Liuc e Pallacanestro Varese, alleanza nel nome dei tifosi
Studenti e docenti dell'università, giocatori e dirigenti del club a confronto per consolidare e allargare la base dei fans biancorossi. "Un primo passo verso un accordo duraturo"
L’allargamento della cosiddetta fanbase (il numero di tifosi), la fidelizzazione, la capacità di attrarre il pubblico giovane che, da tempo, mostra un interesse calante verso lo sport e le sue grandi manifestazioni. Problemi comuni e planetari ai quali ogni società e ogni organizzazione è chiamata a trovare soluzioni, basti vedere alle scelte recenti della Formula Uno o – perché no – anche la abortita Superlega di calcio, pensata proprio per via di queste tematiche.
Dalle nostre parti una delle realtà più significative è senza dubbio la Pallacanestro Varese, che vanta una notevole base di affezionati (tra i 2.500 e i 3.000 abbonati negli anni precedenti la pandemia, non a prezzi promozionali) ma che si trova a dover fare i conti con i ricambi generazionali e le nuove richieste da parte del pubblico. Argomenti già ben chiari all’interno della dirigenza biancorossa che, per trovare ulteriori risposte ha scelto di confrontarsi anche con la LIUC, l’università basata a Castellanza dove tra le altre cose è attivo un percorso in management dello sport e degli eventi sportivi e dove si è di recente laureato anche il capitano della Openjobmetis, Giancarlo Ferrero.
Grazie alla spinta di due associazioni, il Leo Club LIUC presieduto da Elisa Katrin Libertella e LIUC Alumni, nei giorni scorsi all’interno dell’ateneo si è tenuto un hackathon – una esercitazione a squadre – teso proprio a sviluppare idee e proposte legate all’allargamento e al consolidamento della base di tifosi della Pallacanestro Varese, anche alla luce dell’impossibilità di frequentare il palasport nell’ultimo campionato e mezzo. Al “Playground Hackaton” hanno partecipato una decina di studenti suddivisi in due squadre nelle quali erano presenti anche una serie di figure provenienti da Pallcanestro Varese e da LIUC: c’erano due giocatori (lo stesso Ferrero e Giovanni De Nicolao), i rappresentanti del mondo biancorosso e alcuni docenti dell’università. L’evento si è svolto in un pomeriggio, quindi anche con tempistiche ristrette per arrivare a un elaborato finale.
«Credo che il format adottato sia stato molto interessante perché ha permesso di mettere allo stesso tavolo tanti attori diversi» spiega il professor Antonio Palmieri, direttore dell’indirizzo Management dello Sport in LIUC e docente di management delle società sportive e governance dello sport. «Giocatori e dirigenti della società hanno portato la loro esperienza, gli studenti hanno apportato idee fresche e innovative mentre professionisti e docenti hanno stimolato il dibattito e fornito i modelli applicati per la gestione dei club sportivi. Sono uscite proposte interessanti anche se è chiaro che questo sia stato solo un punto di partenza per poi andare più a fondo sulle possibilità più interessanti».
«Ora infatti vale la pena pensare a un piano d’azione, costruire due-tre progettualità da portare sul campo e quindi valutare gli effetti nel breve e medio periodo. L’idea è proprio quella di ritrovarci per passare alla fase successiva: creare un format insieme a Pallacanestro Varese e Liuc – è il parere invece di Umberto Argieri, presidente del trust di tifosi “Il Basket siamo Noi”, che ha partecipato all’hackathon – Da parte nostra è stato bello avere un contraddittorio proprio con le persone che fanno parte della fascia d’età alla quale vogliamo rivolgerci. Sentirsi raccontare le cose dai ragazzi ha un grande valore».
Il trust d’altro canto è una realtà che da tempo ha tra le proprie finalità quella di coinvolgere il pubblico nelle attività legate al mondo biancorosso. «L’hackathon è stata un’occasione che va perfettamente nella linea della programmazione che stiamo portando avanti in questi anni. Portare Pallacanestro Varese “dentro” al territorio, tra le persone, le aziende e le realtà di ogni tipo, quindi anche in una università del calibro della Liuc, vista anche la nostra vicinanza con Liuc Alumni. Ed è stata una esperienza importante a livello di format, una “puntata zero” che è piaciuta a tutti».
Negli elaborati finale hanno trovato posto soprattutto soluzioni relative all’esperienza che ogni spettatore deve vivere all’interno del palasport. «Chi va ad assistere a una partita deve vivere un’esperienza unica – spiega il professor Palmieri – fatta sia dalla parte agonistica sia da molti altri aspetti che vanno affrontati prima, durante e dopo l’evento sportivo. È necessario creare un percorso dedicato ma anche avere una profilazione di ogni ospite in modo da offrire quello che più gli può interessare». Il docente ricorda anche come «ci sono diversi segmenti di fan con aspettative e necessità differenti. Bisogna pensare a iniziative mirate a tutti questi segmenti, iniziative personalizzate in relazione ai diversi target e le nuove tecnologie aiutano nel tracciare una profilazione precisa dei fan»
«Anche il rapporto con le scuole di diverso grado è un discorso molto interessante che è stato messo sul tavolo da una studentessa – prosegue Argieri – Pallacanestro Varese ha già da anni attivato questo canale attraverso l’iniziativa “Basket, una scuola di vita” e vale la pena proseguire questo dialogo con gli istituti e costruire un piano di comunicazione e di engagement moderno per intercettare il pubblico giovane e giovanissimo».
L’IDEA: UN “LABORATORIO PERMANENTE INTERNO ALLA LIUC”
L’accordo su queste tematiche nato tra Liuc e Pallacanestro Varese potrebbe anche portare alla costituzione di un laboratorio permanente che possa aiutare la società sportiva a sviluppare la propria fanbase e dare agli studenti della “Cattaneo” l’opportunità di verificare sul campo le soluzioni pensate e studiate sui banchi dell’università. Sia Palmieri sia Argieri – i nostri interlocutori su questa vicenda – concordano sull’utilità di una struttura simile. «Per quanto mi riguarda sarebbe bello che tutti gli studenti della Liuc diventino tifosi della Openjobmetis, una realtà che ha finalità e logiche simili a quelle di un’università». «Mi viene da chiedermi perché non si sia pensto prima a questa soluzione – conclude Argieri – ma è bello guardare al futuro e pensare a come realizzarla».
Intanto proprio Argieri e “Il basket siamo noi” sono pronti a lanciare la partnership con il progetto “Italian District” che verrà presentato alla Enerxenia Arena. Una soluzione innovativa che – promette il presidente del trust – va oltre le necessità del club cestistico ma che attraverso il territorio potrà coinvolgere anche tante altre realtà sportive della provincia.
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