“I bambini di Chernobyl puniti dalle sanzioni economiche contro la Bielorussia”
L'appello di Emilio Vanoni, presidente del Comitato Cernobyl di Induno Olona, perché cessino al più presto le sanzioni decise dall' Unione Europea
Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata da Emilio Vanoni, presidente del Comitato Chernobyl di Induno Olona.
E’ ormai passato un anno dalle contestate elezioni del Presidente della Bielorussia e che hanno causato nei mesi successivi grandi manifestazioni pacifiche di protesta. Premetto che condivido totalmente tutte le critiche espresse dalla Unione Europea contro l’attuale Presidente della Bielorussia Aliaksander Lukaschenko, uno degli ultimi dittatori dell’Europa per la sua politica di repressione contro la libertà e i diritti fondamentali dell’uomo, che ha fatto arrestare in modo arbitrario centinai e migliaia di dissidenti che avevano manifestato per diversi mesi nelle più importanti città. Ma mi faccio anche interprete di tanti comitati Chernobyl e promuovo questo appello perché cessino al più presto quelle sanzioni economiche partorite dalla Unione Europea e che hanno prodotto solo danni alla popolazione e soprattutto hanno causato la sospensione di tutti i voli umanitari dei Bambini di Chernobyl in Italia e in tutta l’Europa.
In particolare vanno rimosse quelle sanzioni che stanno provocando una crisi economica, (per esempio i voli aerei) e lasciate quelle contro coloro che si sono macchiati di atti criminali contro tutte le persone innocenti arrestate ingiustamente, comprese le sanzioni contro Aliaksander Lukaschenko. Questo dimostra che lo strumento delle sanzioni economiche contro una nazione, non solo non produce un allentamento delle misure repressive dei diritti umani, ma alla fine fornisce un alibi al regime dittatoriale e si ritorce contro la popolazione più povera e più umile del paese, costretta a pagare colpe che non sono sue. Per tutte queste ragioni, chi scrive, forse anche a nome di tante le famiglie che hanno ospitano i Bambini di Chernobyl in questi anni, chiede che vengano sospese quelle sanzioni economiche che vanno contro la popolazione della Bielorussia anche per non mandare in fumo quel patrimonio di solidarietà che si è costruito in questi decenni. Nei confronti del Presidente Lukashenko e del suo governo occorre un approccio più pragmatico e di dialogo che possa portare ad un allentamento delle misure repressive e non fornisca l’alibi per una ulteriore limitazione delle libertà individuali come sta avvenendo in questo momento.
L’Unione Europea deve dare un segnale di amore verso la popolazione della Bielorussia, costretta a convivere con questo sistema dittatoriale senza promuovere quelle particolari sanzioni che vanno contro il suo popolo e che ora colpiscono anche i soggetti più deboli, come i Bambini di Chernobyl.
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