“Competere, impegnarsi, crederci”: le parole chiave di Tom Barrasso per i nuovi Mastini Varese

Intervista al nuovo allenatore giallonero (e leggendario portiere NHL): «Focalizzato a creare un grande gruppo di uomini e di giocatori. L'assenza del palaghiaccio è un problema per i tifosi ma non deve esserlo per la squadra»

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Il mondo dell’hockey varesino è ben più ampio della prima squadra che, anche nella prossima stagione sportiva, parteciperà al campionato di Italian Hockey League. Per questo il nuovo tecnico dei Mastini, l’americano Tom Barrasso, non ha voluto perdere neppure un giorno della sua nuova avventura e, in attesa di confrontarsi con i giocatori senior, ha raggiunto la Val di Non per partecipare al camp della formazione under 13. Una presenza “pesante” per i giovani gialloneri e per i loro tecnici, che al palaghiaccio di Fondo hanno avuto l’occasione di essere allenati da una vera e propria leggenda di questo sport.

Bostoniano, di classe 1965, Barrasso è stato uno dei portieri più forti della sua generazione: è arrivato in NHL a soli 18 anni, ha subito vinto il Vezina Trophy (quello assegnato al miglior portiere della Lega) e quindi ha conquistato due volte la Stanley Cup con la maglia dei Pittsburgh Penguins (1991 e 1992) per poi mettersi al collo l’argento olimpico a Salt Lake City con la maglia degli USA. Diventato allenatore, Barrasso ha già fatto esperienza in Italia con la Valpe e con l’Asiago dove ha confermato la sua indole di vincente: con i piemontesi ha vinto la Coppa Italia 2016, con i veneti la Alps Hockey League nel 2018. Ora l’avventura giallonera, cominciata in questi giorni dando una mano ai ragazzini, con le idee molto chiare su quel che sarà la stagione dei Mastini, come spiega lui stesso a VareseNews in questa intervista rilasciataci a Fondo in Val di Non.

Coach Barrasso: l’Italia nel destino a partire dal suo cognome.

«Già, la mia famiglia è originaria di Napoli da dove mio nonno paterno partì nel 1919. Quando ero un bambino ho fatto ritorno in Italia in occasione di alcune festività religiose, perché la mia famiglia era molto legata a queste tradizioni. Poi sono tornato per lavorare da allenatore e ora eccomi a Varese».

A Varese dove – ed è la prima difficoltà – in questo momento non è disponibile il palaghiaccio. Quanto inciderà questa situazione sul vostro lavoro?

«È sicuramente un problema per i tifosi, perché loro vivono in città e dovranno fare più fatica per seguire la squadra a Milano. Per noi, intendo staff e giocatori, però, questa cosa non deve fare alcune differenza: mi viene quasi da sorridere pensando che sia considerato un problema. Abbiamo un posto dove allenarci, un posto dove giocare e così faremo».

Il club le ha dato un obiettivo per questa stagione?

«No, la società non mi ha dato un obiettivo preciso ma ciò non significa che non ne avremo. Quello primario sarà far diventare i ragazzi a mia disposizione un gruppo di uomini migliori, di persone prima ancora che di giocatori. Io no so quale sarà il nostro futuro al di là di quest’anno, quindi voglio lasciare una eredità solida per la stagione successiva, che io ci sia o meno. Voglio che si riesca ad accrescere la competitività della squadra».

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Tom Barrasso, a destra, con l’autore dell’articolo

Lei ha già esperienza dell’hockey italiano: conosce i giocatori che avrà a disposizione a Varese?

«Quando ho lavorato in Italia non ho mai allenato in questa categoria. Però conosco alcuni giocatori come Di Biasio, Cordin o Schina che ho già diretto quando a Torre Pellice. Per il resto, non mi interessa molto quanto fatto dalla squadra in passato: studierà il gruppo dei ragazzi indipendentemente da quello che hanno fatto negli anni scorsi, sono qui per allenarli e farò le mie valutazioni. Tutte le mie informazioni su di loro arriveranno dagli allenamenti che faremo prima della partita d’esordio. Sarà una competizione perché nessuno ha il posto assicurato. Negli allenamenti mi faranno vedere quello di cui sono capaci».

Ogni squadra potrà schierare due stranieri: come vi muoverete su questo fronte?

«Io penso che in questo campionato ogni straniero dovrà avere un forte impatto sul proprio team. Non abbiamo ancora scelto in quale ruolo li inseriremo perché prima voglio vedere quello che possono dare gli italiani: se c’è già un “numero uno” nel ruolo, sceglieremo lo straniero in un’altra posizione. Quando li vedrò sul ghiaccio capirò come intervenire».

In porta i Mastini non avranno più Tura, che lascerà per ragioni lavorative. Varese punterà su due giovani che avranno l’opportunità di allenarsi con un ex portiere dal curriculum eccezionale come lei. Avrà un occhio di riguardo verso di loro?

«Offrirò loro una occasione importante: lavoreranno durissimo ogni giorno e avranno l’opportunità di migliorare molto. Potrebbero già essere pronti per questo campionato, ma devono comunque lavorare sempre al massimo. Anche perché in ogni squadra forte c’è un portiere forte».

Per concludere, ci riveli le tre parole chiave per l’annata agonistica dei Mastini.

«Compete, commitment and believe. Il primo comandamento è “essere competitivi”, la seconda parola – commitment – fa riferimento all’impegno necessario all’interno del gruppo, la terza è credere in quello che facciamo. Il mio desiderio più grande è quello di creare un grande gruppo: per questo sarà necessario lavorare quotidianamente per formare una squadra che sia molto solida. Io sono fortemente focalizzato per arrivare a questa situazione».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Agosto 2021
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