Equilibrio, rispetto dei ruoli, condivisione delle scelte: Adriano Vertemati si presenta alla Openjobmetis
Primo impatto del nuovo allenatore biancorosso con la conferenza stampa all'Enerxenia Arena: "Cresciuto nel mito dei grandi club lombardi: non potevo dire di no a Varese"
Come giocherà la prossima Pallacanestro Varese? «Lo vedremo in base ai giocatori che sceglieremo e lo valuteremo dopo averli visti allenarsi insieme». Con che tempi verrà costruito il roster? «Non ci siamo dati scadenze: alcune sono scritte sui contratti dei giocatori con le possibilità di uscita, altri sono già certi di restare. Abbiamo tempo, non ho fretta di andare in vacanza a luglio: da qui in avanti siamo pronti a lavorare».
Adriano Vertemati detta così la rotta: non una road-map con punti da rispettare a tutti i costi per costruire la nuova Openjobmetis, ma un foglio (quasi) tutto da scrivere senza però lasciare spazio alla improvvisazione. Il 40enne allenatore milanese ha accumulato esperienze di vario tipo: dal settore giovanile principe in Italia (allora: quello di Treviso) al lungo matrimonio con Treviglio fino alla toccata e fuga in Baviera con quel Bayern di Trinchieri arrivato a tanto così dalle Final Four. E oggi si è presentato alla Enerxenia Arena.
«Ho iniziato ad allenare giovanissimo a Milano, a 16-17 anni, e sono cresciuto nel mito delle grandi società lombarde: Varese naturalmente era una di queste e ora quasi non mi sembra vero di essere stato chiamato ad allenare l’Openjobmetis. Pensavo di rimanere a lungo a Monaco ma poi è arrivata la telefonata di Conti e Bulgheroni, che ringrazio, e in me è cresciuta la consapevolezza di non poter dire di no».
Vertemati non respinge l’etichetta di “allenatore dei giovani” ma neppure la sposa al cento per cento: «Credo sia necessario stringere un buon rapporto con tutti i giocatori, non solo con i giovani. Io ho avuto la fortuna di aver allenato il vivaio della Benetton, un’esperienza molto formativa, e poi a Treviglio dove per scelta c’era l’idea di lanciare ogni due anni qualcuno nei campionati senior. Però un allenatore deve far sì che i giocatori si fidino di lui a prescindere dalla loro età. Funziona come per gli insegnanti a scuola: oggi non è scontato avere il rispetto perché ci si siede su una panchina, va guadagnato ogni giorno facendo in modo che le persone si fidino di te. E capiscano che tu sei quello che li conduce».
Sulla squadra che verrà, Vertemati si destreggia bene per non dare punti di riferimento di mercato. Loda il gruppo degli italiani («Godono del mio apprezzamento, è un gruppo idoneo alla Serie A che ha già dato tanto al club l’anno scorso. E il club è stato lungimirante a costruire questo zoccolo duro») parla del colloquio avuto con Scola confermando le intenzioni di ritiro dell’argentino («ma se le cambierà idea non sarò certo io a oppormi. Non sono stupido») ed è pronto a compire le mosse necessarie per costruire il roster.
E poi ribadisce il suo approccio: «Prima di parlare su come giocheremo, dovremo avere tutti i nomi e poi iniziare ad allenarli in palestra. La prestagione serve a quello: io non ho “una” idea di gioco, voglio mettere tutti nelle condizioni di dare il meglio. Poi è chiaro che ci siano dei valori dei singoli, ma sull’etica del lavoro non c’è spazio di discussione. So perfettamente che l’equilibrio, nel basket come nella vita, è la chiave: per questo avremo sì alcune scommesse, giocatori che partiranno da un livello ma andranno portati a uno superiore accanto a uomini che diano maggiori garanzie».
Vertemati con Bulgheroni e ContiInfine due sguardi al passato, uno a Monaco e uno a Treviglio. «La Germania è stata per me una grande esperienza formativa: basti pensare alla disputa dell’Eurolega con il Bayern. Là ci sono una Lega con un’organizzazione di buon livello e un prodotto televisivo ottimo oltre che arene nuove e funzionali, però in generale anche in Italia su molti aspetti siamo preparati e in alcuni, come l’arbitraggio, siamo più bravi. Nel complesso, certe situazioni mi hanno aiutato ad aprire gli occhi come la gestione di una società sportiva vista sempre più come azienda. Qui comunque il mio ruolo è quello di allenatore e resto conscio di essere stato chiamato prima di tutto per quello».
Infine, dal lungo rapporto con Treviglio, Vertemati ha tratto un altro passaggio che può rappresentare bene quella che è la sua filosofia. «Alla Blubasket ho trovato persone serie che non hanno mai messo in discussione il mio ruolo e che con me hanno sempre condiviso i rischi. Non abbiamo mai rinnegato le decisioni durante la stagione: gli errori si possono fare, ma vanno ammessi e condivisi così da trovare insieme una soluzione».
E al netto che sarebbe farne meglio commettere pochi sbagli, sarebbe importante che questa sintonia si sviluppi anche sotto la volta di Masnago.
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