Varese ricorda Capaci: “Le mafie sono ancora tra noi”
Riflettere e attualizzare quanto è accaduto per capire come è cambiato questo fenomeno criminale. I discorsi del prefetto Dario Caputo e del presidente del tribunale Cesare Tacconi
Tutti gli anniversari, compreso quello della strage di Capaci, corrono lo stesso rischio, ovvero che il ricordo si cristallizzi e non inneschi invece una riflessione sull’attualità. Rischio ancor più pericoloso quando l’anniversario riguarda delitti mafiosi. La cerimonia organizzata dal Comune di Varese, dove c’è una targa dedicata a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e a tutte le vittime della violenza mafiosa, questo rischio non l’ha corso.
Il 29mo anniversario della strage di Capaci, celebrato alla presenza di tutte le forze dell’ordine a cui si sono uniti molti cittadini e politici locali, è stato accompagnato da due discorsi, quello del prefetto Dario Caputo e del presidente del tribunale di Varese Cesare Tacconi, che hanno posto l’accento proprio sulla riflessione e l’attualizzazione di un fenomeno criminale che ha segnato e continua a segnare profondamente l’Italia repubblicana.
Il prefetto Dario Caputo l’anno scorso, alla data dell’anniversario della strage di Capaci, era in servizio ad Agrigento. «Ci si pone di fronte una scelta – ha detto il Prefetto -: fare in modo che queste circostanze siano fonte di ispirazione e guidino le persone a fare qualcosa in favore della cittadinanza e delle istituzioni democratiche. Il pericolo è che come altri eventi anche questo scorra senza lasciare traccia e con una partecipazione sterile. Sono sicuro che qui non sarà cosi. È già avvenuto in passato ma ancora oggi abbiamo la capacità, insieme alle forze dell’ordine e alla magistratura, di sconfiggere la minaccia mafiosa».
« È difficile trovare parole nuove e mai dette – ha aggiunto il presidente del tribunale Cesare Tacconi – ma non è necessario trovarle. Il solo fatto di fermarsi qualche minuto in ricordo di quel giorno e rammentare la ricorrenza a un amico, a un conoscente o a un giovane magistrato, che nel maggio del 1992 aveva pochi anni, è importante perché costringe a un pensiero, a una riflessione, a una preghiera evitando che il tempo scorra sbiadendo quelle morti e le ragioni di quelle morti. Non dimentichiamolo: le mafie operano ancora, sono ben inserite, nel tessuto sociale, hanno una dimensione transnazionale e riescono a mimetizzarsi e perciò sono maggiormente pericolose».
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