Dimezzato il premio di risultato, sciopero negli stabilimenti Leonardo
Da Vergiate a Venegono, la protesta dei lavoratori tocca tutti i siti produttivi della provincia di Varese: "Eravamo in fabbrica anche nei mesi più duri della pandemia"
Anche a Vergiate, come era già accaduto a Venegono Superiore, i lavoratori di Leonardo hanno dato vita a cortei spontanei all’interno del perimetro della fabbrica per protestare contro il taglio del 45% del premio di risultato. La rsu di Fiom, Fim e Uilm ha proclamato ufficialmente lo stato di agitazione e uno sciopero che si terrà giovedì 17 giugno in tutti gli stabilimenti di Leonardo della provincia di Varese.
IL PREMIO DI RISULTATO DIMEZZATO
Mentre con tutta probabilità – anche se i dati ufficiali non ci sono ancora – la quota del premio, pari al 55% del totale, relativa alla produttività dei singoli siti varesini, è stata raggiunta, a creare problemi sono gli indicatori economici e finanziari a livello di gruppo, legati all’Ebitda, cioè al margine operativo lordo di Leonardo, che nel 2020 è stato di 938 milioni di euro. «Il cancelletto per la liquidazione del premio – spiega la rsu – si apre a 1.350 milioni di euro. Siamo consapevoli, avendolo vissuto sulla nostra pelle, di quanto il 2020 sia stato un anno difficile sul piano sociale, economico, finanziario e produttivo. Però le comunicazioni della dirigenza, che trasmettono compiacimento per i risultati raggiunti, anche a confronto con anni pre-covid, appaiono in palese conflitto con la riduzione del premio di risultato del 2020».
NON SONO POCHI EURO
Non si parla certo di pochi euro: per la divisione elicotteri si tratta di un premio complessivo di 5.650 euro, per il sito di Venegono Superiore di 3.600 euro. Soldi che pesano notevolmente sul reddito annuale lordo di questi lavoratori e sui quali fanno comprensibilmente affidamento. Se dunque dei buoni risultati ci sono stati, nonostante la pandemia, secondo il sindacato ne va riconosciuto il merito ai lavoratori che in assemblea hanno chiesto all’azienda più trasparenza. Insomma, alcune dichiarazioni roboanti della dirigenza sulla tenuta durante l’anno orribile del Covid-19 contrasterebbero poi con una decisione che non tiene conto del contesto particolare in cui hanno lavorato i dipendenti di Leonardo.
«Dov’è la verità?» si chiede la rsu di Leonardo. «Quello che sappiamo con certezza è che nel 2020 i lavoratori sono stati la parte sociale che maggiormente si è fatta carico dei problemi derivati dalla pandemia. Ricordiamoci lo stato d’animo di marzo 2020, gli operai che hanno continuato a lavorare sempre in presenza. Non c’è stata la cassa integrazione, abbiamo adeguato i reparti, modificato i turni e hanno continuato a lavorare, nell’incertezza e nella paura che inizialmente non era superata neanche dai protocolli di sicurezza».
Va ricordato infine che il premio di risultato è previsto da un contratto sottoscritto dalle parti sociali e secondo un antico brocardo latino, pacta sunt servanda, cioè i patti vanno osservati, ovvero rispettati. È una questione di certezza del diritto, un fondamento del diritto civile che in questo caso si scontra con il cambiamento delle condizioni di contesto in cui opera quel patto a causa della pandemia che è un evento eccezionale. Fino a oggi problemi non ce ne sono stati perché è sempre stato erogato, ma il coronavirus, oltre alla vita delle persone, è riuscito a stravolgere anche questo.
La posizione di Leonardo sul dimezzamento del premio di risultato
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