49 anni fa veniva ucciso Luigi Calabresi
Mario Calabresi, il figlio del commissario medaglia d'oro assassinato dai militanti di Lotta continua il 17 maggio 1972 intervista sua madre in un ricordo che tocca quei giorni. “Ci siamo detti cose importanti, che di solito non uscivano dalla sua cucina"
A 34 anni, e sotto casa, il 17 maggio 1972 il commissario Luigi Calabresi venne assassinato a Milano da militanti di Lotta Continua. Erano d poco cominciati gli “Anni di piombo“ con lo scoppio della bomba in piazza Fontana sempre a Milano, il 12 dicembre 1969.
Calabresi era un dirigente della polizia e poche ore dopo lo scoppio dell’ordigno venne portato in questura uno dei sospettati, Giuseppe Pinelli che perse la vita cadendo da una finestra la sera di tre giorni dopo, un fatto che per parte dell’opinione pubblica fu da imputarsi al giovane commissario.
Una campagna d’odio in un contesto crescente di forte lotta politica sfociata negli anni al terrorismo e che portò il Paese sull’orlo del baratro fu il clima in cui maturò l’omicidio del commissario Luigi Calabresi che lasciò la moglie Gemma Capra, incinta, e i due figli, Paolo e Mario, che diventerà noto giornalista e scrittore, e che ha raccontato la storia della sua famiglia nel libro Spingendo la notte più in là. Proprio Mario in un podcast racconta rivive quei momenti in un’intervista alla madre.
Ascolta “Episodio 8: La memoria ha le gambe” su Spreaker.
Scrive Mario Calabresi:
Ho convinto mia madre a farsi intervistare da me, ci siamo detti cose importanti, che di solito non uscivano dalla sua cucina. La notizia dell’arresto di uno degli assassini di suo marito, mio padre, è arrivata mentre stavamo ancora registrando i nostri discorsi. E ha dato un senso più grande al nostro dialogo sul senso della giustizia, sulla memoria, sul tempo che passa e ci chiede di essere capaci di lasciare andare, sull’importanza di avere uno sguardo positivo sulle cose.
Nell’introduzione al suo podcast Luigi Calabresi si riferisce al recente arresto in Francia dell’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, 78 anni tra i fondatori di LC e responsabile del servizio d’ordine del movimento che deve scontare 14 anni, 2 mesi e 11 giorni proprio per l’omicidio Calabresi. L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso il 15 luglio del 2008 dalla procura generale di Milano. il mandato di cattura europeo scade il 9 settembre 2023.
Da wikipedia
L’omicidio Calabresi fu il primo delitto eseguito con la stessa tecnica utilizzata negli anni successivi dalle Brigate Rosse e da altri gruppi di sinistra: nonostante ciò si indagò sugli ambienti di estrema destra, incriminando il neofascista Gianni Nardi, morto in un incidente d’auto in Spagna. La pista Nardi si rivelò falsa. Nel 1988 Leonardo Marino, un ex militante di Lotta Continua, sì pentì e confessò di aver partecipato insieme ad Ovidio Bompressi all’assassinio del commissario, indicando i mandanti del delitto in Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, anch’essi in precedenza militanti e ai vertici di LC. Leonardo Marino è stato condannato a 11 anni di reclusione (pena poi prescritta grazie alla attenuanti generiche), mentre Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri a 22 anni.
Luigi Calabresi è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile.
«Fatto oggetto di ignobile campagna denigratoria, mentre si recava sul posto di lavoro, veniva barbaramente trucidato con colpi d’arma da fuoco esplosigli contro in un vile e proditorio attentato. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere.»
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