Le indagini sulla funivia del Mottarone, tra rottami e telefonate
Si passa agli "accertamenti irripetibili" su cavo e cabina: oggi primo incontro tra Procura e consulenti. Intanto continua l'analisi dei contatti tra i tre indagati nelle ore dell'incidente
Si riparte dagli accertamenti tecnici, l’analisi dei rottami della funivia: l’inchiesta sul disastro di Stresa – dopo la scarcerazione di due indagati e le polemiche indirette tra procura e Gip – oggi passa da qui.
La procura dovrebbe incontrare il consulente tecnico Giorgio Chiandussi, professore del Politecnico di Torino, nominato nel ruolo di consulente tecnico. Chiandussi dovrebbe fornire al procuratore di Verbania Olimpia Bossi le prime risultanze del sopralluogo del 27 maggio e definire il quadro degli “accertamenti irripetibili”, su materiali del disastro, che si dovrebbero svolgere quando arriveranno le informazioni di garanzia a tutte le persone coinvolte (l’informazione di garanzia serve agli indagati per avere voce in capitolo, nominando propri consulenti).
Gli accertamenti serviranno a confermare l’ipotetica ricostruzione oggi proposta, che vede come causa scatenante del disastro la rottura del cavo traente, evento raro ma non impossibile, divenuto strage – secondo l’ipotesi – a causa della disattivazione del freno d’emergenza, previsto appunto nell’eventualità della rottura della “traente” e reso invece inattivo con gli ormai famosi “forchettoni”.
Nel frattempo la Procura continua il lavoro di acquisizione e analisi delle comunicazioni – chat ed e-mail, oltre a telefonate che risultano dai tabulati telefonici – tra i tre indagati, il capoimpianto Gabriele Tadini (l’unico ancora in carcere), l’amministratore della società Luigi Nerini e il direttore d’esercizio Enrico Perocchio. Si punta ad analizzare in particolare le comunicazione intercorse dopo l’incidente, per capire se ci siano state pressioni reciproche e tentativi di accordo.
Oggi dovrebbero arrivare a Stresa anche gli ispettori della commissione nominata dal ministero delle Infrastrutture, che ha la vigilanza sui trasporti a impianti fissi con una apposita struttura (l’Ustif).
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