L’abbraccio di Varese a due ragazzi che si amavano
In centinaia alle esequie di Alessandro Merlo e Silvia Malnati. “Vite stroncate da errori umani mossi da avidità ed egoismo”
Due ragazzi con la bellezza della gioventù stampata in faccia, confermata dai dolci sorrisi fissati per sempre sulla carta fotografica: lei di spalle che si volta verso destra, lui di fronte, semi sdraiato che sembra salutare con la mano.
Li hanno prima guardati. Poi carezzati, baciati. E alla fine i ritratti di Alessandro Merlo e Silvia Malnati sono stati presi dai lati dell’altare e depositati sopra le rispettive bare: erano le 14.25 di un giovedì bollente e nella chiesa riservata ai soli parenti stretti e agli amici di sempre già c’era chi non riusciva a reggere il momento.
Dolore troppo forte.
Rabbia sincopata ma decorosa, con quella richiesta di riservatezza fin dal primo momento pretesa dalle famiglie e rispettata grazie anche al comportamento di ciascuno dei conoscenti che si sono stretti a riccio proteggendo queste famiglie dall’insistenza della stampa per un fatto epocale, mai visto nei modi e nelle sembianze di quello che giorno dopo giorno emerge.
Lo hanno ricordato le parole del vicario episcopale monsignor Giuseppe Vegezzi che ha nella sua omelia parlato di «vite stroncate da errori umani mossi da avidità ed egoismo».
E lo hanno provato i parenti, che però, anche nel momento più buio del ricordo sono stati in grado di affrontare con grande compostezza la cerimonia e quanto ne è seguito: la traslazione delle bare all’esterno della chiesa, due, tre applausi liberatori, gli abbracci e le lacrime di un intero quartiere.
Prima ancora nelle ultime battute della funzione religiosa è stato Luca ad aver parlato per tutti, lui che chiama ancora Silvia «sorellina» in una lettera inedita, scritta per un giorno di festa, quello della laurea, un messaggio mai letto perché Luca aspettava il momento giusto, «volevo che fosse perfetto».
E qui con enorme forza d’animo questo giovane ragazzo è riuscito a leggere frasi come «stai diventando una donna bellissima, io sono tranquillo perché a fianco a te c’è Ale, che ti ama alla follia».
Ora tutto questo non c’è più e ogni persona seduta sulle panche di quella chiesa sembrava vivere ogni secondo lo stesso dolore della famiglia. «È una giornata di grande dolore per la città, gli amici e i famigliari. In questo momento emergono sentimenti di ostilità, ma devono prevalere i sentimenti di giustizia, i valori dello stato e delle comunità: solo così si può andare a fondo e ricercare la verità», ha commentato il sindaco di Varese Davide Galimberti, presente alla cerimonia assieme al prefetto Dario Caputo e alle altre autorità civili e militari della città.
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