Chicca Macchi lascia il basket: “Un viaggio magnifico a perdifiato”
La lettera di addio alla pallacanestro giocata della grande campionessa varesina, 42 anni e 9 scudetti: "Lascio in punta di piedi, ma nel mezzo è stato un uragano". L'omaggio della FIP

Nove scudetti, otto coppe Italia, una Eurocup, un’infinità di presenze in Nazionale e la soddisfazione di essere stata tra le prime europee a scendere in campo nella NBA femminile. Con questo palmares irripetibile alle spalle, Laura “Chicca” Macchi ha deciso di salutare il basket giocato. (foto FIP)
Classe 1979, 1,88 di altezza, varesina “doc” («nascere a Varese e non giocare a pallacanestro è un sacrilegio» ricorda nel momento del ritiro), Chicca Macchi è diventata con il passare degli anni una vera e propria leggenda dei canestri tricolori. Dopo gli esordi, giovanissima, nella Città Giardino che in quegli anni aveva anche la sua bella squadra di Serie A femminile, l’ala azzurra ha vestito alcune delle maglie simbolo di questo sport.
Prima la nerostellata Comense, con i primi due scudetti della carriera all’alba del millennio, poi addirittura le Sparks, la versione femminile dei Los Angeles Lakers agli ordini di una leggenda NBA come Michael Cooper. Il ritorno in Italia a Ribera e quindi la lunghissima esperienza con la Famila Schio: con le venete anche la soddisfazione di alzare un trofeo europeo, nel 2008. Napoli e Venezia le ultime tappe di un cammino concluso con una bella lettera che pubblichiamo di seguito.
A onorare il passo di addio della carriera di Macchi, anche la Federbasket, la cui maglia da gioco è stata vestita per tanti anni dalla campionessa varesina. «Col tuo talento sei stata di ispirazione per tante e tante ragazze che seguendo le tue orme si sono avvicinate alla pallacanestro – ha scritto il presidente della FIP, Gianni Petrucci – Il tuo amore per il basket e per la maglia Azzurra non sono mai stati banali».
«Tutti sognano il finale perfetto.
L’ultima apparizione sul parquet, magari con una vittoria importante e avvolti dall’entusiasmo di tante persone. Se non ci fosse stata una pandemia chissà..
Si dice che la bellezza di un viaggio non è il punto di arrivo ma il viaggio stesso. Bene, per me è stato così. E ne sarò grata per sempre.
Perché il mio viaggio è stato magnifico. Nel bene e nel male, sempre vissuto a perdifiato.E quindi ci siamo.
Ci tenevo a ringraziare tutti, dopo 30 anni esatti di basket, da chi mi ha introdotto al basket, perché nascere a Varese e non giocarci è un sacrilegio, a chi ha gioito con me fino all’ultimo giorno della mia carriera.
Oggi esco dal campo in punta di piedi, esattamente come ci sono entrata… ma nel mezzo c’è stato un uragano. Vittorie, sconfitte, delusione ed esaltazioni. Città, paesi, continenti, Aerei, treni, bus, hotel.
È stato un onore condividere questi magici anni con ogni persona che con me ha percorso anche un piccolo tratto di questa strada.Il basket mi ha dato tanto, mi ha fatto diventare una donna. Mi ha fatto incontrare una persona meravigliosa con la quale condivido la vita.
E grazie alla mia famiglia, che c’è sempre stata. Sempre. Incondizionatamente.E a te papà Giorgio, il ringraziamento più grande.
Sei stato le mie gambe e la mia testa quando credevo di non farcela.
Il mio faro quando mi perdevo, il mio bastone quando mi montavo la testa.
Il tuo fischio sugli spalti era la mia sveglia. Spero di averti reso orgoglioso.Buon Basket a tutti.
Ad maiora».
Laura Macchi
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