Alessandro Covi, esordio in rosa: “Caro Giro che emozione: non vedo l’ora”
Il 22enne di Taino che corre per la UAE è pronto per la prima partecipazione alla grande corsa a tappe. "Cunego il mio idolo, quante tappe viste in tv. E mia nonna è la tifosa più calda"
Come si vive la vigilia del primo Giro d’Italia in carriera? Con attenzione, con il giusto equilibrio tra allenamento e riposo, con naturale emozione e con… la nonna «che praticamente è già pronta a guardarmi in televisione: è lei la più grande tifosa della famiglia». Alessandro Covi, 22 anni, ha steso ad asciugare al sole della sua Taino le divise che lo hanno accompagnato negli ultimissimi allenamenti e che finiranno nella valigia da portare a Torino, sede di partenza della corsa rosa, e da lì in tutta Italia per tre settimane da vivere senza respiro.
Covi vestirà i colori dello UAE Team Emirates, la formazione con cui è passato professionista e che ora gli dà una bella opportunità, un passaggio che può essere importante per il prosieguo della carriera. Lui, Alessandro, è pronto per ripagare la fiducia come del resto ha fatto al recente Giro di Romandia: quinto nella tappa inaugurale nonostante venisse da un lungo periodo senza corse. «Quel giorno stavo bene, ho parlato con Hirschi e mi ha detto di fare la volata: ci ho provato e mi sono piazzato».
Il buon Romandia è però alle spalle: adesso si parla del Giro d’Italia. Come ti senti, dal punto di vista “sentimentale”?
«Partecipare al Giro è una grande emozione. Nel 2020 a un certo punto c’era stata la possibilità di essere convocato e mi ero addirittura messo a piangere per la felicità. Quest’anno no, perché il Giro è nei miei programmi da diverso tempo per cui sono più pronto dal punto di vista mentale. Però non vedo l’ora di cominciare».
Qual è il primo ricordo forte che ha del Giro d’Italia?
«Il mio idolo è da sempre Damiano Cunego e quindi i primi ricordi molto chiari sono legati all’anno in cui vinse lui, ovvero il 2004. Io comunque sono appassionato di ciclismo anche al di là delle corse e quindi guardo da sempre le tappe in TV: il Giro è una delle corse che più mi emoziona».
Detto della testa, passiamo alle gambe: come si sente a livello di condizione?
«Vengo da un buon rodaggio al Giro di Romandia: non correvo da tempo per via di un problema fisico ma mi sono trovato piuttosto bene nonostante condizioni meteo abbastanza difficili. Ora vediamo: negli ultimi giorni, a casa, mi sono riposato e ho svolto qualche allenamento leggero. Per stancarsi avremo tre settimane di tempo e sarà un impegno duro».
Leggendo la formazione della sua squadra troviamo un Davide Formolo che può fare classifica e una serie di corridori piuttosto veloci: da Gaviria a Richeze allo stesso Ulissi. Quale sarà il suo compito?
«Senz’altro Formolo è l’uomo che punterà alla generale e secondo me può ampiamente puntare alla top ten del Giro. Poi è vero, ci sono diversi corridori che possono disputare gli sprint: io mi metto tra questi magari in caso di volate ristrette. Spero di avere qualche carta da giocare e comunque sono al servizio della squadra e di quel che mi diranno i direttori sportivi».
Nel gruppo c’è qualcuno che ammira in modo particolare?
«Non un nome preciso, però di sicuro guardo con ammirazione sia i grandi campioni, quelli che in carriera hanno vinto tanto, sia quei corridori che sono ritenuti “grandi gregari”, gente che da tanti anni gareggia nel gruppo dei professionisti. Mi rivedo un po’ in loro, nel senso che mi auguro di seguire la stessa strada. Poi, certo, quando ti capita accanto un Nibali o un Sagan c’è di sicuro una sensazione speciale».
A proposito di campioni, nella UAE Emirates ci sono un certo Tadej Pogacar che nelle ultime due stagioni ha fatto cose pazzesche e un certo Rui Costa che sulle maniche ha la striscia iridata da ex campione del mondo.
«Curiosamente con Tadej non ho ancora corso insieme, perché abbiamo sempre seguito programmi diversi. Con la UAE quindi ci siamo trovati solo ai ritiri, però ci conosciamo bene perché abbiamo la stessa età e fin dalla categoria juniores ci siamo incrociati. Con lui mi trovo bene, il rapporto è ottimo ma d’altra parte è difficile non andarci d’accordo: è un gran bravo ragazzo, oltre che molto forte. Rui Costa invece è stato spesso il mio capitano in corsa, è uno con cui scherzo tanto ma allo stesso tempo ho per lui un grande rispetto visto il campione che è stato e che è tutt’ora».
Torniamo al Giro: c’è qualche tappa che attende in modo particolare?
«Visto che adoro il Giro, mi piacciono tutte e 21 le tappe! Poi è chiaro che quelle che passano più vicine a casa hanno un sapore particolare, soprattutto la terz’ultima che passa sul Mottarone e arriva all’Alpe Mera. Se ci arriverò vorrà dire che avrò quasi portato a termine la corsa e di sicuro mi piacerebbe mettermi in mostra».
In famiglia il ciclismo è lo sport più amato: come stanno vivendo questa vigilia?
«È vero e d’altra parte anche mio zio, Roberto Giucolsi, fratello di mia mamma ha corso da professionista anche se lui non ha mai disputato il Giro, ma ha fatto quella Vuelta che io ho dovuto saltare (lo scorso anno Alessandro è risultato positivo al covid-19 alla vigilia del volo per la Spagna ndr). L’attesa è alta, per fortuna non mi dicono “vai piano”… e comunque mia nonna è la tifosa più grande. Secondo me si è già piazzata davanti alla tivù, accesa su RaiSport, con qualche giorno di anticipo per non perdersi un minuto di trasmissione».
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