La strada di Maccagno riapre sotto lo sguardo della “cappelletta dei due miracoli”
La storia di un manufatto dedicato alla Madonna edificato dopo lo sforzo per realizzare un collegamento col paese, negli anni Sessanta
Di persone per arrivare al villaggio ne passavano poche. E i viaggi in auto per fare la spesa o andare a fare il tuffo nel lago prima dello smottamento si contavano comunque sulle punte delle dita.
In questi giorni, poi, di persone proprio non ne sono passate all’ultima curva prima di arrivare a Orascio, una delle località che si incontrano difficilmente per caso inerpicandosi dalla strada statale 394 che costeggia il lago: o sai dove stai andando e arrivi fino in fondo con l’auto, oppure approfitti di qualche apertura nella vegetazione che segue il tracciato della strada per girare i tacchi e tornare giù. Per questo il posto è amato dai vacanzieri della tranquillità.
Però non poteva sfuggire ciò che fino a ieri rimaneva di visibile sulla strada sepolta dallo smottamento del 5 agosto: la piccola cappelletta della Madonna.
Non è un “semplice“ simbolo sacro fine a se stesso. Certo, è la raffigurazione di un’immagine fondamentale per il credo cristiano, quella della Vergine, ma rappresenta per chi vive da queste parti anche un segno tangibile del lavoro e del sacrificio dell’uomo.
Per arrivare alla frazioncina esistono tracciati alternativi ancora oggi percorribili a piedi. Ma in origine – e parliamo di ben oltre mezzo secolo fa – questa località non era collegata col resto del mondo da una strada asfaltata. Per renderla tale, e quindi carrozzabile e meglio raggiungibile anche da una possibile clientela turistica – proprio come quella composta da tedeschi e olandesi e rimasta bloccata per cinque giorni dalla frana – venne realizzata una nuova strada, questa volta in asfalto con fondi “Bim”, cioè il Bacino imbrifero montano, ente costituito grazie a una legge del 1953 che consente a più soggetti pubblici appartenenti ad un bacino idrografico di consorziarsi per ricevere un canone annuale da parte dei concessionari di grandi derivazioni d’acqua per produzione di forza motrice le cui opere di presa siano situate in tutto o in parte nel perimetro imbrifero (per esempio di un fiume, che comprende tutto il suo bacino idrografico di affluenti anche minori). Di fatto, somme che i Comuni potevano spendere a beneficio del territorio, proprio come per la strada Maccagno-Orascio (che si chiama Località Orascio se la si cerca su Google maps).
La strada venne realizzata nei primi anni 60’ e non fu uno scherzo: le pendenze non sono elevate ma è pur sempre una via in salita e comportava rischi per la sua edificazione tanto che gli operai che ci lavorarono – riporta la memorialista raccolta sul posto – consideravano un “miracolo” se nessuno si fosse fatto male durante il completamento del tracciato.
L’ex voto venne ricompensato con la costruzione della cappellina dedicata alla Madonna (in epigrafe, “a ricordo di Rosario Caramazza, 1984“) che il miracolo a sua volta l’ha pure ricevuto: non è stata spazzata via dall’enorme frana che si è staccata dalla montagna.
Ora, per molti fedeli alcuni accadimenti possono apparire legati all’intercessione di una mano benevolente. Ma anche i non credenti sono rimasti di stucco a vedere queste enormi rocce uscite dal bosco fermarsi a pochi centimetri dal basamento della costruzione religiosa.
Ci vorrebbe ora il terzo miracolo: riuscire a studiare un sistema per fermare i movimenti franosi nella valle Veddasca, che stanno togliendo il sonno al sindaco di Maccagno Fabio Passera: da mesi – anni – continua a ripetere il mantra di un territorio meraviglioso quanto fragile ed esposto ai colpi bassi dei cambiamenti climatici in atto.
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