“La scuola va rivoluzionata: i ragazzi hanno in mano tutto il sapere del mondo, devono imparare a usarlo”
La dirigente dell'Itet Daverio Casula Nicoletta Pizzato è pronta a un radicale cambio di passo della scuola. Come e quando avverrà? Dipende dai docenti che arriveranno
La sfida dell’emergenza pandemica per la scuola è stata enorme ed è tutt’altro che superata: la strada per il ritorno alla normalità è ancora in salita. Per capire a che punto è la situazione negli istituti del territorio abbiamo iniziato un dialogo con i dirigenti scolastici che possa aiutare a capire quali sono le prospettive di uno dei settori più importanti e vitali per il futuro del nostro Paese.
L’Itet Daverio Casula è un istituto tecnico economico. La dirigente Nicoletta Pizzato ha scelto di adottare formule di alternanza a scuola per classi e non per gruppi classe, dando priorità alle prime in presenza.
Quali sono stati i principali problemi che vi ha creato l’emergenza sanitaria?
Dalla fine del febbraio 2020, il problema principale è stato quello di essere operativi subito con un sistema scolastico radicalmente diverso. Abbiamo cercato di stabilire un ritmo regolare di lezioni e, durante il lock down, i docenti hanno fatto qualche lezione anche al pomeriggio per non lasciare soli i ragazzi. La risposta dei professori è stata ottima: con tutti gli strumenti possibili (whatsapp, aule virtuali, email, Skype) hanno trovato la modalità di mantenere le relazioni. Sin dall’inizio, abbiamo evidenziato un problema di connettività da parte dei ragazzi che abitano in zone del territorio poco coperte. E questo è ancora oggi un limite. L’istituto è cablato e abbiamo una linea potente. Abbiamo implementato il wifi per permettere alla scuola di diventare un grande laboratorio. Uno dei miei desideri, in parte messo in atto grazie agli stanziamenti ministeriali, è stato quello di dotare di un portatile ogni studente: in questo modo possiamo far diventare tutte le aule della scuola un laboratorio.
Ormai, abbiamo bisogno non di strutture ma di tecnologie: la pandemia ha cambiato il mondo di insegnare per cui abbiamo individuato la piattaforma su cui convogliare le lezioni, ma anche le riunioni collegiali, dai consigli di classe, ai consigli di istituto, al collegi docenti. Questa modalità ha grandi pregi: è flessibile, si può fare stando a casa o ovunque si sia. Lo scorso anno l’abbiamo fatta in estate con persone collegate mentre erano in vacanza. Mi auguro che queste modalità si possano mantenere e mi auguro che le modalità si mantengano.
Ha già accennato a problemi di connessione di parti della provincia e siete riusciti a dotare tutti gli studenti di un pc portatile?
Sì, abbiamo distribuito 84 notebook a ragazzi in difficoltà, non solo per motivi economici ma anche per contesti famigliari complessi, con più persone a casa in smart.
Quali innovazioni avete deciso?
Questa è una di quelle scuole che ha acquistato i famosi banchi con le rotelle. Oggi li stiamo usando per garantire il distanziamento ma domani permetteranno una nuova didattica, non più esclusivamente frontale, ma partecipata, dove i ragazzi diventano protagonisti del loro apprendimento e i docenti facilitatori nella scoperta dei saperi. I ragazzi sono nativi digitali ma solo perché hanno sin dall’infanzia in mano uno smartphone. Spesso, però, non sono capaci di utilizzare i device con spirito critico. I ragazzi, con i loro cellulari, hanno in mano il sapere quindi non abbiamo bisogno di riempire le teste di nozioni. Gli studenti hanno bisogno di imparare a selezionare le informazioni, distringuerle, rielaborarle con spirito critico. I banchi a rotelle, su cui organizzare lavori di gruppo, come il “cooperative learning” e altro, sono quelli che ci permetteranno, a fine pandemia, di rivoluzionare la scuola, perché la scuola ne ha bisogno. Deve cambiare il ruolo del docente perchè sono cambiati gli studenti e il mondo attorno. Se rimettiamo in atto la stessa didattica precedente alla pandemia ci siamo persi una generazione di ragazzi.
La scuola è pronta al cambiamento?
I docenti della mia scuola hanno un’età media piuttosto elevata. Negli ultimi tre anni ho avuto numerosi pensionamenti: si sta riducendo a minoranza il numero di ruolo di docenti. Su 13 cattedre di lettere 7 sono di supplenti. L’istituto che dirigo sta cambiando molto la sua parte di docenza. Se a settembre ci saranno nuove immissioni in ruolo, potremmo vedere chi arriva e se saranno pronti a una scuola di tipo nuovo. Se non ci saranno questi nuovi ingressi, avrò un altro anno di transizione, con un corpo non stabilmente impegnato. Questo è un problema di tutte le scuole ma soprattutto della mia. Laddove c’è pensionamento e non ingressi non possiamo programmare a lungo termine perchè è tutto precario. Il futuro dipende da chi verrà. Come saranno i nuovi? Saranno più giovani? avranno studiato strategie didattiche nuove? Sapranno applicarla alla didattica? Noi ora possiamo individuare la programmazione futura, il percorso che vogliamo intraprendere: così chiunque arriverà si troverà avanti un impianto di didattica preciso che può solo acquisire e applicare. I docenti devono cambiare, da una didattica trasmissiva devono adottarne una più collaborativa. Lo studente ha a disposizione tutte le conoscenze ma il docente deve insegnare a reperire i contenuti nella rete, a collegarli, a fare un lavoro di analisi, di critica e di sintesi che, in fondo, con altre metodologie, abbiamo sempre fatto. Prima si faceva con le parole e ora li spingiamo a cercare nella tecnologia. I ragazzi non vanno riempiti di nozioni da ripetere a pappagallo, il mondo di oggi non glielo permette. Dobbiamo sviluppare le soft skills che il mondo del lavoro richiede.
Come sono i rapporti con il territorio?
Noi siamo una scuola storica e abbiamo una rete di rapporti ricca e consolidata. La pandemia ci ha imposto uno stop di attività in presenza nelle aziende. Mi auguro che, a emergenza finita, si riallaccino i rapporti con il tessuto imprenditoriale perchè sono fondamentali. Ora i rapporti sono fatti in modalità virtuale con esperienze on line, conferenze e incontri. Sono importanti, ma l’esperienza diretta sul campo è un’altra cosa.
Ha parlato di materiali infiniti in rete, ma come vengono utilizzati?
Il punto di arrivo è quello di rendere i ragazzi capaci di reperire contenuti ovunque. Ora a occorre selezionare attraverso una selezione certa, a partire dal Ministero, alla Rai , Indire e alle case editrici che hanno messo a disposizione con generosità contenuti già selezionati. In questo momento, i docenti conducono gli studenti nella ricerca mirata perchè costruiscano le loro conoscenze. Penso a Wikipedia che è l’enciclopedia nata “dal basso”. Così mi auguro che la scuola possa arrivare a costruire propri contenuti con i ragazzi protagonisti del sapere. Ci vuole tempo ma sarà il punto di arrivo futuro.
Spazi e ambienti, cambiare le regole dell’organizzazione scolastica è un tema?
Speriamo che si cominci a ragionare anche in modo diverso sulla composizione delle classi. I gruppi di 30 studenti non sono adeguati sia per ragioni di spazio sia per la gestione di una didattica partecipativa che renda i ragazzi protagonisti. Se vogliamo che gli alunni lavorino in piccoli gruppi, dobbiamo abbassare i parametri attuali della composizione delle classi. So che è una questione economica e so che il calo demografico arriverà anche alle superiori: quindi la diminuzione futura degli alunni non sia motivo per alleggerire il corpo docente approfittando dei pensionamenti. Per ora è un auspicio perchè le regole dell’organico sono rimaste identiche.
Scuola aperta questa estate? C’è il tema del recupero degli apprendimenti?
Io non credo al recupero apprendimenti estivi anche perché i ragazzi sono andati a scuola. Il recupero si farà da settembre, stando in classe, con gruppi meno numerosi.
Inoltre, sono certa che i ragazzi grandi non abbiano bisogno della scuola per ritrovarsi, sanno gestirsi in autonomia. Seconda cosa, il recupero degli apprendimenti a giugno c’è sempre stato con corsi specifici: magari si può pensare a una veste nuova di queste esperienze che, secondo me, hanno sempre funzionato poco. Ragioneremo come collegio docenti sul da farsi ma ritengo queste misure penalizzanti per i ragazzi che hanno sempre seguito a tempo pieno. Se, poi, ragioniamo per obiettivi non raggiunti da parte di alcuni, anche questo è un tema che si ripropone ogni anno, è fisiologico. Noi, per esempio, abbiamo i maggiori problemi con le classi seconde dove i ragazzi sono transitati direttamente senza una valutazione degli obiettivi raggiunti in prima.
La scuola è presenza ma potrà continuare anche a distanza?
Mi auguro. Ci sono attività che possono essere fatte benissimo in aule virtuali: abbiamo il corso di certificazione linguistica, programmata al tardo pomeriggio con grande soddisfazione di tutti, perché organizzata con tempi flessibili senza problemi di mezzi di trasporto. Si guadagna tempo, mobilità e comodità. Inoltre, si può pensare a lezioni virtuali per chi è a casa in quarantena o per motivi di salute: collegandosi , non perdono nulla. Possiamo ipotizzare a un alleggerimento dell’orario scolastico mattutino con ripresa pomeridiana, o per attività di carattere elettivo. I progetti di PCTO al pomeriggio sotto guida professore. Questa modalità risolve anche problemi mobilità. La modalità a distanza è efficace ogni volta che i ragazzi sono protagonisti della lezione.
Avete avuto casi di abbandono scolastico
Alcuni sì. Ma non credo siano dovuti alla pandemia. L’istituto tecnico ha una sua storia di abbandoni dopo i 16 anni, finito l’obbligo scolastico e quest’anno non abbiamo registrato numeri superiori alla media. È vero, però, che alcuni studenti hanno sofferto molto la pandemia perché si sono acuite le debolezze psicologiche: alcuni fragili sono rimasti più isolati e li abbiamo seguiti. Altri ragazzi fragili, invece, si sono sentiti più tutelati con la didattica a distanza e hanno superato i propri limiti. Con il ritorno in classe erano più preparati. È troppo semplice generalizzare, ogni ragazzo è un unicum che affronta il suo percorso di crescita.
Avete lo sportello psicologico?
È rimato attivo tutto lo scorso anno per gli studenti, i docenti e le famiglie. Quest’anno, il servizio è stato anche rafforzato grazie ai fondi ministeriali. Noi, inoltre, abbiamo all’interno un gruppo di docenti che si occupa di fragilità. La psicologa è stata a disposizione anche dei genitori che chiedevano di capire come relazionarsi ai propri figli, come gestire il gruppo che si è ritrovato a passare così tante ore tutti insieme. Anche i docenti hanno avuto bisogno di un consulto: tante volte la sensibilità del singolo lo ha spinto a capire come relazionarsi a distanza con ragazzi in difficoltà. Il confronto è stato utile per individuare le strategie migliori nella gestione dei casi singoli o di gruppo.
La gestione della pandemia quanto ha aumentato il lavoro amministrativo?
Esponenzialmente. Da quando è iniziata non esiste più il diritto alla disconnessione. Io e i miei collaboratori siamo sempre disponibili perchè c’è bisogno di avere referenti. Così anche i docenti sono sempre a disposizione dei ragazzi.
Dal punto di vista amministrativo siamo inondati di incombenze amministrative e burocratiche, di monitoraggi continui. Tutti ci chiedono dati, numeri e con modalità diverse. Forse si potrebbe auspicare un’unica piattaforma che metta in rete almeno le diverse agenzie statali che possano poi scambiarsi informazioni senza bisogno del filtro della scuola. Lo Stato ha dato alla scuola molti finanziamenti ma , giustamente, ci chiede una rendicontazione precisa e continua.
A tutta la gestione per la pandemia si aggiunge l’attività di routine e anche lo smart work al 50%. Purtroppo, però, gran parte del lavoro è ancora legato alla carta, abbiamo enormi archivi così chi lavora da casa è limitato.
Avete avuto molti contagi?
Ne abbiamo avuti ma non tanti. La scelta di far venire il gruppo classe ha imposto sempre mascherina. Pochi i docenti positivi e tutti in ambito famigliare tranne in un caso. Abbiamo avuto uno solo studente con febbre a scuola. D’altra parte, i ragazzi me lo dicono che qui è come un carcere: mascherina sempre, abolito l’intervallo, nessuno può uscire dalla classe, si va in bagno uno alla volta, non c’è il bar e anche le macchinette sono vuote. Un sistema molto rigido, ma ho privilegiato la salute.
Come sono i rapporti con le autorità cittadine?
Noi siamo divisi in ambiti territoriali con due referenti. Abbiamo contatti fittissimi con il nostro referente che è il dirigente Consolo. Ci scambiamo informazioni, consigli, pareri. Lo usiamo per stare in contatto e condividere le decisioni che interessano la città come quella dei trasporti e degli orari. Anche il dirigente dell’Ufficio scolastico Carcano è sempre a disposizione per qualsiasi problema.
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