Il suono di Odwalla protagonista a Gazzada Schianno per “Musica in Villa”

All'interno del programma della rassegna estiva, domenica 25 luglio a Villa Cagnola si esibirà la formazione di soli strumenti a percussione

odwalla musica in villa

Nella produzione discografica di Odwalla, formazione di soli strumenti a percussione di scena domenica 25 luglio, alle ore 21, a Gazzada Schianno (ingresso libero con prenotazione obbligatoria: https://prolocogazzadaschianno.it/event/) c’è un brano che racconta una storia fantastica: “Il cappellaio matto”. E’ lui, al festival della canzone organizzato dalla Regina di cuori ne “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, a mortificare e “ammazzare” il Tempo con un’esibizione dagli esisti disastrosi. E questo, offeso, si ferma.

In Odwalla, che gioca per contrapposizioni e contrappunti, accade il contrario: il flusso sonoro offre agilità al passare dei minuti benedicendoli con l’acqua santa del ritmo.

Fondata nel 1988 da Massimo Barbiero, artista di punta internazionale che amalgama culture e dialetti musicali dall’Europa all’Africa, questa tribù di corpi alati (tanto sono leggiadri musicisti e ballerine nel rincorrere il ritmo o nell’anticiparlo) nasce a Ivrea ma ha radici profonde nel territorio varesino.

E’ qui che più di trent’anni fa Peppo Spagnoli, storico fondatore della Splasc(h) Records di Arcisate, decide con entusiasmo di produrre il primo disco dell’ensemble: “Schiuma d’onda”. Ed è un successo immediato, perché Odwalla è un gruppo jazz d’avanguardia, è un ensemble classico, è un collettivo etno. Un agglomerato unico in Italia nel quale non c’è solo il seme antico del suono, ma anche il seme di una musica che è figlia delle diversità. Da Igor Stravinsky a Edgar Varèse – l’ingegnere che ha portato le trame ingegneristiche nella composizione, nei primi anni del 1900 – dall’Art Ensemble of Chicago a Max Roach con il suo M’Boom, Odwalla è un continuo fiorire di tradizione e progresso.

Complice la sensibilità di Angelo Carabelli, direttore artistico della rassegna musicale di Gazzada, domenica 25 Villa Cagnola accoglierà un “rito ancestrale” (questo il titolo della performance) che mette in rapporto diretto fra loro i sensi umani secondo le leggi di Madre Natura: si ascolta, si guarda, si respira e si balla. Non semplicemente uno spettacolo, quello offerto dal collettivo, ma un’esperienza totale nella quale lo spettatore si immerge in un immenso quadro colorato che somiglia ad un film senza pellicola. Un’esperienza fisica dove “la musica è sorgente di danza e la danza dà impulso alla musica”: così si celebrano il movimento, il ritmo e il battito cardiaco alternando momenti lirici e dolci ad episodi potenti quasi di matrice archeologica, dove il tempo perduto apre le porte al tempo che verrà.

Massimo Barbiero (marimba, vibrafono e percussioni), Matteo Cigna (vibrafono e percussioni), Stefano Bertoli e Andrea Stracuzzi (percussioni), Cheikh Fall (djembèe kora), Gaia Mattiuzzi (voce), Gloria Santella e Giulia Ceolin (danza) sono i profeti di una musica che non ha confini (si passa dalla canzone alla nenia tra il contemporaneo-colto e il popolare) e che non si esaurisce nel momento stesso della sua esecuzione. Una pulsazione che si fa ricordo indelebile perché questi suoni sono tanto moderni quanto primitivi proprio come lo è “La sagra della Primavera” di Stravinsky. Non a caso un punto di riferimento per un Massimo Barbiero che, ancora giovanissimo, se ne innamora fino a trasformare quella partitura in un punto di riferimento dal quale entrare ed uscire attraverso la sua idea di arte “globale”.

Musica in Villa a Gazzada, il festival di Sanremo della musica classica

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Pubblicato il 22 Luglio 2021
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