Il PoliteAma rinasce e Cortisonici propone una visione internazionale
Voci in platea | PoliteAma In/between è il nome di un progetto della Fondazione Molina. Intervista a Massimo Lazzaroni della cooperativa Totem e Cortisonici
Voci in platea | PoliteAma In/between è il nome di un progetto della Fondazione Molina. Si lavorerà per aprire lo spazio del foyer alla città e la comunicazione avrà un ruolo centrale. Una serie di personaggi varesini racconteranno la loro relazione con il Politeama, la loro visione della cultura e tanto altro. È il turno di Massimo Lazzaroni dei Cortisonici.
Che ricordo hai del Politeama?
«Le mie prime visioni negli anni Ottanta sono state qui. Ho visto Chi ha incastrato Roger Rabbit. Per me che arrivavo dalla provincia vedere il Politeama con le luci, i marmi, mi sembrava tanto Brodway, una cosa eccezionale. Per me era la sala principale di Varese.».
Che valore ha la cultura per una comunità?
«Si parla di cultura anche come elemento di promozione del territorio. Cosa più che lecita e sensata. Credo sia anche l’occasione per cui la comunità si ritrova in vari momenti, incontri, concerti… a me interessano tanto i festival perché le persone si possono vedere prima e dopo gli eventi. È un momento di scambio e nascono anche progetti. Fare cultura vuol dire raccontare, raccontarsi, vivere il proprio spazio. ».
Cortisonici è una esperienza particolare sia per il prodotto che il pubblico. Che importanza ha avuto per la cultura a Varese?
«Siamo alla diciottesima edizione. Per Varese ha riempito uno spazio che non c’era. Nasce da Filmstudio 90 in una città che ha fatto e amato tanto il cinema. Ha dato i natali ha tanti protagonisti. Cortisonici è arrivata come una proposta fresca, giovane e di un cinema emergente. All’inizio lo ha fatto con i cortometraggi offrendo una occasione di visibilità e anche di festa. Un po’ desacralizzando la cultura e i festival come qualcosa di fortemente elitario e rendendola e partecipata con sale gremite e calore».
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Come si inserisce il festival per dare un contributo alla cultura?
«Serve un forte radicamento. Noi facciamo Cortisonici e lavoriamo con le scuole, ma serve una identità che si colleghi alle radici del territorio. Penso al lavoro di Tra Sacro e Sacro monte, alle stesse Nature urbane, si legano alla storia di Varese. Poi serve divertimento e vivacità. Non credo alle cose troppo rigide e formali. La cultura è anche divertimento. L’internazionalità è un altro elemento forte. Siamo provincia, ma abbiamo Malpensa e il confine con la Svizzera».
Il Molina ha lanciato un progetto per iniziare a sistemare il foyer e per questo chiede un aiuto alla città. Come vede questa proposta?
«Il Politeama è un luogo con forte identità. Ha una collocazione particolare è in centro e vicino alle stazioni. Mi piacerebbe si valorizzasse la piazza e la posizione oltre che il foyer. Un luogo di incontro e scambio».
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