“In quarantena a 14 anni a Malta, siamo in pensiero per loro”

Intervista a uno dei genitori in attesa di notizie da La Valletta: la speranza è che «Il governo maltese consideri l’eccezionalità della cosa e permetta di far tornare a casa chi ha un tampone negativo»

Isola di Malta

Doveva essere la loro prima esperienza – controllata e sicura – fuori dal nido di casa, ma si è rivelata un incubo la vacanza-studio delle quattro giovanissime varesine a Malta, chiuse da venerdì in hotel. 

Siamo riusciti a raggiungere i genitori di una di loro, per farci raccontare la situazione: per rispetto alle giovanissime ragazze coinvolte, non citeremo i loro nomi.

«Mia figlia quattordicenne è partita domenica scorsa con altri 19 ragazzi da Linate con un tour operator che organizza vacanze studio. Una vacanza rimandata da un anno, e che ha subito tre variazioni di destinazione: prima a Londra, poi in Irlanda e infine a Malta, destinazione proposta dalla compagnia perchè più sicura» Spiega la mamma di una delle quattro giovani varesine in quarantena nell’isola. Il 4 luglio erano partiti in 20 da Linate con air Malta, dopo aver fatto il tampone, ovviamente negativo, nelle 72 ore precedenti, come da prescrizione delle autorità maltesi.

La vacanza va come previsto fino a giovedì: le giornate dei giovanissimi sono scandite dalle lezioni mattutine, dai laboratori e dalla vita di college. «Il venerdì mattina ricevo una telefonata dalla tutor di mia figlia e da mia figlia, in lacrime – racconta – Mi spiegano che verrà divisa dalle ragazze con cui dormiva e spostata in un’altra camera per rimanere in quarantena con altre tre ragazze, più o meno della sua età. E da li è cominciato l’incubo»

Dei venti partiti dall’italia, 10 riescono a fare un tampone negativo e ad essere rimpatriati. «Ma mia figlia e le altre ragazze sono considerate un “contatto diretto” del contagiato perchè stavano nella stessa classe, anche se proveniva da un altro tour operator e dormiva in un altro hotel. E perciò sono state fermate e messe in quarantena, senza fare alcun tampone, perchè la normativa maltese prevede che chi viene messo in quarantena ci resti 14 giorni prima di farlo».

Le ragazzine però sono giovanissime, e la prospettiva di rimanere chiuse in una stanza in un paese straniero per 14 giorni le mette in crisi: «Per noi è durissima sentirle di umore instabile, anche se sono brave e cercano di reagire: sono state loro le prime a scrivere all’ambasciata italiana a Malta per chiedere di fare al più presto il tampone, hanno persino cercato di comprare libri su amazon o prenotare un delivery per mangiare qualcosa al di fuori dal cibo standard di questo tipo di viaggi. Ma non è stato possibile: il delivery nell’hotel non arriva, e Amazon non consegna fino a fine luglio».

Cosi le ragazze, che fortunatamente non hanno alcun tipo di sintomo – anche perchè potrebbero essere tranquillamente negative – e stanno bene fisicamente, devono farsi forza dal punto di vista psicologico, senza nemmeno l’aiuto del wifi. «Quello che ci spaventa di più è che loro avrebbero il viaggio di ritorno il 18 luglio, ma la quarantena finisce il 22, e il rischio è che facciano, chiuse in un hotel lontano da casa, un periodo ancora più lungo di quello preventivato».

La speranza invece è che: «Il governo maltese consideri l’eccezionalità della cosa e permetta i tamponi in anticipo rispetto ai 14 giorni richiesti, consentendo poi a chi risulta negativo di tornare al più presto a casa».

Un primo passo, nella giornata di oggi è stato fatto: alle quattro giovanissime è stato fatto un primo tampone. Potrebbe essere un buon segno per la risoluzione della questione, ma ancora non è certo. Non si sa altro infatti su quello che un eventuale esito negativo potrebbe produrre nelle decisioni del governo di La Valletta, e i genitori restano in trepida attesa.

Al momento sono circa 130 i ragazzi italiani in quarantena a Malta, pressocchè tutti minorenni.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Luglio 2021
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