Un fiume di fango e detriti, un’altra mattinata di passione a Luvinate
Il sindaco Alessandro Boriani allarga le braccia e guarda verso la montagna sconsolato: "Erano in corso i lavori per evitare questi disastri, ne servono altri, aspettiamo risposte dalla Regione. Andiamo avanti"
“Il Tinella è uscito ancora, non uscite di casa”. Il messaggio del sindaco di Luvinate Alessandro Boriani è arrivato intorno alle 9.30 di mercoledì 29 luglio dopo ore di forti piogge. Un’altra mattinata di passione per il piccolo paese martoriato dal maltempo e costretto a pagare le conseguenze dell’incendio che ha devastato il Parco del Campo dei Fiori del 2017.
Da allora ogni volta che piove in maniera un po’ più consistente del normale dalla montagna viene giù di tutto: sassi, rami, alberi, fango e materiale vario che occupa strade e rende impraticabile la circolazione. Chi abita in questa zona si rimbocca le maniche e prende guanti e pala per liberare ingressi e cantine da acqua e terra: “Non è mai venuta giù prima”, dice una signora decisamente arrabbiata. Certo: non è mai venuta giù prima perché prima dell’incendio c’era il bosco a fare da argine e fermare la furia del torrente, che si riempie ed esce dagli argini travolgendo tutto quello che trova. La forza del Tinella che corre a bordo strada è impressionante, gonfio e rabbioso dopo poche decine di minuti dalla fine dell’acquazzone che lo ha fatto uscire dal suo letto.
La macchina del Comune, insieme alla Protezione Civile e ai volontari, si è messa in moto subito, con una prontezza encomiabile, frutto (loro malgrado) dell’esperienza. Le ruspe hanno liberato la strada, le persone in difficoltà sono state raggiunte e aiutate, la strada è stata rimessa in sesto.
Sul posto il sindaco Boriani guarda verso l’alto con sguardo rassegnato: «I lavori erano in corso, 400 mila euro stanziati per fermare l’acqua e il fango a monte. La pioggia però è arrivata prima. Andremo a vedere come sono messi i cantieri appena possibile. Di sicuro questo è molto meno di quello che è successo un anno fa a settembre – dice il primo cittadino -, segno che le vasche un po’ del loro lavoro lo hanno fatto. Serve fare altro e abbiamo presentato progetti in Regione per altri 600 mila euro, aspettiamo e speriamo che non succeda più. Quello che possiamo fare lo facciamo, il meteo non lo possiamo controllare. Ora ripristiniamo tutto, ricreiamo gli argini e andiamo avanti».
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