Dalla Gavirate assediata da frane ed esondazioni il piano per “salvare” il Campo dei Fiori
Un accordo quadro fra amministrazioni come per il lago di Varese. Viaggio nella valle del torrente che ha sommerso case e strade
Il sole coi sacchetti di sabbia ancora posizionati fuori casa. Il fiumiciattolo di dieci centimetri d’acqua che scorre tranquillo in fondo al fosso, ma tutto intorno con gli operai al lavoro per sistemare il nuovo ponte “bailey” posato dai genieri di Samarate in tutta fretta domenica scorsa con ancora i nuvoloni in cielo e la pioggia che cadeva.
Scatti che arrivano da Gavirate, cittadina che solo una settimana fa è rimasta per metà sott’acqua e che oggi sta facendo ancora i conti dei danni e dove gli amministratori si interrogano su quale possa essere il piano da adottare per fronteggiare eventi alluvionali di portata straordinaria che tristemente sono cosa nota: un anno fa avvenne la stessa cosa, e molti lamentano il fatto che non si è fatto abbastanza sul fronte della prevenzione.
Il vice sindaco Massimo Parola (foto sotto) scuote la testa mentre mostra il fronte del movimento franoso che costeggia il rio Pozzolo, oggi fiume che scende dalla zona di Ca’ dei Monti, ma ieri l’altro un fossato asciutto di sassi dove non scorreva neppure una goccia d’acqua.
«È stato un anno duro, ed eravamo pronti con 400 mila euro di lavori che stavano per partire, ma quello che è successo ora deve far ridisegnare tutto l’intervento. La sistemazione che stiamo facendo a valle ha senso solo se si interviene a monte per ridurre l’evento franoso a monte».
L’evento franoso è quello che si vede a occhio nudo risalendo il corso del Pozzolo: non solo nella parte che costeggia la strada comunale, ma anche quando si entra nel fitto del bosco, proprio all’imbocco del sentiero 313 che porta al Forte di Orino. Allora sì che ci si rende conto di cosa abbia combinato l’acqua. Una portata in grado di riempire oltre l’alveo a monte, per poi erodere il terreno, far cadere gli alberi arrivati poi al vecchio ponte poco più a valle per generare un “effetto tappo“ che ha invaso strade e case.
Mercoledì scorso esattamente a una settimana dagli eventi alluvionali il problema si è riproposto, anche se in termini minori. Ma la protezione civile aveva lavorato su un punto critico di uscita dell’acqua dal torrente incanalato e che passa proprio in mezzo alle case, all0incrocio fra via Volta e via Manzoni in località Armino: qui è stato realizzato un grande bacino artificiale con sacchi di sabbia e cisternette in plastica piene d’acqua che formano un argine per quella che tecnicamente si chiama “alluvione controllata”: l’acqua cioè viene fatta fuoriuscire nel punto voluto, l’invaso si riempie e con le pompe idrovore viene svuotato in sicurezza. Ma è possibile andare avanti così ogni volta che piove?
«Lo sbarramento verrà tenuto fino a domenica e poi rimosso», spiega Parola. «Certo, non è una situazione gestibile alla lunga in questo modo. Per questa ragione propongo di creare un tavolo assieme agli amministratori dei Comuni del versante Sud del Campo dei Fiori che adotti le medesime modalità di lavoro dell’accorso quadro per il risanamento del Lago di Varese ma con l’obiettivo preciso di risanare la montagna. Una singola amministrazione comunale, da sola, può fare di certo meno, e in maniera meno sistemica che un tavolo composto da più amministratori per arrivare ad un obiettivo comune».
Una proposta che è stata espressa nel corso dell’ultimo sopralluogo avvenuto giovedì coi vertici del Parco Campo dei Fiori. C’è ora da capire come intendano muoversi gli amministratori degli altri paesi, alcuni dei quali già all’indomani del grande incendio del 2017 che distrusse centinaia di ettari di bosco impermeabilizzando i versanti hanno già operato le prime opere che in parte sono servite a frenare le acque, comunque arrivate in paese con una forza incredibile, come avvenuto a Luvinate nell’autunno del 2020 e di nuovo qualche giorno fa. L’idea insomma, è quella di cercare di unificare gli interventi sulla montagna sotto un’unica regia capace di individuare le priorità e le strade da percorrere per salvare questa montagna che presenta oramai ferite visibili a occhio nudo.
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