Metamorfosi Urbana: c’è un lato di via Morosini scampato al “piccone”
La quindicesima tappa della rubrica di Fausto Bonoldi va in via Morosini
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, quindicesima puntata: Il lato di via Morosini scampato al “piccone”, col palazzo del “campanat”
Non ci sono più gli avventori seduti ai tavolini sul marciapiede di viale Milano e neppure la Birraria Firenze ma, a distanza di circa un secolo, mostra ancora le sue insegne il bar caffè Regina. Anche il palazzo, pure restaurato, è lo stesso.
Sono scampati al “piccone modernista” anche gli eleganti edifici del lato di via Morosini che da qualche anno è abbellito da un filare di alberi, che ha sostituito il filare che un tempo decorava il lato opposto, riedificato nel dopoguerra.
Di particolare pregio il palazzo al numero 17, che fu fatto costruire, in fregio alla sua fonderia di campane, da Enrico Bianchi, il “campanat” che ha fatto risuonare il nome di Varese in Italia e nel mondo.
Di particolare pregio, nell’edificio con i parapetti dei balconi decorati in stile Liberty, il portone affiancato dai due telamoni, che richiamano la facciata barocca della chiesa della Madonnina in prato.
Al “campanat” il 28 febbraio 2019 è stata intitolata la strada di Santa Maria del Monte che dal piazzale Pogliaghi sale verso le Pizzelle. Nonno dello storico dell’arte Silvano Colombo, Enrico Bianchi era nato al Sacro Monte e negli Anni Trenta del Novecento fece dono al campanile del Santuario di tre campane che andarono ad arricchire il concerto della cinque campane in do fuse dai Comerio nel 1791.
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