia doverne magari raccogliere qualcuno stecchito dal balcone, ma che sarà mai rispetto a quello che ci danno loro in cambio? E se vi state chiedendo cosa mai possa aver fatto un dittero per voi, beh la risposta è: tantissimo!
Questi adorabili insetti dal corpicino nero o brunastro allungato, ricoperto di soffice peluria (nulla da invidiare ad un cucciolo di labrador),le antenne corte e rubuste e gli occhioni (sì, hanno gli occhi enormi, anche se oggettivamente difficili da notare) fanno parte del super team degli impollinatori. Praticamente di quella squadra a cui noi, si può proprio dire così, dobbiamo tutto o quasi.
L’impollinazione è infatti quella fase della riproduzione delle piante fondamentalmente per la vita come la conosciamo noi. Senza impollinatori non avremmo la maggior parte di alimenti che conosciamo, morirebbe la maggior parte degli animali e, secondo gli esperti, all’uomo non rimarrebbero che pochissimi anni di vita. Ai Bibio marci, come a tutti gli impollinatori, dobbiamo la vita.
Un bombo intento a fare una scorpacciata di polline, tuffato in una primulaCelebre, e veritiera, la frase (in realtà erroneamente) attribuita ad A. Einstein che recita, «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’umanità non resterebbero che quattro anni di vita; niente più api, niente più impollinazione, niente piante, niente alberi, niente esseri umani.» Detto tutto questo, ai Bibio marci come alle api, ai bombi, ai pipistrelli e a tanti altri animali coinvolti nel miracolo dell’impollinazione non possiamo che dire: «Grazie ragazzi!»
Altra cosa positiva riguarda le larve: vivono sotto terra e sono saprofaghe, mangiano cioè sostanze organiche e contribuiscono alla loro degradazione facendo “rientrare in circolo” sostanze nutritive utilizzate poi dalle piante. Dei veri protagonisti del grande cerchio della vita.
Ora, nessuno pretende che ne invitate una decina a cena, ma il modo migliore per ringraziarli potrebbe semplicemente quello di deporre la ciabatta (vi ho visto) con cui stavate pensando di seccarne uno, guardarli con occhi nuovi – un misto di gratitudine e simpatia – e portare pazienza qualche giorno: tempo di riprodursi e poi spariranno fino al prossimo 25 aprile, quando saremo ben contenti di vederli tornare a compiere il miracolo grazie al quale io sono qui a scrivere e voi a leggere questo, spero piacevole, articolo.
Viva i Bibio marci!
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bellissimo articolo . complimenti