Ferrario risponde a Maggioni sull’inceneritore: “Il caso di Busto è paragonabile a quello di Livorno”

La candidata sindaco di 5 Stelle e Verdi risponde all'omologo Pd Maggioni sulla vicenda dell'inceneritore, a margine della manifestazione di sabato dei comitati contro

maurizio maggioni amanda ferrario

Amanda Ferrario, candidata sindaco sostenuta da Movimento 5 Stelle, Noi con Lei e Verdi , interviene a qualche giorno dalla seconda manifestazione contro l’inceneritore, organizzata dai comitati e da Legambiente, svoltasi sabato in piazza Santa Maria a Busto Arsizio.

Due i punti che Ferrario desidera mettere in luce: «In primis il grande successo della manifestazione promossa dai comitati NO Accam e da Legambiente, che hanno riempito piazza Santa Maria, nonostante i timori per gli assembramenti, per difendere la nostra salute nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. Il secondo punto concerne il comunicato del candidato sindaco PD, Maggioni. Nonostante la presenza di alcuni esponenti del PD alla manifestazione di sabato, Maggioni ha inteso polemizzare con le amministrazioni a guida 5 Stelle, a suo dire incapaci di chiudere un impianto di incenerimento dei rifiuti. Gli rispondiamo perché il messaggio, che associa gli inceneritori di Parma e di Busto Arsizio, è sbagliato nella forma e nei contenuti».

Di seguito la ricostruzione dei fatti da parte della candidata sindaca:

Il sindaco Pizzarotti viene eletto nel 2012 e fa partire la raccolta porta a porta dei rifiuti urbani; da anni è lì in cantiere un inceneritore di ultima generazione, voluto dalle precedenti amministrazioni e in gestione a IREN: essendo un progetto discusso ad ogni livello istituzionale e pubblico, con contratti già stipulati, fu impossibile bloccare la sua realizzazione. Entra in funzione nel 2014 con la capacità di 190.000 tonnellate/anno; il 2 febbraio 2016, raggiunti ottimi risultati con la raccolta differenziata, il comune di Parma sigla un aggiornamento di contratto con IREN, società multiservizi che opera in varie regioni italiane, per la riduzione di 60.000 ton/annue in base ad uno “schema di accordo per la tutela ambientale attraverso la gestione sostenibile dei rifiuti nel territorio della Provincia di Parma”.
Pizzarotti viene rieletto nel 2017; nel 2018 l’accordo con IREN viene rinnovato per tutto il 2020 autolimitato a 130.000 ton. annue (quasi un terzo della capienza in meno perché la differenziata funziona) dimostrando che anche in presenza di un impianto costruito con ingente capitale è comunque possibile coniugare le logiche di “tutela ambientale” e “gestione sostenibile dei rifiuti” bruciando meno del previsto, senza timore reverenziale rispetto alla potente IREN, società con ricavi oltre 4 miliardi di Euro (2018) e proprietaria dell’inceneritore.

Non Parma come Busto ma Livorno come Busto

L’esempio più simile a quello di Busto Arsizio, secondo Amanda Ferrario, non è quello di Parma ma quello di Livorno dove il sindaco 5 Stelle Nogarin e il suo successore Salvetti hanno dato seguito ad una politica che ha come obiettivo lo spegnimento.

Assai più simile al “caso Accam” è invece quello di Livorno, dove il 2 maggio 2019 il sindaco cinquestelle Filippo Nogarin annuncia la chiusura definitiva del locale inceneritore a fine 2021, impianto realizzato nel 1973.
Oggi Livorno è amministrata da un sindaco di coalizione di centrosinistra che prosegue il percorso di Nogarin, come si legge infatti nel comunicato del 25 febbraio postato sulla pagina istituzionale del Comune: “Lo spegnimento dell’impianto di incenerimento con recupero energetico di Livorno è in primo luogo legato alla scadenza della sua autorizzazione integrata ambientale (AIA) che arriva a termine nell’ottobre 2023. Scaduta l’autorizzazione l’impianto non potrà più operare. Se si volesse mantenerlo in funzione occorrerebbe presentare una richiesta di nuova autorizzazione che comporterebbe l’adeguamento dell’impianto alle migliori pratiche oggi disponibili.

Gli investimenti necessari ammonterebbero a 10 milioni di euro circa e, se condivisi dagli enti autorizzatori, consentirebbero all’impianto di durare per un altro ciclo autorizzativo della durata di 8 anni. Perché abbiamo scelto di non procedere in questo senso? Il primo problema è dimensionale. Già oggi i costi di funzionamento dell’impianto sono alti. Talvolta addirittura superiori a quelli delle discariche. Dovessimo stanziare altri ingenti investimenti sull’impianto si aggraverebbero le tariffe di funzionamento di ulteriori costi. Tariffe che, tra l’altro, sono già di per sé alte perché l’impianto è piccolo rispetto ai costi fissi generati dalle attuali complessità dell’incenerimento dei rifiuti. Lo spegnimento dell’impianto, in realtà, era già scritto quando alla fine degli anni ’90 si è abbandonato il progetto di costruzione della terza linea. Possiamo aggiungere che sussiste un problema anche localizzativo. Quando l’impianto fu avviato, nel 1973, il sito era in aperta campagna, oggi, quarantasei anni dopo, siamo in piena città. […] Con il nuovo piano industriale abbiamo deciso di concentrarci sull’impiantistica a servizio delle raccolte differenziate, con particolare riferimento all’organico, attualmente trasportato fino in Lombardia, e le frazioni riciclabili secche. Da notare che proprio la frazione organica è quella che in futuro non andrà a diminuire e, anzi, tenderà ad aumentare con la sempre più capillare diffusione della raccolta differenziata”. Oggi a Livorno la raccolta differenziata si attesta al 67 %, come a Busto Arsizio.

L’obiettivo della coalizione di Amanda Ferrario

Obiettivo della coalizione che presenta Amanda Ferrario Sindaca è di far crescere la RD in qualità e in quantità, trattare le frazioni differenziate in loco e di lasciare al tavolo di Piano Regionale dei Rifiuti il compito di affrontare il tema dello smaltimento dell’indifferenziato con criteri di equità e vicinanza.
Fondamentale è per noi evidenziare la scelta convinta di abbracciare i principi dell’economia circolare, di iniziare a mettere le basi per il suo green new deal, delineato anche nel progetto di PNRR. Il messaggio che vogliamo comunicare a tutta la comunità, sia bustese sia dei soci del consorzio di Accam, nonché dei comuni dell’Altomilanese soci di Amga, è che quando è ferma la volontà positiva le soluzioni si trovano.
Bisogna avere come nostro faro la tutela della salute e il vero bene pubblico, piuttosto che costruire parallelismi errati per ottenere titoli ad effetto. Gli elettori saranno giudici delle competenze in materia di programmi per la città, e noi ci dimostreremo preparati come su questo tema specifico.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Maggio 2021
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