Ad Angera l’ultimo saluto a Don Carlo Comotti, “presenza sorridente e grata”
Dall’amministrazione comunale ai rappresentati dell’ospedale e del CVA, in molti hanno voluto partecipare ai funerali del prete per tanti anni al servizio dei malati e del Basso Verbano
Una chiesa parrocchiale gremita e commossa ad Angera per l’ultimo saluto a Don Carlo Comotti, naturalmente nel rispetto delle normative anti-covid. Molte sono state le persone della comunità del Basso Verbano che questa mattina, martedì 29 giugno, hanno infatti voluto partecipare ai funerali del “prete del sorriso”, con i posti occupati anche oltre al sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta: dal sindaco e i membri del consiglio comunale ai rappresentati del CVA e dell’Ospedale Carlo Ondoli, dove Don Carlo ha svolto per tanti anni la propria missione in supporto dei malati e dei più deboli.
«Ho conosciuto Don Carlo a Ranco e all’Ospedale di Angera – il cordoglio che l’arcivescovo Mario Delpini ha voluto lasciare in occasione del funerale. Ricordo con cui è iniziato il rito funebre -. Finché gli è stato possibile, e anche oltre, Don Carlo è stato legato alla comunità dei Guanelliani di Ispra nel servizio di accompagnamento personale, di condivisione e di fraternità. Ha saputo consigliare, ascoltare, perdonare senza pretese e senza risparmio, con pazienza e superando il rischio dell’isolamento e delle ostinazioni per essere presenza sorridente e grata – prosegue l’arcivescovo – Ministro della sofferenza e della consolazione, ora riceva la consolazione che solo il Signore può donare nella sua grazia e vita eterna. In Paradiso non farà rumore, ma non si dimenticherà di nessuno».
Dopo tanti anni di instancabile lavoro al servizio del prossimo adesso Don Carlo riposerà al cimitero del capoluogo di Angera, nella cappella dedicata ai sacerdoti. Non mancherà inoltre una messa in sua memoria, prevista tra circa un mese, a cui potranno partecipare le tante persone impossibilitate questa mattina a causa di impegni di lavoro.
«Giorni sempre intensi a passi piccoli ma veloci, segno di sollecitudine e disponibilità – ricordano i sacerdoti della comunità pastorale Don Pietro, Don Matteo e Don Mario dopo la lettura del Vangelo -. Passi mossi da ardore per il bene, fatti di generosità infaticabile, segnati dall’abitudine a pensare prima agli altri che a se stesso. Per Don Carlo la priorità era sempre chi era nella sofferenza, malato o in difficoltà. Non si concedeva riposo e anche la sua auto mostrava i segni del suo impegno perché quello che ha svolto non era soltanto il suo dovere, era il suo respiro quotidiano, contento di rasserenare le sofferenze altrui».
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