“Studiare l’arte significa trovare la pace”: Jacopo Veneziani a Duemilalibri-Off

La presentazione online di "Simmetrie", di Jacopo Veneziani, in dialogo con la curatrice del museo maga di Gallarate Vittoria Broggini. La videoconferenza è stata organizzata all'interno del circuito letterario Duemilalibri-Off

Jacopo veneziani duemilalibri off

Divulgatore appassionata sui social e in televisione – come ospite a Le parole della settimana di Massimo Gramellini – il dottorando in storia dell’arte alla Sorbona di Parigi Jacopo Veneziani ha presentato il suo nuovo libro, Simmetrie – osservare l’arte di ieri con lo sguardo di oggi, all’interno della rassegna Duemilalibri-Off di Gallarate.

In diretta sulla pagina Facebook del museo Maga, Veneziani ha dialogato con Vittoria Broggini, restauratrice e curatrice del museo d’arte cittadino.

“L’ombra di Iside” apre la rassegna Duemilalibri-Off

«Porgo i saluti dell’amministrazione comunale di Gallarate; l’autore con l’opera si è inserito nella tradizione delle narrazioni che si inquadrano in una storia più ampia. Conoscere l’importanza delle storie dell’arte rispetto alla storia generale lo rende ancora più accattivante. Inoltre, stabilire simmetrie e paragoni comporta un profilo emozionale che è indispensabile per la conoscenza approfondita di determinate tematiche», ha preso la parola l’assessore alla Cultura, Massimo Palazzi, dando poi inizio alla videoconferenza.

Il confronto tra arte moderna e arte contemporanea

Con il suo libro, Veneziani stabilisce delle simmetrie tra artisti lontani nella storia e nel tempo,  «mettendo a confronto le opere d’arte del periodo moderno con quelle della contemporaneità in una sorta di paradosso culturale», ha spiegato Broggini, «con i protagonisti del Novecento si comprende meglio la contemporaneità di Masaccio e di altre figure molto conosciute ma non realmente comprese. Allo stesso modo ci aiutano a superare i pregiudizi che spesso si anno verso i pittori contemporanei», facendo l’esempio dell’accostamento tra Duchamp e Uccello.

«Così come Masaccio e Fontana erano uniti da una riflessione intorno allo spazio, Paolo Uccello e Marcel Duchamp sono uniti intorno a una riflessione su come rappresentare il movimento in arte. Chiaramente Uccello lo fa con gli strumenti a disposizione della sua epoca», ha spiegato Veneziani.

Secondo il dottorando, è più semplice divulgare l’arte moderna, in quanto «apparentemente più immediata e intellegibile. L’arte contemporanea lascia indietro una parte di pubblico, perché con questo suo oltrepassare l’idea di manualità richiede un’iniziazione, di avere un linguaggio in comune con chi la osserva». La seconda, dunque, metterebbe in crisi gli spettatori, disorientandoli.

La divulgazione dell’arte

Simmetrie, nella sua fluidità, chiarezza e immediatezza, si presenta come un libro alla portata di tutti: è aperto a tutti, «da chi ha più dimestichezza e conoscenza profonda dell’arte a chi ne ha meno», ha affermato la curatrice. Non viene certo trascurata, da parte di Veneziani, la lettura critica approfondita in grado di far emergere dei contenuti sia riguardo l’opera che viene analizzata,«sia restituendo l’importanza di certe scoperte e scelte stilistiche gli artisti hanno condotto nel moderno e nel contemporaneo».

L’immediatezza della scrittura di Simmetrie è dovuta certamente al singolare metodo scelto dall’autore: «Il libro è come se fosse il risultato di una persona che parla da sola. Prima di scrivere il capitolo scrivo degli appunti di circa 40-60 pagine e, una volta ottenuto lo zoccolo di informazioni, cerco di dimenticarlo», ha precisato Veneziani, svelando di immaginare di avere davanti una persona normale e non uno storico dell’arte a cui spiegare le opere e gli artisti. «Non essendo un saggio accademico, cerco e spero di dare l’impressione ai lettori di star raccontando loro una storia, nel modo più informale possibile», ha continuato.

«Secondo te che funzione possono avere l’immagine, l’opera, la ricerca artistica e la loro divulgazione?», ha chiesto alla fine l’intervistatrice. «Il mio relatore di tesi afferma che studiare la storia dell’arte a lungo aiuta a trovare la pace. Io all’inizio non capivo, ma credo che lo studio delle opere d’arte e la divulgazione servano a dimostrarci che ciò che consideriamo “altro” non è così altro da noi. Cambiano le forme, i materiali ma spesso c’è un minimo comune denominatore agli artisti, ovvero l’umanità. Forse è vero che ci avvicina all’idea di pace, perché in qualche modo stimola la tolleranza. La vera arte è quella che diventa universale – credo – perché a prescindere dalla sua forma ha un nucleo interpretabile da qualsiasi epoca, e che ha saputo toccare le corde che non sono esclusivamente quelle del suo tempo, ma anche quelle del contemporaneo», ha concluso Veneziani.

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 20 Aprile 2021
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