Aggressione a Ponte Tresa: prima ha spinto l’agente a terra e poi ha estratto il coltello
Emerge qualche particolare in più sulla dinamica dell'aggressione di questa mattina nella cittadina lacustre. Il poliziotto che ha sparato ha temuto per la vita della collega

È un marocchino classe 1992, senza documenti e sbarcato in Sicilia dopo uno dei tanti viaggi della speranza nel Mediterraneo nel 2016, il 29enne che questa mattina (giovedì) è rimasto ferito a Lavena Ponte Tresa da un colpo di pistola all’addome sparato da un agente della Polizia di Frontiera di Luino guidata dal vice-questore Gianluca Dalfino. Il ferimento è avvenuto in seguito ad un tentativo di aggressione da parte dello straniero con coltello nei confronti della collega di pattuglia.
La storia dell’aggressore in Italia non è facile da ricostruire e qualcosa si desume dai piccoli precedenti emersi dalla banca dati interforze che lo collocava in Piemonte fino a qualche settimana fa, dove era stato protagonista di un’aggressione che ne conferma l’indole violenta.
Ora è piantonato in ospedale a Varese dove i medici lo hanno stabilizzato (non è in pericolo di vita) mentre il sostituto procuratore Luca Petrucci ha aperto un fascicolo per tentato omicidio a suo carico. Ancora da valutare la condotta del poliziotto che ha sparato.
Emerge, nel frattempo, qualche particolare in più sulla vicenda. L’uomo avrebbe reagito quando l’agente donna della pattuglia lo avrebbe fermato chiedendogli i documenti: prima ci sarebbe stata la spinta del marocchino che l’ha fatta cadere a terra poi, dopo che questa è riuscita a rialzarsi, lui avrebbe estratto da una delle borse che aveva con sè un coltello da cucina con una lama lunga 26 cm e si sarebbe nuovamente scagliato contro la poliziotta. A quel punto l’altro agente che era con lei e che fino a quel momento aveva cercato di contenere e riportare il marocchino alla calma, ha estratto l’arma e ha sparato un colpo.
Resta da capire il perchè di una reazione così violenta ad una semplice richiesta di documenti: sono in corso ulteriori accertamenti sul suo stato psichico ma non è da escludere che l’aggressore fosse sotto effetto di qualche sostanza.
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