Tesi da Roma e Zurigo per i premi di laurea di Federmanager Varese
Andrea Uselli docente dell'Università dell'Insubria e componente della commissione: “Il ponte tra università e lavoro funziona sempre meglio. La qualità di queste tesi ha ricadute positive per il territorio"
«Siamo soddisfatti perché sono arrivate più tesi rispetto al passato e non solo da atenei della Lombardia». Andrea Uselli, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università dell’Insubria, è da oltre cinque anni uno dei componenti della commissione che assegna i tre premi di laurea istituiti da Federmanager Varese. «Quest’anno la risposta è stata più alta rispetto al passato – continua Uselli – ma la vera novità è l’eterogeneità delle università di provenienza delle tesi, tra cui anche quelle di Roma e Zurigo».
I tre riconoscimenti di Federmanager sono ispirati ad altrettante figure di spicco dell’industria varesina: premio “Giuseppe Tanzi“, storico presidente della federazione, destinato a corsi di laurea a indirizzo economico-gestionale. Premio “Ermanno Bazzocchi“, per corsi di laurea in campo ingegneristico, con preferenza per l’aerospaziale, e premio “Santino Pancotti”, destinato a corsi di laurea a indirizzo scientifico. A ciascun laureato vincitore viene assegnato un premio di tremila euro.
Professor Uselli, come spiega questa adesione al premio?
«Dal punto di vista di uno studente, partecipare e vincere un premio di laurea con una dotazione di tremila euro è una bella soddisfazione, soprattutto di questi tempi. A differenza di quanto si pensi, in molti casi i ragazzi che si laureano oggi sono i primi laureati della loro famiglia. Quindi dal punto di vista sociale questo è ancora un traguardo importante e il premio è un primo riconoscimento del percorso fatto».
Mi sta dicendo che l’ascensore sociale non è ancora bloccato del tutto?
«Lo dicono i numeri. I laureati in economia all’università dell’Insubria sia nella triennale che nella magistrale, secondo il rapporto Almalaurea del 2019, sono nell’81% dei casi i primi in famiglia a conseguire una laurea. È una percentuale che deve far pensare, perché stiamo parlando di 350 laureati. Quando si assiste a una tesi in presenza si comprende il significato simbolico di questo passaggio osservando l’emozione dei genitori e ancor più quella dei nonni. È un momento solenne per l’università e per lo studente, ma lo è anche per le famiglie che realizzano il loro sogno di progresso nella scala sociale. Un passaggio che le università sono riuscite a garantire, seppur dietro un anonimo schermo, anche nell’anno della pandemia».
Invece, per quanto riguarda la qualità dei lavori presentati?
«Colpisce molto l’impegno e la serietà con cui questi laureati trattano la complessità nelle tre direzioni indicate dai premi: si passa dai nuovi strumenti e applicazioni per affrontare la gestione aziendale alla complessità ambientale relativa ai livelli di inquinamento delle acque. Sono però le ricadute che possono avere sul territorio il loro vero carattere distintivo, perché dietro questi lavori c’è spesso un’attività di ricerca vera e propria fatta dagli studenti stessi».
Al di là della dotazione dei premi, che cosa altro rende attrattive queste iniziative?
«La mia esperienza mi fa dire che il ponte tra università e lavoro funziona sempre meglio. Questo legame con Federmanager è importante perché parliamo di persone di grande esperienza che conoscono bene le realtà imprenditoriali e possono dunque aiutare i docenti nella parte di progettazione e gli studenti in lavori concreti che possono avere ricadute nelle strategie aziendali o in progetti specifici. Ormai sempre di più in tutte le università, oltre all’ambito della didattica e della ricerca, si sta affermando quello della terza missione che comprende tutto quello che non è più ancillare rispetto alla prime due. Si tratta di un’integrazione di attività che facciamo con le parti sociali che ha importanti ricadute in termini di comunicazione e visibilità territoriale».
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