Per il Molina di Varese l’apertura delle visite alle Rsa è già realtà
Sono cominciate il 18 gennaio scorso le visite ai parenti nel grande istituto di Varese: tampone rapido all'ingresso, una persona per ospite, dispositivi di protezione ma poi colloqui a tu per tu
Dopo l’annuncio del sottosegretario alla salute Andrea Costa, che ha anticipato un emendamento al prossimo decreto che organizza la riapertura ai parenti degli ospiti nelle Rsa, abbiamo provato a chiedere all‘istituto Molina, una delle principali RSA della provincia e la più importante di Varese, con che spirito attendono le indicazioni del Governo.
«Noi in realtà stiamo già facendo da qualche tempo delle visite programmate da parte dei famigliari – Sottolinea innanzitutto il presidente di Fondazione Molina Guido Bonoldi – Sono possibili ogni 15 giorni previo tampone antigenico, che è a nostro carico. Dopo di che l’incontro è a tu per tu nei vari nuclei, con il parente viene vestito dalla nostra organizzazione con mascherina, camice e guanti».
Per il presidente Bonoldi sarebbe opportuno non fare di più: «Finchè il virus circola ancora e buona parte della popolazione non è vaccinata, è un po’ pericoloso prevedere un’apertura senza regole – spiega -. Il vaccino non protegge al 100 per cento la possibilità di infettarsi, anche se ne riduce il rischio, e un focolaio interno sarebbe in questo momento ancora più pesante, in una situazione in cui si stanno accogliendo lentamente dei nuovi ospiti. La nostra procedura è una soluzione intermedia che permette di aprire per quello che è ragionevole fare. Ancora è presto per parlare di visite di compagnia come si faceva prima: nel trend dei contagi ancora non c‘è niente di stabilizzato». Naturalmente: «Noi abbiamo pensato di fare così, ma ci adegueremo al decreto. In assenza di regole precise, abbiamo pensato che questo fosse il metodo migliore».
Del resto, «Stando alle indiscrezioni emerse, sembra che si stia mettendo per iscritto quello che il Molina fa da mesi – sottolinea Domenico Bosso, direttore facente funzioni dell’Istituto Molina – Noi ci aspettavamo dei passi in più e a questi ci stavamo preparando, ma se è quello che si dice, noi non dovremo fare nulla».
«Non stavamo facevamo niente al di fuori delle norme – continua Bosso – Seguivamo i dettami di una circolare di fine anno 2020, che invitava a facilitare le relazioni, demandando però la responsabilità delle scelte alla direzione sanitaria. La differenza è sottile ma sostanziale: quello che verrebbe introdotto ora è un obbligo, con delle precise regole da seguire».
L’istituto Molina ha aperto ai parenti dal 18 gennaio scorso, con una pausa solo nella zona rossa: all’entrata della struttura c’è un punto tamponi dedicato, poi ogni parente – uno solo per ogni ospite – va nel nucleo dove soggiorna il proprio caro, si veste di tutto punto e poi può incontrarlo per una mezz’oretta, o nelle sale comuni del nucleo, se l’ospite è in grado di muoversi, o sull’uscio della stanza, se l’ospite è allettato. Le “finestre” di visita sono, per 40 persone al giorno, dal lunedì al venerdì.
«Al momento abbiamo 350 ospiti, il che significa che ogni 15 giorni abbiamo 350 parenti che entrano in struttura e 50 tamponi da fare – spiega Bosso – Un bell’impegno, anche economico e di organizzazione interna, ma che dà grandi soddisfazioni, sia nella cura degli ospiti sia per il ruolo sociale che ha questo monitoraggio»..
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