Giocare a scacchi è un buon investimento per la vecchiaia e per Varese
Sabato (ore 17) al Salone Estense si terrà la celebrazione per i 100 anni della Federazione scacchistica italiana. Maria Rosa Centofante presidente del circolo cittadino e il maestro internazionale Emiliano Aranovitch saranno tra i premiati
Sabato sarà il grande giorno. Al Salone Estense a partire dalle ore 17 si terrà la celebrazione del centenario della nascita della Federazione scacchistica italiana, avvenuta a Varese nel 1920. L’organizzatore di questa giornata, rinviata di un anno a causa della pandemia da Covid, è Mauro Della Porta Raffo in collaborazione con il Comune di Varese. (nella foto da sinistra: il maestro Renzo Mantovani e Mauro Della Porta Raffo durante una partita in piazza Giovine Italia a Varese)
Il Gran Pignolo si definisce «un giocatore mediocre», ma del gioco degli scacchi sa tutto, aneddoti vicini e lontani, storie di campioni del mondo e di paese. Racconta dell’impresa compiuta nel 1972 a Reykjavick dall’americano Bobby Fischer contro Boris Spasskij e l’intera scuola scacchistica sovietica, che all’epoca dominava il mondo, con dovizia di particolari. «In gioco – racconta lo scrittore – c’era molto di più che un prestigioso primato in una nobile disciplina. Eravamo in piena Guerra Fredda e c’era in ballo la supremazia culturale e politica sul mondo intero».
Gli anni Settanta hanno rappresentato l’epoca d’oro degli scacchi a Varese che poteva annoverare tra i giocatori di prima categoria nazionale anche il sindaco Mario Ossola. In buona parte il merito di questo successo era proprio di Mauro Della Porta Raffo che da presidente aveva potenziato il circolo scacchistico cittadino, arrivato in quegli anni ad avere oltre cento iscritti. «Un giorno mentre stavo giocando al circolo degli scacchi (all’epoca era al Kalimera, ndr) – continua Della Porta Raffo -, entrò Ossola. Gli bastò un rapido colpo d’occhio alla scacchiera per sentenziare che il sottoscritto non sapeva giocare. E aveva ragione, non ero certo al suo livello, la mia specialità erano le partite semilampo». In quegli anni da Varese passarono autentiche stelle della scacchiera, tra cui Tigran Petrojan e Mikkail Tal, ex detentori del titolo sovietico, e l’ungherese Lajos Portish.
A questi nomi bisogna aggiungere anche quello di Esteban Canal, il campione peruviano famoso in tutto il mondo che, in fuga dai bombardamenti di Milano, aveva trovato ospitalità nella casa di un amico a Cocquio Trevisago, dove rimase fino alla fine dei suoi giorni. Al cimitero che dà sulla provinciale c’è la sua tomba. Difficile confonderla, sulla lapide è stata riprodotta una scacchiera.
IL CIRCOLO “CITTÀ DI VARESE”
Sabato pomeriggio alle celebrazioni per il centenario, insieme a Della Porta Raffo ci sarà la squadra del circolo scacchistico Città di Varese e la sua presidente, Maria Rosa Centofante, che ha ricevuto il riconoscimento di maestra ad honorem e ha al suo attivo ben undici titoli del campionato italiano seniores femminile. «Giocare a scacchi fa bene – dice la presidente – ed essendo in pensione posso dire che è un buon investimento per la vecchiaia, tiene allenate la mente e la memoria. Ho iniziato a giocare da ragazzina grazie a mio zio e poi mi sono appassionata affascinata dalla mitica sfida tra Fischer e Spasskij. Ma il mio grande idolo è sempre stato la scacchista ungherese Judit Polgár, una cresciuta a pane e scacchi».
Al circolo scacchistico “Città di Varese” manca ancora una sede definitiva. La pandemia da Covid ha complicato le cose, contribuendo a ridurre sensibilmente il numero degli iscritti. «Siamo in coabitazione con un’altra associazione – aggiunge Centofante – e abbiamo la disponibilità per una sera alla settimana e questo non aiuta i giovani ad avvicinarsi. Detto questo, noi continuiamo a fare attività sul territorio, a organizzare tornei nel rispetto delle regole anticovid e, quando sarà possibile, ritorneremo nelle scuole. Prima si comincia e meglio è».
LA SQUADRA DEL CIRCOLO SCACCHISTICO DI VARESE
Emiliano Aranovitch, maestro internazionale e figlio d’arte, è uno dei cinque componenti della squadra che a settembre giocherà la finale per il campionato italiano a squadre a Montesilvano, in provincia di Pescara. Insieme a lui ci saranno il capitano Renzo Mantovani (maestro internazionale) e Fabio Bellini (maestro internazionale ed ex campione italiano assoluto), Alec Salvetti (maestro Fide) e Alfredo Cacciola (maestro nazionale). «È una squadra autoctona – dice Aranovitch – siamo tutti di Varese e provincia, un territorio che ha una bella tradizione, grazie anche al contributo dei ricercatori del Jrc di Ispra che venendo da ogni parte d’Europa hanno portato in dote una spiccata cultura scacchistica, mio padre Eric era uno di loro. E poi la presenza del grande Esteban Canal, il giocatore peruviano che aveva pareggiato con il campione del mondo Capablanca. Questa strana alchimia ha generato un movimento di giocatori interessante».
Aranovitch ha 44 anni e insegna francese in una scuola media del Canton Ticino. Diventato maestro internazionale, poteva anche tentare la carriera da professionista, perché il talento non gli manca. «È vero, i grandi campioni lo fanno di lavoro e fanno solo quello – conclude lo scacchista – Ma si può comunque giocare a un buon livello facendo un’attività lavorativa diversa e a me insegnare piace molto. La vita è troppo breve per dedicarla esclusivamente agli scacchi».
Un secolo fa nasceva a Varese la Federazione scacchistica italiana
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