L’addio a Cele Daccò, vera mecenate tra Orago e Lugano

Orago era il paese varesotto di origine del marito, il Ticino la sua casa. Scomparsa a 102 anni, è stata fondamentale per la nascita dell'Usi a Lugano e per altre realtà educative, sociali e della ricerca

Jerago con Orago generico

L’hanno salutata a Montagnola, nei dintorni di Lugano, con una cerimonia funebre tenutasi nel pomeriggio di giovedì 5 agosto. E la ricorderanno anche a Orago, il paesino dove le sue ceneri riposeranno a fianco del marito: grande commozione, affetto e gratitudine hanno accompagnato l’addio a Cele Daccò, illuminata mecenate che ha sostenuto tante realtà tra Lombardia e Ticino, soprattutto nel campo della scienza.

Celestina Daccò si è spenta a 102 anni di età martedì scorso: residente a Montagnola, vedova dal 1975 dell’industriale Aldo Daccò, ha avuto un ruolo importantissimo nella nascita dell’Usi, l’Università della Svizzera italiana e della facoltà di Teologia di Lugano. Per far nascere quella istituzione mise decine di milioni di franchi, dando una scossa ad un progetto che attendeva da tempo e che vide poi aggregarsi anche città di Lugano e Cantone. Sempre in Ticino ha sostenuto l’IRB, l’Istituto Ricerche Bellinzona e il lavoro del professor Lanzavecchia, in particolare in quest’ultimo biennio segnato dal Covid.

Ma il suo impegno sociale non si esauriva solo in Ticino: in Italia, con la Fondazione dedicata anche al marito Aldo, è interventa soprattutto in due Comuni, quello di Jerago con Orago e quello di Gaggiano (nel Sud Milano), entrambi legati alla storia di famiglia. E ancora l’istituto di ricerca Mario Negri e l’Università di Ferrara, che ospita un Centro Studi di metallurgia dedicato ad Aldo Daccò (l’imprenditore è stato anche  fondatore e presidente fino al 1956 della associazione di categoria delle imprese metallurgiche).

Nella cerimonia funebre è stata ricordata dall’avvocato Fulvio Pelli della Fondazione, da don Matteo parroco di Montagnola e ancora da Emilio Aliverti, sindaco di Jerago con Orago, paese che ha ricevuto grandi donazioni nell’ultimo decenni, tra cui una piscina e un centro medico aperto nel 2014.
«È nostra intenzione, come Comune e in accordo con la Fondazione, organizzare quanto prima un evento di rilievo per ricordare la sua figura, invitando tutte le personalità che hanno potuto collaborare con lei» dice Aliverti.

«Il segno lo ha lasciato in Canton Ticino come in Lombardia: occorre che quel modo di pensare e di agire divenga il più possibile noto: un vero mecenatismo, rivolto più ancora alla scienza che alla cultura in senso stretto» conclude Aliverti (a Jerago con Orago la Fondazione aveva istituito anche una borsa di studio)

Aliverti ha citato anche un pensiero dl 1971 di Aldo Daccò: “…ai giovani – specialmente – rivolgo il mio modesto consiglio: guardate sempre in avanti, fate sempre tutto il possibile per allargare le vostre conoscenze, le vostre capacità, il vostro lavoro. Questi sono gli elementi che costituiscono il solo vero patrimonio che troverete sempre nella vostra vita e vi darà il giusto posto cui aspirate.” «In poche righe, chiarissime, profonde e illuminanti sono riassunti lo spirito, l’origine, il motore che hanno costantemente ispirato e guidato le scelte di Cele Daccò: la passione per la bellezza, come valore etico ancor prima che estetico, il desiderio di suscitare il dono personale e di riconoscere e sostenere il talento di ciascuno, la ferma volontà di condividere con intelligenza e saggezza quello che la vita tanto generosamente le ha concesso. Grazie Cele Daccò, con riconoscenza da tutta la nostra comunità a cui hai tanto voluto bene».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 05 Agosto 2021
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