I dipendenti comunali di Samarate in piazza: “Chiediamo una svolta”
Calo del personale senza turn over e esternalizzazioni: i dipendenti comunali di Samarate sono scesi in piazza per far sentire la loro voce. La vicesindaca Alampi: "Iniziamo un percorso di condivisione"
«Lavorare negli uffici comunali di Samarate è diventata una condanna, oggi siamo qui davanti al municipio per chiedere una svolta e se non sarà così non smetteremo di chiederla». Questa mattina, mercoledì 28 luglio, molti degli impiegati comunali di Samarate, insieme a Rsu, si sono riuniti di fronte al municipio per ribadire la loro contrarietà all’attuale gestione dell’amministrazione Puricelli.
La situazione degli uffici comunali è da mesi all’interno del dibattito politico, tra la diminuzione del numero dei dipendenti e l’esternalizzazione di parte del nido comunale cittadino.
«È evidente che se la risposta dell’amministrazione non sarà sufficiente noi andremo avanti», ha dichiarato Pino Iursice di Cobas Cub, «non escludiamo che ci saranno altre dimostrazioni più forti, perché così non si può andare avanti».
La difficoltà nel lavoro
Molteplici i lavoratori che hanno raccontato la propria esperienza e le difficoltà che incontrano ogni giorno sul luogo di lavoro. «Tutto ciò sembra voluto», ha raccontato Giuseppe Borrelli, che lavora al Ced, «nel 2019 potevano fare 3 assunzioni all’amministrativo ma hanno rimandato al 2020 e con la nuova legge hanno potuto assumerne solo 1. È una cosa mirata». Borrelli ha poi criticato la scelta del comune di Samarate di esternalizzare i servizi: «Non ci dicono nulla fino all’ultimo e poi, alla fine, ci dicono che esternalizzeranno. Ma lo avevano già in mente».
Teresa Dalessandro lavora da anni all’ufficio protocollo ed è molto preoccupata per la situazione vigente: «Faccio cinque servizi in uno perché non sono in grado di assumere. La mia perplessità – per quanto molti di noi siano di parte – è che, a furia di esternalizzare, i costi sono più elevati che non prendere i dipendenti. Per un cittadino che si rivolge agli sportelli comunali la risposta è immediata, con l’esternalizzazione è più lenta la comunicazione. Perché dovremmo votare un’amministrazione, se non si è in grado di darmi un servizio?».
L’esternalizzazione del nido
La decisione di affidare a una gestione esterna dell’asilo nido comunale “Nidondolo” è sicuramente quella che più preoccupa e fa discutere: è al centro del dibattito politico da fine aprile, quando in commissione è stata presentata questa prospettiva. Nel corso del consiglio comunale di settimana scorsa (lunedì 19 luglio) l’assessora all’Istruzione Linda Farinon e il consigliere delegato al Bilancio Leonardo Tarantino hanno annunciato che una classe sarebbe stata affidata a una educatrice esterna.
In piazza questa mattina c’erano anche due educatrici del Nidondolo, visibilmente preoccupate per le sorti del posto: «Ci dicono che non è vero che esternalizzeranno il nido quando lo chiediamo, che sanno che siamo in sofferenza. Ufficialmente non esternalizzano, danno un pezzettino in gestione. Ma è l’inizio di quello che accadrà nei prossimi mesi».
Hanno poi raccontato le varie difficoltà che incontrano al lavoro da molto tempo: «Al nido siamo sotto di personale da secoli: ci fanno fare i salti mortali, il monte ore è troppo e dobbiamo fare le ferie forzate. Non tengono in considerazione le condizioni disagiate. Non c’è la cura dell’utenza, non c’è informazione nei servizi o comunicazione; arrivano e ti comunicano la decisione calata dall’alto».
“Pensiamo a un percorso più condiviso”
All’assemblea in piazza è arrivata la vicesindaca e assessora ai Servizi Sociali Nicoletta Alampi, in rappresentanza dell’amministrazione: «Siamo arrivati qui per scelte del passato. Sono al vostro fianco, sentiamo sempre i disservizi. Perché non dovremmo avere interesse a far funzionare bene il comune? Siamo in una situazione difficile», ha affermato.
Il confronto tra Rsu, dipendenti e assessora AlampiFabrizio Digiovanni, di Rsu, ha esposto la situazione: «Sono anni che chiediamo assunzioni a seguito di pensionamenti, c’era la possibilità di farlo e. ora ci viene detto che per il decreto nuovo non si può fare. Oggi siamo al risultato di scelte politiche fatte negli ultimi 10-12 anni. Non vediamo mai un rispetto verso i laboratori, negli ultimi dieci anni l’amministrazione ha sempre fatto la scelta più economica per sé stessa». Secondo il sindacato è un insieme di scelte politiche, «che ora stiamo pagando».
Quali sono i piani per il futuro? «Tutte le richieste per un confronto costruttivo non sono state rispettate, alcuni coordinatori non hanno rispetto umano nei confronti dei lavoratori. Poi c’è il problema della sicurezza, non state facendo investimenti. Come lavoratori siamo arrivati al limite: non siamo più disponibili a sostenere questa situazione. O l’amministrazione recepisce le problematiche di lavoratori che lavorano bene da anni o noi andremo avanti. Le chiediamo di impegnarsi e di dare segnali positivi venendo incontro ai lavoratori a nome della amministrazione».
Alla fine Alampi, a nome dell’amministrazione, ha preso l’impegno di confrontarsi con i colleghi in giunta, specialmente l’assessore Luciano Pozzi: «Prendo questo impegno di darvi delle risposte o per iniziare un percorso insieme. Non lasciamoci da soli a vicenda. Vogliamo iniziare un percorso insieme più rispettoso, essere presenti come amministratori alle vostre richieste, ci volete sentire più presenti e un percorso più condiviso».
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